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Liberalizzazione farmacie. Fiafant: “Preoccupazione per iter decreto”


“Temiamo che l’attuale esame nelle commissioni e la successiva discussione parlamentare possa tramutarsi in un modo per non aprire le nuove sedi”. Ad affermarlo è la Fiafant, che chiede di “non scardinare il sistema farmacia con perversi sistemi di finta concorrenza”.

13 FEB - Per la Fiafant “proprio il momento di crisi sarebbe un’ottima occasione per i giovani, per chi aspira ad una titolarità, per gli stessi colleghi titolari di parafarmacie, per una reale concorrenza”. Ma “il timore è che l’attuale esame nelle commissioni del decreto sulle liberalizzazioni e la successiva discussione parlamentare possa tramutarsi in un modo per non aprire le nuove sedi”.

“Siamo professionisti abituati a lavorare sodo con la continua minaccia dei licenziamenti come meccanismo di risposta alle varie manovre economiche e ai vari rosicchiamenti delle convenzioni regionali”, osserva la presidente dell’associazione di farmacisti non titolari, Anna Attolico, che osserva: “In questi giorni si è sentito parlare solo di difesa delle categorie, vedi titolari di farmacie o titolari di parafarmacie. Nessuno ha dato voce alla stragrande maggioranza dei farmacisti che aspettano da anni quello che dovrebbe essere , a loro avviso, un reale processo di ammodernamento del settore. La norma quadro che regola la distribuzione finale del farmaco in Italia, risale al 1991, con il recepimento di norme che risalgono al 1972. Non è concepibile che una nazione che vuole uscire da una crisi economica gravissima non ristrutturi, con urgenza, un settore così importante per la salute dei cittadini e per la sua economia”.

“In Europa – aggiunge Attolico - un farmacista italiano trova sicuramente più soddisfazioni professionali che nel nostro paese. Si parla tanto di fuga dei cervelli, noi assistiamo ad un’emorragia di professionisti data da un meccanismo d’assegnazione della titolarità e da blocchi professionali ormai trentennali. La figura del farmacista, 5 anni di laurea ed un esame di stato, con competenze di chimica farmaceutica e farmacologia, con nozioni mediche e di legislazione farmaceutica, è quasi assente nella gran parte delle strutture sanitarie del nostro paese. Dopo una formazione lunga e difficile, la maggior parte dei  farmacisti si trova relegato in una condizione da ‘commesso’ a vita, con concorsi a sedi farmaceutiche rari e per pochi numeri; se non si è ricchissimi o figli di titolari, la speranza di poter esprimere al meglio la professione è praticamente nulla. Questa situazione blocca risorse utili per il paese negandogli la possibilità di contribuirne alla crescita”.

“Nel frattempo – aggiunge la presidente Fiafant - è passata solo la deregolamentazione degli orari, a discapito dei non titolari che, in molte Regioni, si sono visti allungare a dismisura l’orario di lavoro e/o cambiare i turni da un giorno all’altro”.

La Fiafant chiede invece di “non tentare di scardinare il sistema farmacia con perversi sistemi di finta concorrenza dove, lo sappiamo bene, a vincere sarà solo l'interesse delle potenti lobby commerciali. Noi, invece, crediamo in una farmacia che possa declinare di più e meglio la sua funzione di presidio socio-sanitario assistenziale del territorio, sostenuto dalle capacità dei tanti giovani professionisti e, sulla cui competenza,si regge una rete assistenziale che garantisce i cittadini anche nei più piccoli centri del nostro Paese”.

In che modo? Decidendo che “il farmaco con la sua dispensazione resti in farmacia”, spiega Attolico. La Fiafant chiede inoltre che “venga abbassato il quorum, in modo da poter essere aperte un numero congruo di sedi, tali da sviluppare un miglior radicamento del sistema e non la distruzione di quest’ultimo”. Ma per l’associazione di non titolari di farmacia occorre anche “eliminare le definizioni geografiche delle Piante Organiche, perché questo strumento fa sì che le regioni impiegano anni per la loro definizione,sarebbe opportuno utilizzare solo il quorum e la distanza per l’apertura delle nuove sedi”.

Chiesto inoltre che “le assegnazioni delle nuove sedi avvengano con procedure snelle e attraverso una graduatoria a punteggio che riduca al minimo la possibilità di ricorsi successivi, aperta solo ai non titolari, con la possibilità di associarsi per sommare i titoli posseduti”.

Ma la Fiafant chiede anche che “abbia termine la vergognosa possibilità di vendere, quindi commercializzare, la titolarità che deve rappresentare un valore professionale e sanitario a garanzia degli utenti”. Quindi, “dare alla farmacia il ruolo di reale presidio sociosanitario, non può prescindere da una rivalutazione del ruolo del farmacista e del titolare di farmacia, quest’ultimo deve essere sicura garanzia di massime competenze e capacità professionali. Riteniamo – conclude la Fiafant - indispensabile che l’assegnazione titolarità di una sede farmaceutica sia effettivamente il frutto di una giusta e virtuosa concorrenza fra professionisti”.
 

13 febbraio 2012
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