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Coronavirus. Fimmg: “Sono 30 i medici morti in Italia di cui 17 medici di famiglia”


Il segretario del sindacato dei medici di famiglia denuncia come solo “tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 sono medici di famiglia. Questo dovrebbe far riflettere le Istituzioni Sanitarie, i medici vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre medici e personale sanitario senza protezioni individuali e organizzative”.

25 MAR - “Ancora una volta in questo mese drammatico mi trovo ad esprimere le mie condoglianze alle famiglie di colleghi della medicina generale deceduti per aver contratto il coronavirus. Come presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli, alla famiglia del collega Gaetano Autore va il mio più sentito abbraccio, come la mia vicinanza a tutti gli altri presidenti degli Ordini dei Medici d’Italia che si trovano ormai quotidianamente nelle mie stesse condizioni”. Così il segretario generale FIMMG Silvestro Scotti.
 
“Sono trenta i medici morti in Italia - ricorda Scotti - di cui 17 medici di famiglia. Tra ieri e oggi, dei 6 medici morti ben 5 sono medici di famiglia. Questo dovrebbe far riflettere le Istituzioni Sanitarie, i medici vanno protetti e nessuno può sentirsi in pace con la coscienza se continua ad esporre medici e personale sanitario senza protezioni individuali e organizzative. È ormai evidente che per la medicina di famiglia il tempo sta finendo. Vogliamo sperare che la dematerializzazione delle ricette, il triage telefonico prima di ogni visita ambulatoriale o domiciliare (per noi e per i colleghi medici dei distretti specialisti) come tutte le soluzioni che stanno partendo compreso il consulto a distanza, il video consulto, le consulenze specialistiche telefoniche, possano servire a fermare questa strage”.
 
“Purtroppo – conclude - però ogni giorno mi chiedo se ho dimenticato qualcosa, se potevo fare, pensare o agire qualcosa di più. Sento forte questa domanda dentro di me altrettanto forte il desiderio di continuare a cercare delle soluzioni. Voglio sperare dal profondo del mio cuore che questa stessa condizione riguardi tutti quelli che hanno più di me responsabilità direzionali e di governance a tutti i livelli e che soprattutto valutino se ognuno di loro ha fatto tutto quello che poteva per tutti gli attori della nostra sanità perché, se non fosse così, saremmo di fronte ad una strage di Stato”.

25 marzo 2020
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