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Covid. “Rischio drastica riduzione delle prestazioni sanitarie. Implementare la telemedicina”. L’allarme dei reumatologi


Per il Presidente della Sir, Sinigaglia: “Alcuni reparti di reumatologia sono stati riconvertiti per la pandemia. Rischiamo di trovarci come la scorsa primavera. Non possiamo lasciare i pazienti abbandonati a sè stessi”. Bisogna invece favorire l’aderenza terapeutica.

02 NOV - A causa dell’emergenza sanitaria determinata dalla seconda ondata di contagi da Covid-19 alcuni reparti di reumatologia sono stati convertiti in strutture per l’assistenza ai pazienti colpiti da Coronavirus. “Questo avrà delle ripercussioni inevitabili sulla riduzione delle prestazioni diagnostiche e di monitoraggio. Ci sarà una diminuzione dell’attenzione nei confronti di patologie molto pericolose, come le malattie reumatologiche, mentre verranno abbandonati i malati reumatici che sono pazienti particolarmente fragili e spesso immunodepressi”.
 
Lancia l’allarme la Società Italiana di Reumatologia (Sir). “Comprendiamo il grave momento che sta vivendo il nostro sistema sanitario nazionale e siamo pronti a collaborare per fronteggiare il brusco aumento dei contagi – afferma Luigi Sinigaglia, Presidente Nazionale della Sir -. Al tempo stesso però siamo preoccupati e temiamo di trovarci di nuovo in una situazione molto simile a quella già vissuta la scorsa primavera quando i nostri pazienti hanno avuto grosse difficoltà nell’accesso alle cure e alle strutture sanitarie. Rischiamo, infatti, mancate nuove diagnosi e ritardi diagnostici di gravi malattie, tra cui artropatie infiammatorie croniche, connettiviti e vasculiti. Siamo consapevoli del fatto che la diagnosi precoce è di fondamentale importanza per prevenire danni indotti da queste malattie che con il tempo diventano potenzialmente irreversibili. D’altra parte – aggiunge – per i malati già in cura, la conversione dei reparti o la paura dei contagi determinerà un calo delle visite per il monitoraggio terapeutico e per la dispensazione delle terapie. Dobbiamo evitare che l’attività assistenziale in reumatologia venga ridotta e che vengano limitate le attività ambulatoriali, i ricoveri ordinari e le prestazioni di day Hospital o di day Service”.
 
Fermo restando questo principio, la Sir rilancia la proposta di implementare il ricorso alla telemedicina per riuscire a garantire l’assistenza ai malati nei prossimi difficili mesi. “E’ una possibile soluzione per far fronte alla riduzione delle prestazioni sanitarie – prosegue Sinigaglia -. I controlli da remoto vanno incrementati e la SIR è già impegnata da alcuni mesi in questa direzione. Abbiamo attivato una piattaforma informatica on line che ci consente di entrare in contatto con i nostri pazienti e di registrare i principali dati che caratterizzano la fase di malattia. Siamo consapevoli dei limiti di queste procedure che non possono essere considerate sostitutive della visita in presenza ma a fronte della attuale situazione in questo modo può essere facilitato il rapporto con il paziente, migliorato il monitoraggio e sorvegliata l’aderenza terapeutica. Quest’ultima va il più possibile favorita in quanto l’attività di malattia rappresenta un fattore di rischio per contrarre una infezione da Covid-19”.
 
“Abbiamo raccolto i dati di oltre 420 malati nel nostro Registro Nazionale inaugurato nello scorso marzo – conclude Sinigaglia – dall’analisi emerge che in alcune malattie come l’artrite reumatoide, l’artrite psoriasica o le spondiloartriti il rischio di contagio correla con stati di malattia non completamente controllata dalle terapie. Da qui il messaggio fondamentale che SIR aveva lanciato nella scorsa primavera e che oggi intendiamo ribadire di non ridurre o sospendere le terapie per le malattie reumatologiche senza un contatto con il reumatologo”.

02 novembre 2020
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