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Percorso nascita. Giliberti (Sin): “Ancora troppi parti cesarei”


Commentando i dati del Rapporto Cedap, pubblicato nei giorni scorsi dal ministero della Salute, il presidente della Società Italiana di Neonatologia sostiene che “la riduzione dei punti nascita piccoli porterà ad una diminuzione dei tagli cesarei”.

27 MAG - In Italia c’è ancora un eccessivo ricorso al taglio cesareo. Questo il primo commento del presidente della Società Italiana di Neonatologia (Sin), Paolo Giliberti, sui dati del Rapporto Cedap sull’evento nascita in diffusi dal ministero della Salute nei giorni scorsi.
 
“Il rapporto Cedap – osserva Giliberti - fotografa una realtà soddisfacente dell'organizzazione dei Centri nascita con il 66.7 % delle nascite che avvengono in centri con un volume di attività' di almeno 1000 parti/anno e solo il 7.92 % in centri con meno di 500 parti/ anno. Si evince inoltre la grande attenzione del servizio sanitario per l'evento nascita, con l'87.7 % dei parti negli Ospedali pubblici e solo il 12.1 % in strutture private. Dati in sintonia con quanto auspicato e deliberato dalla Conferenza Stato-Regioni del 10 Dicembre 2010 che ha fissato in almeno 1000 nascite/anno lo standard cui tendere nel triennio, con progressiva razionalizzazione/riduzione dei centri nascita con numero di parti inferiore e prevedendo l'abbinamento per pari complessità di attività delle unità operative ostetrico-ginecologiche con quelle neonatologiche/pediatriche”.

Ma ci sono anche altri aspetti del Rapporto Cedap a preoccupare la Sin. “Gli indici di mortalità neonatale, se a livello nazionale sono sostanzialmente in linea, se non migliori di quelli dei Paesi più avanzati, aumentano nelle regioni meridionali”. I motivi di preoccupazione, su cui la Sin richiama l'attenzione, sono rappresentati dalle “consistenti discrepanze regionali, che penalizzano le regioni del Sud del Paese dove ancora prevale una eccessiva frammentazione dei Centri nascita, con un numero non accettabile di strutture di piccole dimensioni. Non è certo un caso che la mortalità neonatale in queste regioni è di gran lunga superiore alla media nazionale e che la prima motivazione è senza dubbio legata al modello organizzativo, troppo passivamente accettato”.

Ma soprattutto il rapporto Cedap ripropone “nella crudezza dei numeri l'eccessivo ricorso al parto cesareo”, un fenomeno che coinvolge tutto il mondo, ma che vede l'Italia al primo posto di questa triste classifica con circa il 37% dei parti.

“I motivi sono tanti — come sostiene Giliberti — , l'incremento dell'età media della maternità, l'aumento della richiesta materna, una medicina "difensiva" spesso esasperata, per citare alcune motivazioni ma anche e soprattutto le inappropriate dimensioni del Centro nascita, che non possono in alcun modo garantire l'appropriatezza e la sicurezza delle cure. Su questo tema è urgente l'elaborazione di un programma che ridimensioni i motivi sociali, individuali, economici e medico legali che spesso incidono in maniera preponente sulla scelta”.

Il presidente della Sin si dice però convinto che il problema dell'eccessivo ricorso al taglio cesareo “sarà ridimensionato se si riuscirà a realizzare in tutto il Paese l'aggregazione dei Centri nascita e se si proporzioneranno gli organici sia a livello medico che infermieristico necessari a sostenere il sistema”.

“L'Accordo Stato-Regioni —conclude il presidente della Sin — va considerato come il primo step del processo di aggregazione che deve mirare alla realizzazione di Centri di grandi dimensioni con le caratteristiche di Centri ostetrico-neonatologici di III livello. Soltanto attraverso tali interventi si potrà assistere al ridimensionamento degli indici di mortalità neonatale e solo attraverso tali misure si darà pari dignità' all'evento nascita su tutto il territorio nazionale”.
 

27 maggio 2012
© Riproduzione riservata

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