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Vaccini antinfluenzali. Assofarm scrive ai Comuni: “Alle farmacie assegnate quantità insufficienti”


Il sindacato delle farmacie comunali scrive al presidente dell’Anci, Antoni De Caro dopo la decisione della Stato-Regioni di assegnare alle farmacie 250 mila dosi inferiore rispetto alle 850 mila dell’anno passato. “A rischio non c’è solo la salute dei privati cittadini, ma anche la produttività del Paese, già messa a dura prova dalla prima fase dell’epidemia”.

15 SET - “Le oltre 1.600 Farmacie Comunali italiane vivono un forte senso di preoccupazione per quanto in questi giorni Governo e Regioni stanno decidendo in tema di vaccini antinfluenzali. Come avrà avuto modo di sapere dalla stampa, nelle settimane scorse le Regioni italiane hanno acquistato la totalità dei 17 milioni di dosi di vaccino antinfluenzale immesse nel mercato italiano dalle aziende produttrici. A seguito di una richiesta del Ministero della Salute, originata da una nostra specifica istanza, la Conferenza delle Regioni concederà alle farmacie territoriali circa 250.000 dosi per la vendita a cittadini non rientranti nelle categorie a rischio. Per questi ultimi, invece, è prevista la somministrazione gratuita da parte dei medici di medicina generale e delle strutture sanitarie regionali. A conti fatti, ogni farmacia potrebbe disporre di circa 13 dosi di vaccino. Una quantità del tutto insufficiente alla richiesta per degli anni ordinari (lo scorso anno tutte le farmacie italiane hanno distribuito oltre 850.000 dosi), ma da considerarsi addirittura risibile in un autunno del tutto straordinario come questo”. È quanto scrive il presidente di Assofarm, Venanzio Gizzi in una lettera indirizzata al presidente dell’Anci, Antonio De Caro.
 
“A rischio – rimarca Gizzi - non c’è solo la salute dei privati cittadini, ma anche la produttività del Paese, già messa a dura prova dalla prima fase dell’epidemia. Va infatti considerato che negli anni passati buona parte delle nostre disponibilità è stata acquistata dalle attività produttive, perché nel vaccino antinfluenzale vedevano un mezzo per contrastare l’assenza per malattia dei loro dipendenti”.
 
Ma il leader delle farmacie comunali affronta anche la questione della possibilità che sia il farmacista a somministrare il vaccino. Una proposta bocciata in toto dai medici. “Nelle ultime settimane – scrive Gizzi -  le Farmacie Comunali italiane si sono battute con impegno affinché possano contribuire alla distribuzione massiva del vaccino, attraverso un coinvolgimento diretto ed attivo del farmacista. Stiamo parlando di una pratica sanitaria sempre più diffusa nel mondo. Una recente ricerca della Federazione Farmaceutica Internazionale, ha dimostrato come negli ultimi quattro anni i paesi che autorizzano la vaccinazione in farmacia contro gli agenti patogeni più diffusi sono passati da 20 a 36. Oggi, in tutto il mondo, quasi 1,8 miliardi di persone hanno la possibilità di rivolgersi alla loro farmacia di fiducia per proteggersi contro le principali malattie infettive. Paesi come Portogallo, Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania, Norvegia e Svezia considerano la vaccinazione in farmacia una pratica non pericolosa per la salute del cittadino”
 
“Quindi – evidenzia -  i governi dei principali paesi europei consentono la vaccinazione in farmacia. Perché nel nostro paese ciò non è consentito proprio dagli stessi soggetti che continuamente si richiamano all’Europa come modello da imitare? Le farmacie comunali stavano peraltro dando il via ad una campagna nazionale di comunicazione a sostegno del vaccino. Operazione oggi sospesa perché senza disponibilità del vaccino stesso nelle farmacie non si offrirebbe ai cittadini una compiuta risposta alle proprie esigenze rischiando, al contempo, di lanciare un messaggio contraddittorio”.
 
“Il nostro timore – precisa Gizzi - , signor Presidente, è che a bloccare il contributo delle farmacie alla diffusione vaccinale, siano state le resistenze corporative di alcune categorie sanitarie oggi uniche deputate a somministrare il vaccino. In queste settimane il fronte di chi è favore alla somministrazione dei vaccini in farmacia si è arricchito della presenza di scienziati e rappresentanti di diverse sigle sanitarie, di esponenti politici e addirittura medici”.
 
“A mancare però, alla fine, - conclude - è stata la capacità di incidere sulle istituzioni regionali. Certo della Sua considerazione per il sistema delle Farmacie Comunali Italiane, così come abbiamo avuto modo di apprezzare con la firma del Protocollo di collaborazione a suo tempo sottoscritto, oltre alla Sua costante attenzione per l’evoluzione del sistema sanitario locale nell’interesse del cittadino, sono ad auspicare un Suo interessamento diretto presso la Conferenza delle Regioni, per il quale mi consideri fin d’ora a Sua disposizione riguardo maggiori approfondimenti e necessità di confronto diretto”.

15 settembre 2020
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