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Mascherine. Farmacie rurali si tirano fuori: “Prezzo fissato da Roma inverosimile”


“Siamo seriamente preoccupati. Noi non abbiamo scorte nei magazzini, siamo piccole realtà di paese. L'ultima novità del Governo, che impone il prezzo di vendita di 0,50 centesimi, avrà una chiara conseguenza: i produttori non riusciranno a stare dentro questi costi nemmeno per acquistare la materia prima e smetteranno di produrre. A breve chi ha convertito la propria produzione bloccherà tutto e ci sarà un down nell’offerta e noi farmacisti non riusciremo più ad approvvigionarci”.

28 APR - Le Farmacie Rurali d’Italia si ribellano e dicono no: “Noi non ci stiamo e sottolienano che i piena emergenza le ultime dichiarazioni del premier Conte creano scompiglio e rischiano di mandare in tilt il mercato dei dpi”. “Il prezzo fissato dal Governo a 0,50 centesimi a mascherina risulta, infatti, irreale e potrebbe portare come diretta conseguenza il blocco totale della produzione rigettando l’Italia nell’emergenza sanitaria”, si legge in una nota sottoscritta da Farmacie Rurali d’Italia.  
 
“Siamo seriamente preoccupati. Noi non abbiamo scorte nei magazzini – dichiarano  i rappresentanti delle Farmacie Rurali d’ Italia -, siamo piccole realtà di paese. L'ultima novità del Governo, che impone il prezzo di vendita di 0,50 centesimi, avrà una chiara conseguenza: i produttori non riusciranno a stare dentro questi costi nemmeno per acquistare la materia prima e smetteranno di produrre. A breve chi ha convertito la propria produzione bloccherà tutto e ci sarà un down nell’offerta e noi farmacisti non riusciremo più ad approvvigionarci”.
 
La categoria vede “nero” e la preoccupazione va al “sistema sanitario, fragile e che solo ora sta con fatica rialzandosi dalla fase rossa dell'emergenza, va alla popolazione e ai propri collaboratori”.
 
“Se davvero i produttori puntassero i piedi perché il prezzo fissato da Roma è inverosimile - dicono - allora l'offerta subirebbe un tracollo tale da non rendere più possibile assicurare la protezione individuale ai cittadini. Le scorte nelle farmacie, infatti, sono al momento limitate e gli stessi farmacisti hanno bisogno dei dpi per sé stessi e per proteggere i loro dipendenti. Per far fronte alla fase 2 serve una maxi produzione supportata dal Governo e l'immissione nel mercato di milioni di pezzi a prezzo calmierato”.
 
“Il sistema rischia insomma di collassare e le piccole farmacie hanno scorte di un centinaio, poco più, di pezzi spesso imbustati dal farmacista uno ad uno nel retrobottega, alla sera, dopo la giornata di lavoro. Oggi pensare di mettere sul mercato quelle mascherine a 0,50 senza nessuna certezza di riuscire poi a rifornire il magazzino è un azzardo che molti non se la sentono di tentare”, dicono ancora.
 
“Noi siamo costretti a fermarci, non solo perché non riusciamo a trovare questi dispositivi – spiegano -, ma soprattutto perché presto non riusciremo a coprire le nostre esigenze interne a tutela dei nostri collaboratori e della popolazione. La farmacia rurale è al servizio della gente e sente fortemente il dovere di garantire la massima sicurezza. Parlano di produzione da parte dell’opificio militare, di assenza di iva e di immissione nel mercato a breve di milioni di pezzi. Bene, ma fino a quando non vediamo qualcosa di concreto non possiamo rischiare di terminare le scorte e di mettere a repentaglio la salute dei nostri collaboratori”.
 
“Abbiamo fatto il conto che ci servono tra le 60 e le 100 mascherine al mese mediamente per noi e chi lavora con noi. Se queste promesse non verranno mantenute a breve assisteremo ad un blocco totale della distribuzione, non ci saranno più pezzi disponibili nel mercato perché le aziende, a questo costo, non riescono a produrre. A quel punto cosa ne sarà di noi, dei nostri collaboratori e dei cittadini? Chi ci rifornirà nel rispetto di quanto concordato? Troveremo produttori e grossisti disposti a ricaricare la filiera?”.

28 aprile 2020
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