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Infermieri. Bottega (Nursind): "Tanto rumore per nulla?" 


E' questo il dubbio espresso in una nota di osservazioni alla proposta ministero-Regioni dal sindacato professionale. "Si rimanda ad atti regionali che non sappiamo se e quando verranno adottati". Senza contare che "il sistema sanitario è funzionale alla professione medica più che ai cittadini-utenti”. 

11 MAG - “Al di là delle dichiarazioni di circostanza di ‘apertura al confronto’, di ‘vedere positivamente la volontà di discutere sullo sviluppo delle professioni sanitarie’ penso sia utile riflettere su alcuni punti per tentare di capire a cosa siamo di fronte e dove si vuole andare”. Ad affermarlo è il segretario nazionale del Nursind, Andrea Bottega, in un documento di osservazioni sulla proposta del tavolo ministero-regioni sulla ridefinizione delle competenze infermieristiche. Perché, afferma Bottega, “il vero fine di questo documento ci sfugge”. Si tratta, peraltro, secondo il segretario del Nursind, di un accordo che “necessariamente rimanda ad altre norme o provvedimenti per la formazione e per l’esercizio con il rischio che in diverse parti del Paese il processo si fermi a vari livelli, non ultimo quello aziendale o di dipartimento”.

Per Bottega, “se si voleva attribuire agli infermieri ‘la prescrizione di presidi e ausili a supporto della dipendenza/non autosufficienza’ o l’esecuzione di ‘sutura di ferite sulla base di protocolli condivisi’ bastava un provvedimento amministrativo o una protocollo condiviso perché non penso sia questo accordo che ne sancisca la liceità bensì le norme già in essere ed eventuali provvedimenti aggiuntivi. Del resto, mi pare assurdo che un medico firmi la prescrizione di un presidio (si pensi ai presidi per le stomie gestiti dagli infermieri stomaterapisti) di cui non conosce le problematiche connesse e le modalità di gestione”.

Secondo Bottega, insomma, il documento del tavolo ministero-regioni “non dà soluzioni alle questioni aperte presenti oggi nel rapporto interprofessionale, anzi, rimandando ad altre norme pone le basi per la creazione di aspettative nella categoria che non si sa se siano poi realizzabili. Occorre capire, posto che tale documento non pare sia nato da un’esigenza interna alla professione, a chi serve e a cosa serve in modo da utilizzare poi strumenti concreti per il raggiungimento del fine posto”.

Secondo Bottega, infatti, non è un caso se il documento è uscito all’indomani delle polemiche sull’intasamento dei pronto soccorso e del conseguente tavolo tecnico ministeriale sul “riordino cure primarie e integrazione ospedale e territorio”. In quell’ambito, il Nursind ha più volte sostenuto con il Ministero che la soluzione “era percorrere nuove strade come la diffusione dell’infermiere di famiglia senza sprecare ulteriori risorse verso i medici di medicina generale. Così non è stato; pertanto pare paradossale leggere ora questo documento sia sotto il profilo dell’armonizzazione con tutte le professioni sanitarie sia sotto il profilo della valorizzazione professionale”. “Di fatto – aggiunge Bottega - ancora oggi tutto il sistema sanitario è funzionale alla professione medica più che ai cittadini-utenti”.

Secondo Bottega, dunque, il punto da cui partire è il sistema. “Se sono le esigenze di un sistema (sostenibilità, equità, appropriatezza, efficacia, efficienza, consenso) ad avere portato a stilare il documento allora lo dobbiamo comprendere all’interno del sistema stesso, cioè dobbiamo comprendere il senso di questo documento accanto ad altri documenti o accordi o provvedimenti (o mancata adozione di provvedimenti) riguardanti le altre professioni sanitarie”.

L’organizzazione del lavoro, poi, “dovrebbe essere la parte fondamentale del documento, in quale è l’ambito che la legge prevede sia trattato dal Ministero e dalle regioni per la valorizzazione delle professioni sanitarie non mediche”. Ma nel documento, secondo Bottega, “di riorganizzazione nell’ottica di promuovere un’assistenza personalizzata e di incentivazione alla diretta responsabilità e gestione delle attività assistenziali non v’è traccia”.
Ma “se il documento si propone di ‘investire nella professione infermieristica ponendo le basi per una nuova autonomia e responsabilità professionale’ come non pensare che ciò avvenga anche attraverso l’autonomia organizzativa?”, osserva Bottega, secondo il quale “occorre rivedere l’organizzazione per renderla più funzionale alle esigenze dei cittadini e meno medico-centrica, per liberare i medici dagli incarichi gestionali e renderli disponibili per quelli clinici, per dare la possibilità agli infermieri di fare quanto già la normativa prevede”.

Gli strumenti operativi per compiere questo percorso “sono provvedimenti di cui occorre avere certezza”. Il documento, però, secondo il segretario del Nursind, “rimanda ad atti regionali che non sappiamo se e quando verranno adottati, tali atti rimandano in definitiva all’organizzazione che può utilizzare o meno l’infermiere con competenze avanzate”.

Altro ostacolo, le risorse. “Occorre stabilire le risorse umane ed economiche a disposizione per poter chiarire quale inquadramento economico si avrà per lo svolgimento di ulteriori competenze e di quali dotazioni il sistema si dovrà fornire per erogare i servizi. Di questi aspetti nel documenti non v’è traccia”.

In tutto cioè, secondo Bottega, “occorre risolvere prima i problemi interprofessionali già presenti (POCT, utilizzo apparecchi radiologici, prescrizioni farmacologiche, utilizzo PICC, intubazione, TENS, laserterapia, macchine per la circolazione extracorporea…) per non lasciare il professionista nell’incertezza del giudizio della magistratura. Altri problemi sono pressanti per la valorizzazione della categoria come l’istituzione della libera professione e l’attività usurante”.
 

11 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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