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Ostetriche. Fnopo: “Le doule non sono professioniste sanitarie. La salute delle donne e del neonato non sono un gioco”


La Federazione delle ostetriche punta il dito verso le cosiddette “nuove figure professionali” che si autoproclamano a supporto della donna durante il percorso prima durante e dopo la gravidanza. Le donne in questa fase devono essere prese in carico solo dalla professione sanitaria riconosciuta dal nostro ordinamento, inserita a pieno titolo nel nostro Ssn

19 APR - “La gravidanza e la maternità sono eventi troppo seri e spesso unici che vanno seguite con professionalità e competenza. Negli ultimi tempi, purtroppo, si assiste a un proliferare indiscriminato e incontrollato foriere di notizie che riguardano le cosiddette ‘nuove figure professionali’, le doule, che si autoproclamano a supporto della donna durante il percorso perinatale, prima durante e dopo la gravidanza. Si tratta di episodi che non solo preoccupano ma soprattutto allarmano, perché si consegna la convinzione, errata, che ci si può improvvisare professionisti in sanità”.
 
È quanto affermano le componenti del Comitato centrale della Federazione Nazionale della Professione di Ostetrica (Fnopo) che tornano a puntare il dito verso le doule, figure non mediche che offrono servizi alle donne in gravidanza e nel puerperio.
 
 
“Inquieta, quindi, che con tanta disinvoltura queste figure pretendano di avere voce in capitolo, con consigli e pareri che rischiano di compromettere la cura ostetrica durante la gravidanza, il parto e il post partum a danno delle gravide e dello stesso neonato – hanno aggiunto - la Fnopo, l’unica istituzione che  rappresenta tutte le ostetriche italiane iscritte ai rispettivi Ordini professionali provinciali o interprovinciali, ribadisce con fermezza che non è  pagando e frequentando corsi della durata di alcuni mesi durante i quali, nei fine settimana, per un paio di ore si prendono appunti su ‘nozioni’ mediche che si può lavorare in sanità e assistere le donne e il neonato. L’ostetrica è la professione sanitaria riconosciuta dal nostro Ordinamento, inserita a pieno titolo nel nostro Ssn che vanta, anche grazie alle 21mila ostetriche che lavorano in Italia, uno dei più alti livelli di promozione, protezione e tutela della salute delle donne, del nascituro, della coppia e quindi della comunità”.
 
A differenza della doula, l’ostetrica deve superare una selezione per l’accesso al percorso di studi della durata di tre anni, ricordano le componenti della Fnopo, durante i quali acquisisce una formazione pre service sulla fisiologia della donna, del suo intero ciclo biologico, sessuale e riproduttivo. Alla formazione di base segue quindi un percorso post-base. Infine, per poter esercitare, si iscrive all'Ordine e continua la propria formazione con i corsi di formazione obbligatori Ecm.
 
“In un periodo di fake news e di pericoloso disconoscimento della validità della scienza e della medicina – concludono –  alimentare nella cittadinanza la falsa convinzione che la doula possa avere competenze simili o sovrapponibili a quelle ostetriche è dannoso, perché mette a rischio la salute delle. Per tale motivo esortiamo i media a essere molto più critica nei confronti di questa figura che ribadiamo non è una professione sanitaria. Si ricorda infine, che l’esercizio di una professione per la quale è prevista l’iscrizione a un ordine si configura come reato: esercizio abusivo della professione (nuovo art. 348 c. p., riscritto dalla legge 3/2018)”.

19 aprile 2019
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