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Sorveglianza sanitaria ex esposti ad amianto. Solo 3 regioni hanno avviato le procedure

di Domenico Della Porta

Garantire al più presto agli ex esposti una validata sorveglianza sanitaria è una esigenza indifferibile se si considera che dal sesto Rapporto del Registro Nazionale Mesoteliomi, elaborato dall’INAIL e pubblicato a settembre dello scorso anno, viene evidenziato, tra l’altro,  un eccesso globale di 1.531 casi rispetto all’atteso  dovuto principalmente alla residenza vicino a impianti del cemento-amianto e alla convivenza con soggetti esposti professionalmente

09 MAG - A poco più di un anno dall’approvazione da parte della Conferenza Stato Regioni del Protocollo per la sorveglianza sanitaria degli ex esposti all’amianto, all’indomani della legge 257/1992 che ne vietava l’uso per il riconosciuto nesso causale con l’insorgenza di tumori polmonari, solo un terzo delle Regioni ha avviato la procedura prevista dal nuovo documento. Allo stato ancora non c’è chiarezza sui dati dei lavoratori che fino al 1992 hanno prestato la loro opera in aziende in cui si faceva uso di Amianto.
 
Ai circa 157.000 ex esposti riconosciuti e certificati dall’INAIL, occorre aggiungerne altri 90.000, per i quali è stata certificata o una malattia professionale o è sopravvenuto un provvedimento a seguito di contenzioso giudiziario. “Per non parlare di uno studio che, secondo Mario Murgia, vice presidente nazionale dell’Associazione Italiana ex esposti amianto (AIEA) ha assegnato all'Italia un potenziale di 680mila esposti all'amianto in contrasto da quanto l’INAIL ha messo in evidenza prevedendone un potenziale di ex esposti ed esposti a tale sostanza di circa 600mila persone.
 
In questi anni, ha sottolineato Murgia, sono circa 80 mila le persone decedute. A mio avviso, ha aggiunto il vice presidente AIEA, penso siano stati sottoposti a sorveglianza sanitaria fino ad oggi, complessivamente non più di 30mila persone” Garantire al più presto agli ex esposti una validata sorveglianza sanitaria è una esigenza indifferibile se si considera che dal sesto Rapporto del Registro Nazionale Mesoteliomi, elaborato dall’INAIL e pubblicato a settembre dello scorso anno, viene evidenziato, tra l’altro, un eccesso globale di 1.531 casi rispetto all’atteso dovuto principalmente alla residenza vicino a impianti del cemento-amianto e alla convivenza con soggetti esposti professionalmente. A partire poi dai dati del ReNaM è stata pubblicata nello stesso rapporto un’analisi econometrica dei costi per le cure mediche, assicurazione e indennizzo pari a 33.000 e 25.000 euro per ciascun caso di mesotelioma rispettivamente, ma un costo di 200.000 euro per paziente per perdita di produttività rappresentata soprattutto dai costi indiretti della malattia.
 
Allo stato ancora non c’è chiarezza sui dati dei lavoratori che fino al 1992 hanno prestato la loro opera in aziende in cui si faceva uso di Amianto. Nicoletta Cornaggia, coordinatrice del gruppo tecnico salute e sicurezza sul lavoro del tavolo Salute della Conferenza delle Regioni ha precisato: “L'Intesa Conferenza Stato Regione n. 39 del 22.02.2018 per l'adozione del protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex-esposti ad amianto è evoluzione del progetto Centro Nazionale per la prevenzione e il controllo delle malattie 2012“Sperimentazione e validazione di un protocollo di sorveglianza sanitaria dei lavoratori ex esposti ad amianto, ai sensi dell’art. 258 d.lgs 81/08” che ha visto capofila, nell'accordo di collaborazione con il Ministero della Salute, Regione Veneto, ovvero l'Azienda ULSS 20 Verona, per il quale hanno partecipato 18 Regioni. Il recepimento dell'Intesa da parte delle Regioni, ad un anno dalla sua approvazione, è, infatti, ancora in itinere. Essenziale al suo recepimento in atto regionale è l'acquisizione dell'elenco nominativo dei soggetti ex-esposti all'amianto da parte di INAIL che ha condotto l'istruttoria, ovvero ha accertato e certificato, se del caso, la sussistenza e la durata dell'esposizione all'amianto ai fini della determinazione del beneficio pensionistico.
 
Da circa un semestre, le Direzioni Regionali INAIL stanno contattando le rispettive Regioni per la consegna degli elenchi. Si tratta di elenchi quantitativamente importanti (migliaia di lavoratori) che devono essere resi disponibili alle ASL, nel rispetto della privacy, attraverso i Sistemi Informativi Regionali. Sono elenchi che contengono l'anagrafica dei singoli lavoratori esposti, privi di ogni riferimento alla loro storia lavorativa, quindi all'azienda/e presso cui hanno lavorato. Le Regioni, mentre acquisiscono gli elenchi informatici, organizzano le modalità attraverso cui veicolare l'offerta agli interessati: in generale, lasciando la chiamata diretta quale opzione residuale, attraverso patronati, medici di medicina generale, ...”
 
 
Domenico Della Porta
Docente Medicina del Lavoro Uninettuno - Roma

09 maggio 2019
© Riproduzione riservata

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