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Riabilitazione disabili. Aifi, Fish e Cittadinanzattiva contro piani indirizzo del ministero


“Insufficienti, non condivisi, e soprattutto antieconomici”. Così l’Associazione italiana dei fisioterapisti, la Federazione per il superamento dell’handicap e CittadinanzAttiva definisco i piani di indirizzo del ministero della Salute per la riabilitazione ai pazienti con disabilità.

25 MAG - Condivisione di esperienze, soluzioni e proposte per una maggiore accessibilità, inclusione e autonomia, eventi, sport, divertimento e tantissime occasioni di dibattito e confronto per conoscere e conoscersi. Sono le parole chiave della fiera-evento Reatech. E sarà proprio Reatech l’occasione per riprendere la discussione sui piani di indirizzo per la riabilitazione promossi a febbraio 2011 dal ministero della salute e contestatissimi sia dalle associazioni professionali coinvolte che da quelle dei cittadini e delle persone con disabilità. La riabilitazione infatti è un tassello fondamentale dell’assistenza alla persona con problemi di autonomia.

In quell’ambito, infatti, l’Associazione Italiana Fisioterapisti (Aifi), la Federazione Nazionale per il superamento dell’Handicap (Fish) e CittadinanzAttiva promuoveranno un convegno su "Appropriatezza in Riabilitazione a tutela del cittadino” per rimarcare anche la loro non condivisione delle nuove indicazioni contenute nei piani di indirizzo del ministero della Salute per la riabilitazione ai pazienti con disabilità e considerate “contraddittorie, non condivise con tutte le figure coinvolte nel percorso riabilitativo e soprattutto economicamente sconvenienti, quindi non appropriate”.

L’incontro sarà l’occasione per confrontarsi proprio sul concetto di ‘appropriatezza’ cercando di rispondere a queste domande: a chi spetta definire cosa è appropriato? Ai piani di indirizzo o alle linee guida elaborate dalle società scientifiche? Che perimetro possono avere dei piani di indirizzo se non tengono nella giusta considerazione le linee guida definite dalle società scientifiche?

“Il recente ‘Piano di indirizzo per la Riabilitazione’ – spiega Mauro Tavarnelli, vicepresidente dell’Aifi -, non è adeguato all’evoluzione che la riabilitazione ed il Sistema Sanitario hanno avuto in Italia, specie negli ultimi anni. Le maggiori criticità si riscontrano nelle necessità biologiche, psicologiche e sociali della persona e nella mancata sinergia tra personale sanitario, famiglia, caregiver”.  

Il piano, criticano le associazioni, “non include le valutazioni delle performance dei servizi territoriali, statistiche e di conseguenza le soluzioni alle storiche carenze di strutture per l’assistenza. Di contro sarebbe necessario lo sviluppo di una cultura dell’interdisciplinarietà: un lavoro di équipe dove, il concetto di appropriatezza si lega a quello di competenza professionale di ogni professionista della riabilitazione chiamato a rispondere dei propri programmi con obiettivi specifici”.

“Un piano così concepito – continua Pietro Barbieri, presidente della Fish – implica la ‘presa in carico della persona’ che preveda già dalla definizione del progetto riabilitativo la piena condivisione tra il personale sanitario, la persona interessata, il nucleo famigliare e il caregiver. Aspetti che il piano attuale non contempla, anzi nega, non riuscendo a soddisfare le esigenze di risorse umane altamente professionali, di spazi operativi adeguati e dotati di tutti gli ausili tecnici necessari, di precocità di interventi secondo quanto prescritto dalle Linee Guida e dall’annunciato Piano Nazionale”.

“Cosa ancora più grave – sostengono i tre rappresentanti delle associazioni – è la scarsità, per non dire l’assenza, di considerazioni su interventi e strategie per alcune condizioni specifiche di disabilità, prime fra tutte quella intellettiva e/o relazionale”.

La risposta a queste richieste, osservano le tre associazioni, “è ad ora solo emendativa delle precedenti linee con un rafforzamento delle centralità delle strutture organizzative ospedaliere rispetto alla gestione dei percorsi di presa in carico delle persone con disabilità – aspetto invece fondamentale - lontano da un percorso di umanizzazione oggi intrapreso dalla ‘nuova’ riabilitazione”.

“Sono diverse le modifiche ed integrazioni al testo – continua Antonio Bortone, presidente nazionale Aifi – che come Aifi, abbiamo richiesto al Piano, fra cui l’articolato riguardante la riabilitazione in età evolutiva e quello sulle malattie neuromuscolari che è stato positivamente accolto dal Ministero. Ma nonostante questa ricomposizione, il testo continua a soffrire di macro criticità a causa di una visione disarmonica e disorganica del Sistema di cure riabilitative che non consente di ideare processi e procedure efficienti ed efficaci sostenuti da adeguate risorse economiche, affidati a équipe multi professionali”.

Il piano d’indirizzo per la riabilitazione, insomma, non coglie le potenzialità che il contributo delle professioni sanitarie della riabilitazione sono in grado di portare al sistema riabilitazione e ai cittadini fruitori dei percorsi assistenziali. “Per questo ci auguriamo – dichiarano i tre rappresentanti delle associazioni - che il piano così com’è non venga recepito dalle Regioni in fase attuativa in quanto comporterebbe anche una incomprensibile ed insostenibile esposizione economica”.

“L’Aifi – continua Bortone - sta verificando adeguatamente tutte le eventuali delibere attuative per valutarne i possibili termini di discrepanza rispetto alle Linee guida del 1998, utilizzando ogni strumento legale atto a neutralizzare il tentativo di applicare ai livelli regionali questo piano non condiviso e non utile ai professionisti ed agli assistiti, ma solo alle corporazioni mediche”.

Per le tre associazioni “sono inaccettabili realtà di servizi riabilitativi in cui l’accesso alle prestazioni riabilitative è subordinato alla visita specialistica effettuata dal medico Fisiatra del servizio stesso, anche quando l’assistito ha già un’altra prescrizione di un medico specialista, magari anche di altro Fisiatra del Servizio Sanitario Nazionale (S.S.N.) con importanti ricadute a danno dell’assistito sui tempi e costi, questi ultimi estesi anche alla spesa pubblica. Mettere in luce queste situazioni e cercare di modificarle – concludono -, significa allo stesso tempo rispondere in maniera efficace e attiva a quanto richiesto dal Governo in merito all’invito ai Cittadini a ‘denunciare’ contesti in cui si verifica uno spreco dei soldi pubblici, ma per i quali esiste una soluzione possibile”.

 

25 maggio 2012
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