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Professional Day. Mandelli (Fofi): “Su farmacisti assalti ideologici. Chiediamo una riforma organica”


“Chi governa non ha nulla da temere dal confronto se al centro c'è il cittadino, riforme vere e autentici miglioramenti”. Ad affermarlo è il presidente delle Fofi, che dice però basta a “interventi estemporanei e scoordinati” frutto di “scontri ideologici”. “La nostra professione merita di più”.

01 MAR - “Da sempre quella del farmacista è una professione regolata, perché va a incidere su un momento elemento cruciale della vita delle persone, la salute, e in presenza di una forte asimmetria informativa”. Ma negli ultimi anni è stata oggetto di “assalti estemporanei, scoordinati”, causati da “scontri ideologici”. I farmacisti “sono disponibili al confronto se al centro dell’impegno c’è il cittadino” e sono pronti a una riforma purché sia “organica” e “punti a migliorare il servizio, aggiornandolo e potenziandolo”.

Questi, in sintesi, i contenuti dell’intervento che il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti (Fofi), Andrea Mandelli, ha tenuto in occasione del Professional Day, la grande manifestazione promossa oggi a Roma dal Comitato unitario Permanente degli Ordini e Collegi Professionali (Cup), con la Conferenza Cup Territoriali, l’Aepp (Associazione degli Enti Previdenziali Privati) e la Pat (Professioni dell’Area Tecnica).

Un’iniziativa che ha visto la partecipazione di tutte le categorie professionali italiane, scese in piazza per difendere la loro professionalità, ma anche per presentare le proprie proposte per migliorare e ammodernare i diversi sistemi e i servizi. Come è emerso nel corso dei diversi interventi dei vertici rappresentanti delle categorie che si sono alternati sul palco. E come ribadito anche dal presidente della Fofi, Andrea Mandelli.

“Da sempre quella del farmacista è una professione regolata, perché va a incidere su un momento elemento cruciale della vita delle persone, la salute, e in presenza di una forte asimmetria informativa. Una situazione comune a tutte le professioni che incidono sui diritti costituzionalmente riconosciuti”, ha esordito Mandelli.
“Nel concreto – ha spiegato -, il farmacista si trova a dover consigliare il cittadino in una scelta di salute quando non è previsto l’intervento del medico. In questa opera il professionista si trova spesso a suggerire l’acquisto di un farmaco, ma altrettanto spesso deve, secondo scienza e coscienza, consigliare al cittadino di non assumere affatto un farmaco o, ancora, di rivolgersi a un medico. Se questa è la realtà quotidiana del nostro operare, è facile capire la nostra grande preoccupazione nel vedere la il farmacista e la farmacia considerati soltanto come un motore dei fatturati, come gli attori di un mercato che deve mirare all’espansione”.

Il presidente della Fofi ha evidenziato che quello del farmaco “non è un mercato” e il farmaco “non è un bene di consumo che può essere assoggettato a promozioni e politiche di marketing: si assume un farmaco soltanto se serve e quando serve. Nelle situazioni – ha aggiunto - in cui la dispensazione dei medicinali viene considerata soltanto un’attività economica, mi riferisco agli Stati Uniti, si assiste da tempo a un consumismo farmaceutico oneroso per la società, sia in termini monetari sia in termini umani, di reazioni avverse, intossicazioni, uso improprio”.

Per Mandelli “il modello italiano, e di buona parte dell’Europa, che vede nella farmacia un professionista indipendente e non condizionato dalle logiche di mercato, ha da tempo dimostrato la sua superiore utilità sociale. Un modello che in questi ultimi anni, però, è stato oggetto di interventi estemporanei, scoordinati e non di una riforma organica che puntasse a migliorare il servizio, aggiornandolo e potenziando. Di più. In questi anni il servizio farmaceutico è stato terreno di scontro di opposte visioni ideologiche dimenticando le sue finalità e soprattutto il cittadino, che in quanto malato o comunque in difficoltà richiede dalla politica un’attenzione ancora maggiore”.

Il presidente della Fofi ha quindi rivolto un invito al Governo esprimendo la disponibilità dei farmacisti al confronto. Ma a condizione che ci sia “uno spazio per operare vere riforme, autentici miglioramenti, i farmacisti italiani sono a disposizione. Chi governa non ha nulla da temere dal confronto con i professionisti se al centro dell’impegno c’è il cittadino”.
 

01 marzo 2012
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