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Cosmofarma. Fofi e Federfarma: “La crisi è anche un’opportunità da cogliere uniti”


Le liberalizzazioni al centro dei convegni svolti nel fine settimana a Cosmofarma. Mandelli (Fofi): “Serve uno sforzo di riflessione e confronto tra tutte le componenti della professione, perché oggi quello che è in gioco è il ruolo stesso del farmaco e del farmacista in tutto il processo di tutela della salute”.

07 MAG - Anche se cambiavano i titoli dei convegni che hanno animato questa edizione di CosmoFarma, difficilmente si può negare che uno era il tema che ha costantemente caratterizzato la discussione: le liberalizzazioni. Tema che invece era esplicito nel convegno organizzato da Fofi e Federfarma nella mattinata di sabato 5 maggio. Un convegno diverso dal solito, che prendeva atto della difficoltà del momento e, come ricordato dal Presidente della Federazione Andrea Mandelli, aprendo i lavori “richiede uno sforzo di riflessione e confronto tra tutte le componenti della professione, sia quelle direttamente coinvolte sul territorio, sia i colleghi ospedalieri, perché oggi quello che è in gioco è il ruolo stesso del farmaco e del farmacista in tutto il processo di tutela della salute” ha detto Mandelli. “Ed è evidente che l’impostazione data dal Governo è riuscita a scontentare tutti gli interessati, si tratti della questione della pianta organica o della questione del concorso straordinario, per non parlare dei limiti di età posti per la direzione della farmacia. La riprova che si è andati nella direzione opposta rispetto a quanto sarebbe stato necessario, cioè una riforma organica del servizio farmaceutico che tenesse conto delle reali esigenze della società. Di fronte a questo di fatto – ha proseguito Mandelli -, la nostra risposta non può che essere quella di raccogliere la sfida: spingendo perché il ruolo del farmacista sia sempre più centrale nell’ospedale come nel territorio e preparando una nuova leva di farmacisti con competenze sempre più adeguate ai bisogni di salute. E dando finalmente applicazione, di concerto con le Regioni, al modello della farmacia dei servizi”.  

Molti i messaggi di augurio dei politici invitati, dalla senatrice Anna Finocchiaro del PD all’onorevole Gian Luca Galletti dell’UDC, e molto applaudito l’intervento del senatore Maurizio Gasparri del PDL. Sul tema delle Liberalizzazioni, ha detto tra l’altro Gasparri, "ho notato ostilità da parte del presidente del Consiglio, Mario Monti, verso alcuni settori, come quello dei farmacisti, dei tassisti o il tema della balneazione, di cui ha una visione astratta e ideologica. Tutti vogliono la crescita del Paese, la libertà economica e di iniziativa ma non ci si arriva abolendo le categorie".

Tre i relatori che hanno animato la prima parte della mattinata: Antonella Anselmo, avvocato del Foro di Roma e uno dei componenti del team che alla Corte di Giustizia Europea difese l’Italia contro le procedure di infrazione relative a titolarità e pianta organica, Andrea Manfrin, farmacista, ricercatore in Pharmacy Practice, della Medway School of Pharmacy, University of Kent and Greenwich, e Ketty Vaccaro, responsabile settore sanità del Censis.

All’avvocato Anselmo, naturalmente, è spettata l’illustrazione dell’articolo 11 del decreto “Cresci Italia” che, da subito, ha invitato a considerare nel contesto di tutti i provvedimenti che, a partire dall’ormai famosa lettera della BCE della scorsa estate, stanno disegnando una rivisitazione in chiave economicista di tutto il welfare europeo e italiano in particolare. Ma nel dettaglio è facile intravvedere come non manchino aspetti contraddittori. Per esempio, nel caso degli interventi sulla pianta organica, al di là delle questioni nominalistiche, resta il fatto che si è comunque di fronte a una programmazione territoriale e a un numero chiuso delle farmacie. Ma non solo di questo si tratta: manca per esempio un solo accenno alle competenze regionali in questa materia che, essendo parte della tutela della salute, sono oggetto di legislazione concorrente. Insomma un provvedimento, come hanno sottolineato anche altri interventi successivi, di cui è chiara l’impostazione ideologica, ma molto meno gli effetti concreti e, soprattutto, la sua applicabilità.

E al concetto del cambiamento della natura dei sistemi di welfare si è riallacciata anche la relazione di Andrea Manfrin, che ha affrontato la questione dal punto di vista del ruolo del farmacista e della farmacia. Il concetto chiave, ha detto, è value for money cioè una retribuzione legata alle prestazioni rese:  nella società attuale il farmacista deve puntare sui servizi cognitivi, sul valore aggiunto che può fornire al cittadino (pharmaceutical care) e al servizio sanitario. Abbandonare cioè la visione in cui il farmacista dispensa un prodotto per passare al concetto della farmacia che offre un servizio-prodotto. Manfrin ha ripercorso le tappe di quello che, all’estero, è un percorso ormai lungo: già nel 1978 in Canada la farmacia ha cominciato a essere retribuita sulla base delle prestazioni che eroga a favore dell’aderenza alla terapia e al monitoraggio della prescrizione. Più vicino nel tempo, il sistema di accreditamento delle farmacie attuato in Gran Bretagna, che prevede diversi livelli e servizi differenziati.
La sfida, dunque, è un cambiamento radicale della prospettiva  se si vuole che sopravviva la farmacia come impresa civile retta da un professionista: restare ancorati al modello dispensazione pura e semplice significa porsi sullo stesso terreno della grande distribuzione, con il rischio di soccombere di fronte a un modello “MacDonald”.

E del resto, come ha confermato Ketty Vaccaro, l’attuale soddisfazione del cittadino per il servizio farmaceutico discende proprio dalla capacità del farmacista italiano di svolgere già servizi cognitivo, oltre che dalla capillarità della sua presenza. Un aspetto che è cruciale anche e soprattutto in vista dell’evoluzione che attende il sistema.

Il convegno è proseguito con interventi programmati delle diverse componenti professionali: i titolari di farmacia urbana e rurale, Gioacchino Nicolosi, vicepresidente di Federfarma e Alfredo Orlandi presidente del Sunifar, i farmacisti ospedalieri , rappresentati da Arturo Cavaliere, referente di Sifo e Sinafo presso la Federazione degli Ordini, i collaboratori, rappresentati dal presidente del Conasfa, Heriberto Arrigoni, e Giuseppe Scioscia, presidente del Forum Nazionale Parafarmacie. Una serie di interventi programmati nella quale ciascuno ha avuto modo di esporre la propria visione della situazione e le proprie proposte.

Un quadro variegato ma con un’idea comune di fondo, ben riassunta nell’intervento di Maurizio Pace. “Tra gli effetti dei ricorrenti interventi legislativi sul servizio farmaceutico, già a partire dalla legge 405 del 2001, c’è stata anche una divisione artificiosa della professione, il tentativo di dividerci sul “possesso” della dispensazione del farmaco. Una divisione dagli esiti potenzialmente esiziali, che aprirebbe la strada alla sparizione del professionista della salute nel settore del farmaco per spianare l’accesso ai grandi capitali, alla riduzione del servizio al mercato”. Un pericolo che però, occasioni come questa, dimostrano può essere scongiurato con il dialogo e il confronto.

A trarre le conclusioni della giornata è stato il Senatore Luigi D’ambrosio Lettieri, vicepresidente della FOFI,  che ha ripercorso in modo appassionato quanto puntuale le vicende del Decreto. “Questa legge” ha concluso D’Ambrosio Lettieri “non solo non soddisfa le aspirazioni dei vari segmenti professionali e non agevola i giovani, ma indebolisce il sistema di assistenza che doveva essere ammodernato al fine di produrre maggiore capillarità, più prospettive occupazionali e più competitività professionale in una logica di equità e di efficienza che rimuovesse criticità. Si è prodotto, invece un pasticcio che scontenta tutti  e che  indebolisce la farmacia italiana. E una farmacia povera non genera efficienza, professionalità, occupazione".
 
Maurizio Imperiali

07 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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