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Forum Risk Management in Sanità. Medicina di genere, verso la creazione di un Centro ad hoc ad Arezzo. Intervista a Monica Bettoni

di Ester Maragò

“Se il Forum è l’occasione per lanciare un paradigma di cambiamento, lo vogliamo fare anche per la medicina di genere” ha detto Bettoni a Quotidiano sanità anticipando la proposta della creazione di un Centro dedicato ad Arezzo. Nella kermesse annuale che mette a confronto i principali attori del sistema salute si farà anche il punto sulle differenze di genere legate alla malattia Covid 19 e si punteranno i riflettori sul diabete di tipo 1 e 2

11 DIC - Se ne parla da anni, ma mai abbastanza. Perché sulla medicina di genere, nonostante i tanti passi in avanti compiuti, c’è ancora molto da fare per arrivare a una sua implementazione nella prassi quotidiana di operatori sanitari e socio sanitari.
 
La realtà italiana è infatti caratterizzata dalla frammentarietà, da esperienze regionali anche valide, ma non in rete. E si continua a cadere nell’equivoco di considerarla solo come la medicina delle donne e non come la una medicina per la persona con le sue diversità.
 
Ecco perché la medicina di genere, come ha spiegato in questa intervista, Monica Bettoni, componente del Comitato Scientifico Forum Risk Management in Sanità, sarà al centro di un confronto nell’ambito della 15° edizione del Forum che si terrà in versione digitale dal 15 al 18 dicembre prossimi.
 
Quattro giorni di confronto serrato per raccogliere idee, individuare spunti di riflessione e condividere proposte di innovamento e cambiamento del sistema sanitario. E proprio sul fronte della medicina di genere c’è anche un progetto in cantiere: la creazione ad Arezzo di un Centro di medicina di genere “nodo strategico di una rete interconnessa a livello nazionale ed europeo”.

Dottoressa Bettoni, nel Forum Risk Management si tornerà a parlare di medicina di genere. Perché?
La risposta è semplice: perché nonostante sul fronte della medicina di genere siano stati compiuti grandi passi in avanti sia a livello istituzionale che politico e anche nella prassi, di fatto, ci troviamo ancora difronte a un gap dei servizi. La realtà italiana è caratterizzata dalla frammentarietà, da esperienze regionali anche valide, ma non in rete e da una dicotomia fra università, ricerca e Servizio sanitario nazionale. Molti e molte continuano a cadere nell’equivoco di considerare la medicina di genere come la medicina delle donne, quando in realtà è tutt’altra cosa. Basterebbe invece guardare alla definizione dell’Oms, che la definisce non solo come lo studio dell’influenza delle differenze biologiche, quindi il sesso, ma anche delle differenze socio-economiche e culturali, e delle ricadute che queste provocano sullo stato di salute e di malattia di ogni persona. Una visione che punta a garantite quindi l’appropriatezza delle cure, la loro personalizzazione e l’equità di accesso ai servizi. Non una medicina per le donne, ma una medicina per la persona con le sue diversità.
Considerando che il Forum è l’occasione per lanciare un paradigma di cambiamento, in quest’ottica, anche la medicina di genere deve ingranare la marcia per entrare nella pratica quotidiana degli operatori sanitari e socio sanitari.
 
A settembre la sottosegretaria alla Salute Zampa ha istituito l’Osservatorio della medicina di genere, un ulteriore spinta verso il cambio di passo?
Sicuramente. L’Osservatorio insieme al Piano della applicazione della diffusione della Medicina di genere sono un importante un passo in avanti per fare entrare la medicina di genere a pieno titolo nelle prassi del Ssn
 
Cosa proporrete in questa nuova edizione del Forum?
Ci saranno due sessioni, la prima sarà dedicata al Covid con una lezione magistrale di Carlo Selmi Responsabile di Reumatologia e Immunologia clinica dell’Istituto Humanitas che farà il punto sulle differenze di genere legate a questa malattia. Parleremo poi di alcuni temi studiati dall’Iss, quali il suicidio e l’omicidio nel nostro Paese, sempre al tempo Covid, e quindi delle violenze di genere durante il lockdown e di tutti gli aspetti epidemiologici legati alla prima ondata epidemica
La seconda sessione si focalizzerà invece sugli aspetti di genere nella malattia diabetica di tipo 1 e 2 e sulle differenze di genere sul fronte delle terapie, tema quest’ultimo che sarà guidato dalla professoressa Flavia Franconi.

Progetti in cantiere?
Presenterò a nome del Forum la proposta di creare ad Arezzo un Centro di medicina di genere. Lo immaginiamo come un nodo strategico di una rete interconnessa a livello nazionale ed europeo, Quindi un centro che si colleghi con l’Osservatorio nazionale e con le best practice internazionali e nazionali. Tra gli obiettivi da perseguire ci sono la formazione degli operatori sanitari, dagli specialisti ai medici di medicina generale, agli infermieri fino alle professionalità del sociale. C’è poi la promozione della Ricerca e dell’innovazione, la comunicazione e la diffusione delle informazioni. E naturalmente anche la promozione delle politiche di genere verso i decision makers, oltre che la partecipazione alla progettazione e organizzazione di strutture territoriali sanitarie e ospedali gender sensitive.

 
Ester Maragò


11 dicembre 2020
© Riproduzione riservata

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