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Lala (Omceo Roma): “Voglio fare una mappa del lavoro medico a Roma”

di Eva Antoniotti

Visite a sorpresa negli ospedali romani, per capire in che condizioni lavorano i medici “che poi diventano capri espiatori, sacrificati alla rabbia popolare e ai mass media”. Il neopresidente del più grande Ordine d’Europa racconta i suoi progetti e conferma il suo sostegno per la riconferma di Amedeo Bianco alla guida della Fnomceo.

21 MAR - Roberto Lala, 62 anni, segretario nazionale del sindacato dei medici specialisti ambulatoriali, dal dicembre scorso è il presidente dell'Ordine dei medici più grande d'Europa, quello di Roma. Un incarico che ha voluto con tenacia, vincendo (al secondo tentativo) la sfida con Mario Falconi, che era alla presidenza dell'Ordine di Roma dal 2002. In questa intervista a Quotidiano Sanità Lala racconta quali sono i suoi progetti in questo nuovo ruolo, a cominciare dai "blitz" che sta compiendo negli ospedali della Capitale.

Dottor Lala, perché ha deciso di fare queste visite a sorpresa negli ospedali romani?
Sono stato eletto presidente dell’Ordine di Roma da pochi mesi e ho subito voluto vedere da vicino le realtà in cui lavorano i medici di questa città, per ascoltare i colleghi e conoscere sempre meglio le situazioni in cui si trovano a vivere. Dopo un primo incontro con i colleghi dell’Ospedale Pertini, ho continuato a “girare”, non solo negli ospedali ma anche nelle altre strutture in cui operano medici e odontoiatri.
In queste settimane poi, i Pronto Soccorso della città sono stati oggetto di una particolare campagna di stampa e questa è una ragione in più per andare di persona a capire cosa succede.

Cosa ha capito con queste visite?
Purtroppo conoscevo già gran parte dei problemi: carenze di organico, difficoltà organizzative, problemi di bilancio. Una condizione di frustrazione e di disagio per tanti medici, nella quale si garantisce il servizio spesso solo grazie alla buona volontà. E che a volte non basta, come dimostrano proprio i casi balzati sulle prime pagine dei giornali del San Camillo e del Policlinico Umberto I.
Noi medici sappiamo quali sono le condizioni in cui lavoriamo, ma dovremmo riuscire a comunicarlo anche ai cittadini: un Pronto Soccorso affollato oltre il limite di sopportazione, con gli organici insufficienti mette in gravissima difficoltà i pazienti, ma mette anche in difficoltà i medici che non riescono più a fare il loro lavoro dignitosamente. E che poi diventano anche capri espiatori, sacrificati alla rabbia popolare e ai mass media.

Cosa può fare per tutto questo l’Ordine dei medici?
Io credo possa fare molto, innanzi tutto rendendo visibile il disagio e dialogando poi con le istituzioni per cercare soluzioni praticabili ai problemi della sanità, nel rispetto di quelli che sono i problemi economici, di cui non possiamo non tener conto, ma che non ci devono impedire di cercare le soluzioni reali. Per questo chiederò un momento di confronto con la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini.

Ma è un compito dell’Ordine?
Occuparsi della condizione di lavoro dei medici, della sicurezza negli ambienti di lavoro credo che sia un modo concreto di declinare i temi dell’etica e della deontologia. E anche intervenire in tutte le situazioni di esercizio abusivo della professione vuol dire applicare il principio etico di tutela della salute dei cittadini, in grazia del quale l’Ordine è “organo ausiliario dello Stato”.

Cos’altro ha in mente di fare come presidente?
Voglio riuscire a disegnare un panorama completo della professione a Roma, anche per poter dare indicazioni e consigli ai giovani medici che, usciti dall’Università, devono imparare una materia che negli Atenei non si insegna: fare il medico. Mi piacerebbe riuscire a pubblicare un manuale, da consegnare ai neo laureati insieme al tradizionale Giuramento di Ippocrate, che riassuma informazioni pratiche: cosa vuol dire fare un certificato, quali sono i problemi per aprire uno studio medico o per entrare in un ambulatorio con altri colleghi, indicazioni per capire quali sono le reali possibilità lavorative, informazioni su come funziona il nostro sistema previdenziale.
E poi vorrei sviluppare i servizi rivolti ai colleghi di età intermedia, alcuni dei quali vivono uno stato di forte sofferenza: un medico di 45-50 anni, che lotta ancora con problemi di precariato, vive una difficoltà anche maggiore rispetto ad un 30enne, perché fatalmente ha meno smalto. Se si riesce a conoscere profondamente la realtà locale, l’Ordine può indirizzarlo verso le scelte più vantaggiose, verso le aree più richieste.
Infine credo che dovremo aprire uno sportello per coloro che si stanno avvicinando al momento della pensione, visto che oggi questo è  un terreno particolarmente sensibile.

L’Ordine di Roma aveva avviato un esperimento interessante in materia di mediazione civile, creando “Accordia”. Pensa di mantenerlo in piedi?
Purtroppo Accordia non ha dato i risultati che ci si attendeva, registrando negli anni sempre meno richieste. Oggi inoltre la situazione è profondamente cambiata perché la mediazione non è più un atto volontaristico, ma un preciso istituto giuridico. Credo che l’Ordine possa muoversi in questo ambito su due fronti. Da una parte promuovendo un dialogo con i cittadini che smascheri gli interessi di chi specula sul contenzioso legale. Dall’altra l’Ordine può promuovere la creazione di un gruppo di esperti di grande spessore nelle diverse branche della medicina, che possa vigilare sulle procedure di mediazione, offrendo alla giustizia un contributo qualificato, a tutela dei medici ma anche dei cittadini.

E per l’Ecm cosa pensate di fare?
L’Ordine di Roma, in quanto provider accreditato, già organizzava corsi Ecm. Un’attività che vorrei sviluppare soprattutto, tenendo conto delle dimensioni del nostro Ordine e delle diverse esigenze delle varie aree mediche, con corsi in modalità Fad o blended, ovvero misti tra Fad e residenziali. L’obiettivo è creare un vero polo Ecm, con una piattaforma dedicata e un’offerta crescente.

Molti progetti, che chiederanno anche molti fondi. Riuscirete a realizzarli senza aumentare la quota di iscrizione?
Ho ripetuto spesso in campagna elettorale che l’Ordine di Roma ha una quota d’iscrizione tra le più alte d’Italia, e non voglio in alcun modo alzarla ulteriormente. Piuttosto penso che sia arrivato il momento di usare il bilancio significativo che ne deriva in modo più razionale e quindi aumentando il numero di servizi a disposizione degli iscritti. Mi piacerebbe, per esempio, fornire a tutti i medici e gli odontoiatri di Roma, con oneri completamente a carico dell’Ordine, una casella Pec. Sono in trattative con diversi gestori, spero di riuscire a farcela spuntando un prezzo sostenibile per il nostro bilancio.

Nei prossimi giorni si vota per il rinnovo dei vertici Fnomceo. Sosterrà ancora Amedeo Bianco?
La sua presidenza in questi anni si è fondata sulla stessa idea che è risultata vincente a Roma: l’unità della professione. Quindi sono assolutamente in sintonia con Amedeo Bianco e sosterrò lui e la sua squadra con convinzione, perché in questi anni ha fatto un ottimo lavoro ed ha inciso profondamente e positivamente sulla funzione e sulla visibilità della Federazione.

Lei però non si candiderà per la Fnomceo. Come mai?
Ho assunto la presidenza dell’Ordine dei medici più grande d’Europa e sono anche stato eletto nel CdA dell’Enpam. Credo che sia giusto non assumere altri incarichi, che porterebbero sovrapposizioni non facili da gestire e che, temo, non potrei seguire in modo fattivo e concreto. Preferisco lasciare spazio ad altri: mi piacerebbe, ad esempio, che venisse eletto Musa Awad, un medico di origine giordana che ha studiato e lavora in Italia da molti anni. L’ho visto lavorare nel nostro sindacato, il Sumai, e ho apprezzato la sua intelligenza e il suo entusiasmo. Credo che sarebbe un buon acquisto per la Fnomceo. 

21 marzo 2012
© Riproduzione riservata

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