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Medici in Formazione. Snami: “Si rischia conflitto generazionale” 


“Emerge in tutta Italia il malcontento dei medici corsisti che sottolineano le difficoltà  insite in un percorso formativo che di fatto mortifica professionalmente ed economicamente chi vorrebbe un giorno diventare medico di famiglia”. È quanto sottolinea lo Snami in una nota.

17 MAG - “Sono uno di quelli che  suo tempo ha dovuto lasciare a malincuore la scuola per accedere alla Medicina Generale. – denuncia Roberto Pieralli, Responsabile Snami del 118 Emilia e Romagna -  Il  corso  condivide le stesse inibizioni ed incompatibilità con le scuole di specializzazione, di cui non condivide però lo stipendio che risulta essere di circa 11.603,00 euro lordi annui, con assicurazione professionale ed infortuni a proprio carico. Tra una cosa e l’altra ogni Medico dovrebbe   vivere con 650-700 euro al mese, praticamente impossibile al giorno d'oggi. Questo blocca gioco forza la partecipazione di tutti i giovani Colleghi, pur se vincitori di concorso, che hanno famiglia o un mutuo da pagare e non godono di altre entrate. Infatti le attività che si possono svolgere contemporaneamente alla frequenza del  corso  sono saltuarie, conferite in riserva,  spesso per pochi mesi e quindi senza nessuna garanzia. Va  preso in considerazione il fatto che qualunque giovane abilitato alla Medicina e Chirurgia possa fare il medico di Medicina Generale, di Continuità Assistenziale, di Emergenza Sanitaria Territoriale con incarichi a termine da graduatoria aziendale, via via rinnovati negli anni. In questa maniera molti Medici lavorano da tempo, magari continuativamente anche per  10 anni. Il paradosso è che gli stessi non sarebbero “idonei” per un incarico a termine”.
 
Angelo Testa, presidente Nazionale dello Snami invece annuncia: “Ci muoveremo perché le Regioni applichino l'art. 12 del D.M. che prevede la possibilità di attivare il tempo parziale,per un adeguamento degli emolumenti equiparandolo a chi frequenta una scuola di specializzazione e complessivamente perché tutta la normativa, che si è dimostrata inadeguata all'evoluzione dei tempi ed ormai obsoleta, sia oggetto di revisione. Se si continua in questa maniera si impedisce ai giovani l’inserimento alla professione con relativo  versamento dei contributi, si stimola pesantemente il lavoro nero e si favorisce l'emigrazione”.

17 maggio 2012
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