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Coronavirus. Conasfa: “Fase 2, i farmacisti collaboratori non diventino pedine”


Per Farmacisti non titolari, il ricorso all’utilizzo di misure quali le ferie/permessi dei collaboratori, dovrebbe essere concordata, con i “protagonisti interni” in modo equo. Anche perché la richiesta della parte datoriale “di stringere i denti appare unilaterale e molto precoce nelle tempistiche”

20 APR - Il ricorso a misure da adottare nella Fase 2, quali all’utilizzo delle ferie/permessi dei farmacisti collaboratori, dovrebbe essere concordato tra i “protagonisti interni” in modo equo.

Questo il messaggio lanciato in una nota dall’Associazione nazionale professionale Farmacisti non titolari (Conasfa) secondo la quale la “richiesta di stringere i denti appare unilaterale e molto precoce nelle tempistiche. Per questo invita le organizzazioni datoriali ad invitare i propri associati a valutare attentamente le dinamiche perché “i collaboratori non sono delle semplici pedine da spostare sulla scacchiera”.

“La speranza di tutti è di uscire dall’emergenza sanitaria – scrive nella nota il Conasfa – tra i primi, noi farmacisti impegnati quotidianamente ad espletare il ruolo di ‘braccio lungo’ del Ssn. Siamo tutti coscienti che il passaggio alla Fase 2 per le aziende e soprattutto per i Dipendenti sarà lungo, difficile e tortuoso. Già dopo pochi giorni dal picco epidemico, purtroppo stiamo riscontrando qualche ‘scricchiolio’. Alla necessità di adeguarsi alle restrizioni impartite dal Governo nazionale e spesso da quelle regionali, riscontriamo alcune situazioni/decisioni ‘discutibili nelle tempistiche’.
 
Ricorrere all’utilizzo delle ferie/permessi dei Farmacisti collaboratori – prosegue la nota – può essere una delle leve, ma riteniamo debba essere concordato tra i “protagonisti interni” in modo equo. Ci viene segnalato che ciò non sempre avviene, suscitando dispiacere e disappunto, soprattutto considerando che nelle passate settimane, quelle più critiche, sembrava che anche una sola ora di assenza fosse apocalittica per l’azienda.
 
Settimane passate al banco spesso senza alcun dispositivo di protezione individuale. Qualcuno, in modo irreverente, si è sentito come quei soldati inviati in Russia con le scarpe di cartone. Ora la richiesta di stringere i denti appare unilaterale e molto precoce nelle tempistiche. Invitiamo le organizzazioni datoriali a sensibilizzare/invitare i propri associati a valutare attentamente queste dinamiche per il bene di tutti, i collaboratori non sono delle semplici pedine da spostare sulla scacchiera. Forse ora come non mai l’hashtag #lontanimauniti fa al caso nostro”.



 

20 aprile 2020
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