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Cassazione. Legittimo licenziamento di chi lavora in ospedale e si distrae al telefono


Al centro del caso, un addetto alla sorveglianza. Per la Suprema Corte, infatti, l’attività di vigilanza all’ingresso di un ospedale pubblico richiede un’attenzione non compatibile con il corposo numero di telefonate private effettuate dal sorvegliante. Leso il rapporto di fiducia azienda-dipendente.

13 APR - Non ci si può distrarre con telefonate private di svago durante l’orario di lavoro. Tanto meno se quel lavoro richiede attenzione. Come nel caso dell’addetto alla sorveglianza all’ingresso di un presidio ospedaliero.

Ad affermarlo, con la sentenza 5371/2012, è stata la Corte di Cassazione, che ha rigettato il ricorso di un addetto alla sorveglianza licenziato perché passava troppo tempo al telefono durante i turni in ospedale.
 
Tale comportamento, secondo la Suprema Corte, ha infatti messo a rischio la qualità del lavoro e leso la fiducia che l’Istituto di vigilanza aveva riposto nel suo dipendente. E anche se non ha comportato alcun danno rilevante, ha creato "un pregiudizio rispetto alla perdita di future commesse da parte della stessa società che ha in appalto il servizio di vigilanza dell’ospedale".
 
Quello di addetto alla sorveglianza all’ingresso di un ospedale, secondo la Cassazione, è un lavoro che “richiede particolare attenzione per evitare il rischio di intrusioni di soggetti non autorizzati, eventualmente pericolosi, in un ambiente quale quello ospedaliero”. Niente distrazioni, dunque.
 

13 aprile 2012
© Riproduzione riservata

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