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Farmacisti: “con la professione si può uscire dalla crisi”


L’apprezzata relazione tenuta dal presidente della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, Andrea Mandelli (nella foto), nel corso del recente Consiglio nazionale della Fofi, ha individuato nel rilancio e nella difesa della professionalità della categoria la chiave per affrontare e superare l'attuale, difficile contingenza
 

24 GIU - “Una Federazione degli Ordini che non vuole giocare in difesa, ma all’attacco”. Questa la sintesi finale della relazione presentata al Consiglio nazionale della Federazione degli Ordini dei farmacisti italiani, dal suo presidente Andrea Mandelli. Una conclusione che ha ricevuto l’entusiastico e unanime apprezzamento dei presidenti degli Ordini dei farmacisti italiani – tutti in piedi a esprimere il loro consenso – che hanno dimostrato, poi, nel corso del dibattito, come il messaggio “forte” dei vertici federali avesse raggiunto il suo scopo principale: quello di ribadire il senso e la realtà di una professione che, anche dinanzi a una crisi di proporzioni vastissime come quella attraversata non solo dal nostro Paese ma da tutta Europa, non resta ferma a difendere il proprio “orticello”. Ma intende, piuttosto, spingersi in avanti, in una dimensione propositiva, avviando un percorso virtuoso di cambiamento teso non a stravolgere, bensì a modificare in meglio l’esistente.
Il compito è difficile: Mandelli lo ha ribadito disegnando un quadro realistico della pesante congiuntura attraversata dal Paese alle prese con una manovra economica da 24 miliardi di euro (la Germania ne ha avviata una da 80 miliardi per il prossimo quadriennio). Che, tra l’altro, chiede al settore della distribuzione e a quello delle farmacie in particolare, un ulteriore sacrificio.
“La farmacia” ha osservato Mandelli “evidentemente viene ritenuta in grado di sopportare ulteriori sacrifici mentre, e lo dico con forza, non ha riserve per reggere altri prelievi”. Se la sua redditività dovesse scendere oltre un certo limite, ha ancora sottolineato Mandelli “si arriverà a una riduzione dell’occupazione – tema sul quale più di un presidente di Ordine provinciale si è soffermato – alla chiusura delle farmacie in sedi disagiate e diverrà impossibile presidiare il territorio con mezzi adeguati ad affrontare la sfida dei nuovi servizi”.
A queste ombre, che disegnano uno scenario dai confini quanto mai incerti, però, corrispondono anche elementi che possono indurre a una maggior fiducia nel futuro. E il primo è proprio quel “ritorno della professione e del professionista” a cui Mandelli si è richiamato, testimoniato nel corso degli ultimi mesi da fatti di grande rilevanza. Come l’approvazione della legge sulla terapia del dolore e le cure palliative, nella cui elaborazione la professione farmaceutica ha avuto un ruolo di primo piano “per adeguare alle realtà della pratica quotidiana, tutta la nuova disciplina della prescrizione degli oppiacei”. E resta ancora da completare il grande disegno della farmacia dei servizi, avviato dalla legge 69/2009, per la quale sono in via di approvazione da parte del ministero della Salute i relativi decreti attuativi.
“È un buon risultato questa legge” ha osservato Mandelli “che richiama ancora una volta il tema della professionalità come condizione per concretizzare le disposizioni di legge. Dovremo dunque fare appello alla nostra natura di professionisti – ha aggiunto – e attrezzarci culturalmente per fronteggiare le nuove funzioni attribuite alla farmacia, mostrando professionalità anche nelle competenze di ordine manageriale”. Grandi cambiamenti, dunque: sarà necessaria “una dimensione associativa”, sarà necessario “interagire con altri professionisti come gli infermieri e gli stessi medici di famiglia”, sarà necessario “adeguare l’ambiente di lavoro alle nuove funzioni attribuite alla farmacia”. Insomma, l’“inizio di un impegno a tutti i livelli” del quale ogni farmacista dovrà essere promotore: un appello già rivolto da Mandelli ai colleghi del Consiglio nazionale e rinnovato “perché insieme dobbiamo sconfiggere lo scetticismo e la rassegnazione che a volte osservo negli incontri a cui partecipo”.
Le sfide non mancano – nuovo ruolo, cambiamento dei rapporti anche tra industria e Stato, ingresso in farmacia di farmaci innovativi quali quelli della fascia HOsp2 e via dicendo – ma la professionalità “è la chiave per uscire dalla crisi” ha affermato Mandelli. “Dobbiamo puntare su di essa per mantenere e allargare i livelli occupazionali, facendo sì che le farmacie eroghino più servizi, facendo sì che l’aumentata presenza del farmacista in ospedale produca risultati clinici migliori, facendo sì che l’industria si accorga dell’importanza del farmacista nei ruoli chiave della ricerca, della produzione, della distribuzione e dell’assistenza”.
Professionalità anche per risolvere la situazione dei titolari di parafarmacia: nessuna fuga in avanti ha affermato con decisione Mandelli: “Quindi nessuna sanatoria per trasformare ope legis gli esercizi di vicinato in farmacie, nessun allargamento dei medicinali dispensabili fuori della farmacia, tutela dei farmacisti collaboratori e dei titolari di farmacie rurali sussidiate che hanno scelto di accedere a una farmacia per la via maestra dei concorsi. Anche qui la soluzione è una sola: predisporre un concorso per soli titoli da svolgersi in tempi certi che tenga presenti tutte le esperienze professionali acquisite, compresa quella negli esercizi di vicinato”.
 
Molti i temi sui quali si è ancora soffermato il presidente federale. Tutti però ispirati al comune denominatore del rafforzamento e del rilancio della professione, obiettivo primario della Federazione che, appunto, intende procedere sulla strada “dell’attacco”. “Da questa crisi” ha concluso il presidente “si esce facendo un passo in avanti, non mezzo passo indietro sperando di conservare almeno un po’ di terreno”. “Dobbiamo spostare in avanti il confine che delimita la nostra attività – ha proseguito Mandelli – ma saremo sempre farmacisti, lo saremo in molti modi diversi: più specializzati che in passato, lavoreremo nella farmacie di comunità con strumenti diversi, saremo negli Ospedali con responsabilità dirette verso il paziente, opereremo nell’industria magari in ruoli inediti come il rapporto con la comunità scientifica. Ma ci riconosceremo sempre in una sola professione, in un Ordine e in una Federazione che saranno sempre accanto a tutti i colleghi, per comprendere le loro aspirazioni e i loro bisogni e per difenderli, sempre”.
 

24 giugno 2010
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