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Violenza ostetrica e ginecologica. Consiglio d’Europa approva risoluzione. Previste sanzioni contro il personale sanitario


Tenendo in considerazione le condizioni di lavoro difficili e le risorse limitate delle strutture sanitarie, che possono incidere sulla cura, l’Assemblea sottolinea la necessità di un’assistenza alla nascita basata sul rispetto della dignità e dei diritti umani della donna. Se questo non avviene, vanno previste sanzioni contro gli operatori. In Italia il dibattito sul tema era iniziato con un'indagine Doxa che aveva denunciato come due mamme su 10 avessero subìto un maltrattamento fisico o verbale durante il parto. Risultati poi ridimensionati da un successivo sondaggio Aogoi, Sigo e Agui dove il 95% delle donne promuoveva i ginecologi e il 90% consigliava lo stesso reparto ad un’amica. LA RISOLUZIONE

07 OTT - Garantire il rispetto della dignità della donna e dei suoi diritti in ogni fase delle consultazioni mediche, dei trattamenti e del parto. Condurre campagne di informazione e sensibilizzazione sui diritti dei pazienti e sulla prevenzione e la lotta contro il sessismo e la violenza contro le donne, compresa la violenza ginecologica e ostetrica. Ma anche assicurare finanziamenti adeguati alle strutture sanitarie al fine di garantire condizioni di lavoro dignitose per gli operatori sanitari, considerato che le condizioni di lavoro non adeguate possono influenzare il corretto svolgimento del percorso di cura.

E poi, proporre meccanismi di segnalazione e denuncia specifici e accessibili per le vittime di violenza ginecologica e ostetrica, all'interno e all'esterno degli ospedali, anche con difensori civici. Prevedere un meccanismo di denuncia per la violenza ginecologica e ostetrica escludendo qualsiasi mediazione e prevedere sanzioni, dove non previsti, contro gli operatori sanitari quando viene dimostrata una denuncia per questo tipo di violenza.

Sono questi alcuni dei contenuti della Risoluzione (2306/2019) adottata il 3 ottobre 2019 dal Consiglio d’Europa, durante la Sessione Autunnale 2019, presieduta dal Presidente francese Emmanuel Macron, e con cui si chiede agli Stati membri di affrontare il problema della violenza ostetrica e ginecologica e di assicurarsi che l’assistenza alla nascita sia fornita nel rispetto dei diritti e della dignità umana.

La Risoluzione, promossa dalla deputata francese Maryvonne Blondin, qualifica la violenza ostetrica e ginecologica come violenza contro le donne nel quadro normativo della Convenzione di Istanbul.

“La violenza ostetrica e ginecologica - si legge nel documento - è una forma di violenza rimasta nascosta per molto tempo ed è tutt’ora spesso ignorata. Nell’ambito privato della consultazione medica o durante il parto le donne sono vittime di pratiche violente o che possono essere percepite come tali - inclusi gli atti inappropriati e non acconsentiti, come le episiotomie e le palpazioni vaginali realizzate senza consenso, pressione sul fondo dell’utero o interventi dolorosi eseguiti senza anestesia. Sono stati riferiti anche comportamenti sessisti durante le visite mediche”.

All’Assemblea è intervenuta la senatrice Maria Rizzotti, Membro della Delegazione parlamentare italiana presso l'Assemblea del Consiglio d'Europa, affermando che "in Italia già nel 1972 alcune associazioni femminili promossero la campagna Basta tacere a cui parteciparono decine di migliaia di donne; nell'aprile del 2016 quella campagna è stata rilanciata col sostegno di decine di associazioni. Da questa recente campagna è nato l'Osservatorio sulla violenza ostetrica (OVOItalia) con la finalità di raccogliere dati e storie, e di rendere visibile un fenomeno poco conosciuto e riconosciuto dalle donne stesse. Su commissione dell'Osservatorio, è stata condotta l'indagine nazionale Doxa "Le donne e il parto" che ha ottenuto la possibilità di raccogliere dati molto significativi", (anche se questi risultati erano poi stati ridimensionati da un successivo sondaggio Aogoi, Sigo e Agui dove il 95% delle donne promuoveva i ginecologi e il 90% consiglierebbero lo stesso reparto ad un’amica,ndr).

“La risoluzione del Consiglio d’Europa riconosce e valorizza il contributo positivo delle campagne mediatiche, come la campagna #bastatacere condotta in Italia nel 2016, in cui le donne hanno condiviso le loro testimonianze di violenza ostetrica e ginecologica. Le associazioni di madri hanno commissionato a proprie spese una ricerca nazionale sul fenomeno e hanno reso pubblici i dati emersi, ricevendo in cambio solo ostilità e indifferenza istituzionale. Le madri desiderano ora partecipare ai tavoli decisionali e non soltanto stare sul menù.”, commenta in una nota Elena Skoko, promotrice della campagna #bastatacere e dell’Osservatorio sulla Violenza Ostetrica Italia.

“La risoluzione del Consiglio D’Europa chiarisce senza dubbio alcuno l’obbligo giuridico di tutti gli Stati Membri, inclusa l’Italia, di garantire la protezione delle donne partorienti da qualsiasi forma di maltrattamento fisico o verbale durante l’assistenza al parto”, ribadisce l’avvocato Alessandra Battisti, esperta in tema di violenza ostetrica e nella difesa dei diritti umani nella nascita.

Ecco cosa prevede in sintesi la Risoluzione

Tenendo in considerazione le condizioni di lavoro difficili e le risorse limitate delle strutture sanitarie, che possono incidere sulla cura, l’Assemblea tuttavia sottolinea la necessità di un’assistenza alla nascita basata sull’umanità, sul rispetto e sul trattamento dignitoso, nel pieno rispetto dei diritti umani della donna. Gli operatori devono essere messi in condizione di poter fornire questo tipo di assistenza con maggiori risorse dedicate al percorso nascita.

L’Assemblea invita gli Stati Membri e i Ministeri della Salute a produrre dati sulla violenza ostetrica e ginecologica, a renderli pubblici e a promuovere l’assistenza rispettosa alla maternità, così come proposta dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. È necessario, nell’ottica di una maggiore umanizzazione della nascita, introdurre i temi legati alla violenza ostetrica nella formazione dei medici e del personale sanitario, insieme ai temi legati agli aspetti relazionali, al consenso informato, al rispetto delle diversità e al sessismo.

Dal punto di vista legale, la presente risoluzione invita gli Stati Membri a prevedere meccanismi che permettano di effettuare denunce relative alla violenza ostetrica e ginecologica, escludendo le procedure di mediazione, istituendo sanzioni per operatori e valorizzando la figura del difensore civico. Inoltre, si ritiene necessario provvedere all’assistenza idonea alle donne vittime di violenza ostetrica e ginecologica.

07 ottobre 2019
© Riproduzione riservata

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