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Governo. FederSpecializzandi a Speranza e Fioramonti: “Coraggio e scelte forti per superare emergenze formative”


"Non è possibile mettere sullo stesso piano la questione della formazione medica e quella sollevata da diverse Regioni relativa alla carenza di organico in alcuni servizi: non si può ricorrere ad una contingenza emergenziale per utilizzare, con il placet della legge, gli specializzandi come 'tappabuchi'. C’è bisogno di un cambio di passo, perché uno specializzando deve potersi formare al meglio ed acquisire in tutta sicurezza competenze". Così Federspecializzandi in una lettera aperta.

06 SET - "Il nuovo Governo ha ufficialmente prestato giuramento: il Ministro della Salute sarà Roberto Speranza, mentre il Ministro dell’istruzione, dell'università e della ricerca, sarà Lorenzo Fioramonti. Auguriamo ad entrambi buon lavoro e come sempre metteremo a disposizione il nostro impegno per risolvere le tante criticità della formazione medica post-laurea, dalla carenza di risorse alle lacune qualitative. Da troppo tempo infatti migliaia di medici chiedono senza successo investimenti seri e interventi strutturali per il loro futuro". Così Federspecializzandi, in una lettera aperta, si rivolge ai ministri del nuovo governo giallo-rosso.

"Nella convinzione che il nuovo esecutivo ascolti le loro voci e dia risposte concrete, vogliamo rivolgere ad entrambi i ministri questa lettera aperta.
Sulla formazione medica specialistica esiste un problema “quantitativo” relativo ai contratti di formazione specialistica, che sempre di più si è imposto anche all’attenzione dei media e ha raggiunto ormai un paradossale cortocircuito: le Regioni chiedono da anni un numero maggiore di specialisti, i contratti di formazione specialistica sono insufficienti a coprire tali richieste e allo stesso tempo i candidati al concorso aumentato vertiginosamente. Purtroppo, la strada per arginare il problema è una sola: occorre ridefinire i fabbisogni complessivi e programmare da subito con il Ministero dell’Economia e delle Finanze e con le Regioni, in vista della prossima Legge di Bilancio, un rilevante investimento economico per i prossimi anni, in modo da risolvere progressivamente il problema del cosiddetto “imbuto formativo” nell’accesso al percorso di Specializzazione", si legge nella lettera.

"Per fare ciò, non è però possibile mettere sullo stesso piano la questione della formazione medica e quella sollevata da diverse Regioni relativa alla carenza di organico in alcuni servizi: non si può ricorrere ad una contingenza emergenziale per utilizzare, con il placet della legge, gli specializzandi come “tappabuchi”; non bisogna, cioè, far ricadere sugli specializzandi, o ancor peggio figure maldestramente neo-istituite, il peso di politiche miopi degli ultimi anni che hanno reso la programmazione di medici non sostenibile e non all’altezza del nostro Paese.
 
Se in alcuni contesti ora mancano dei professionisti si devono trovare soluzioni creando le sinergie necessarie tra le Regioni e le Università, senza scaricare le responsabilità sui medici in formazione che, in particolare nei primi anni, non sempre hanno le competenze per affrontare in completa autonomia le complessità di alcuni reparti, quali ad esempio le unità di Pronto soccorso. Ne va della tutela dello specializzando e soprattutto della salute dei cittadini", spiega Federspecializzandi.

"Non si tratta di retorica o di astratti ideali, ma di una concreta necessità. Lo avevamo chiesto ai precedenti Ministri e riproponiamo le stesse domande: Vi sentireste tranquilli nell’essere operati da un chirurgo senza un’adeguata formazione? Fareste visitare un vostro parente da un medico le cui competenze non sono state valutate e verificate secondo criteri definiti a livello nazionale? Andreste in un pronto soccorso affidato completamente a uno specializzando al 3° o 4° anno o addirittura da un neoabilitato, entrambi usciti da un sistema formativo che deve necessità di profonde riforme? A noi le risposte sembrano scontate: eppure quest’ultimo anno abbiamo assistito alle proposte più stravaganti per cercare di risolvere a buon mercato questo problema, non ultimo il Decreto Calabria, una legge confusa e ampiamente contestata da diverse associazioni di medici in formazione specialistica, che scarica sugli specializzandi la responsabilità di far fronte alle carenze di organico".

"C’è bisogno di un cambio di passo, perché uno specializzando deve potersi formare al meglio ed acquisire in tutta sicurezza quelle competenze che un domani lo renderanno uno specialista in grado di tutelare la Salute della popolazione. E questo è il nocciolo del secondo problema, quello più grande, più complesso e più importante, su cui ci battiamo da sempre e che più ci sta a cuore: quello “qualitativo”. Non abbiamo solo bisogno di specialisti, abbiamo bisogno di bravi specialisti. Per questo, per modificare davvero la formazione dello specializzando, devono essere sfruttate appieno le reti formative, vanno rivisti in toto i piani didattici in modo che siano strutturati per competenze, bisogna aggiornare le metodologie didattiche con opportuni strumenti certificativi, occorre garantire controlli capillari su tutte le Scuole d’Italia, in modo che un medico possa potersi formare da Nord a Sud secondo gli stessi standard. Abbiamo elaborato diverse proposte già presentate ai precedenti Ministri, che condividiamo con l’auspicio che possano diventare terreno di confronto per il miglioramento della formazione medica in Italia.

Chiediamo coraggio e scelte forti per superare quelle “emergenze” derivate da un decennio di colpevole e consapevole negligenza da parte della politica.
Come ribadiamo con convinzione, la formazione medica è infatti un patrimonio della collettività e va salvaguardata ad ogni costo per la tutela del Servizio sanitario nazionale", conclude la lettera.
 

06 settembre 2019
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