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Pensioni farmacisti. Enpaf risponde a Conasfa, Fiafant e Sinafo


L’Ente di previdenza dei farmacisti ribatte alle critiche e alle proposte avanzate ieri dalle tre associazioni. “L’Enpaf è già impegnato da anni nel tutelare i farmacisti precari a basso reddito”. “Sorprende che si cerchi di scaricare sulla previdenza temi che dovrebbero essere affrontati in sede sindacale”.

06 GIU - Il presidente dell’Enpaf Emilio Croce ha diramato oggi un comunicato stampa in relazione alla presa di posizione di ieri di Conasfa, Fiafant e Sinafo sulla proposta di riforma previdenziale per i farmacisti.

Ecco il testo integrale del comunicato del presidente Enpaf:

“La recente decisione del Consiglio di Amministrazione dell’Enpaf di innalzare l'età pensionabile degli iscritti, per quanto ampiamente motivata e illustrata ai vari segmenti della categoria in una specifica riunione convocata il 24 aprile scorso, che ha visto la partecipazione di ben dodici sigle sindacali, è stata oggetto di un recente comunicato congiunto di Conasfa, Fiafant e Sinafo.

Pur rilevando che, impropriamente, detto comunicato non è mai stato trasmesso all'Enpaf, desta sorpresa che le predette associazioni abbiano ritenuto di esprimere alcune valutazioni di merito solo a distanza di oltre un mese dall'incontro; infatti, in sede di consultazione, avevano manifestato solo la propria contrarietà, unitamente ad altre sigle, all'introduzione del sistema di calcolo contributivo con aliquota percentuale sul reddito, senza avanzare alcuna ulteriore considerazione. Ciò premesso, l'Ente ritiene opportuno precisare quanto segue.

Va preliminarmente affermato che la riforma regolamentare dell'Ente, come ampiamente rappresentato a tutte le organizzazioni di categoria, si rende necessaria a fronte della previsione contenuta all'art. 24, comma 24, del decreto Salva Italia, che impone a tutte le Casse di previdenza dei professionisti di garantire una sostenibilità della gestione a 50 anni dimostrando, sul piano attuariale, la presenza strutturale di un saldo previdenziale positivo dato unicamente dalla differenza tra entrate contributive e uscite per prestazioni pensionistiche. Qualora gli ordinamenti degli enti previdenziali non soddisfano tale requisito, è previsto automaticamente, di fatto, come sanzione, il passaggio al metodo di calcolo contributivo, che imporrebbe all'Ente la definizione di un'aliquota percentuale sul reddito e l'applicazione di un contributo di solidarietà per due anni sulle pensioni in essere.

Va altresì osservato che, con l'introduzione del metodo contributivo, la contribuzione oggettiva dello 0,90%, ex art. 5 L. n. 395/77, che per legge ha valenza solidaristica, non può essere convogliata sui montanti contributivi soggettivi.

Con senso di responsabilità, tutte le Organizzazioni sindacali presenti all'incontro del 24 aprile scorso hanno apprezzato lo sforzo del Consiglio di Amministrazione dell'Enpaf di preservare, in questa delicata fase per la professione e per il Paese, l'attuale ordinamento dell'Ente. Per completezza, va comunque precisato che le Organizzazioni dei titolari di parafarmacia, diversamente dalle altre, hanno sostenuto la necessità di introdurre un sistema di contribuzione legato al reddito.

Nessuna Organizzazione, a fronte delle motivate argomentazioni rappresentate dai vertici dell'Ente, ha espresso il proprio dissenso sull'elevazione dell'età pensionabile, anche in considerazione del fatto che già oggi, per i farmacisti dipendenti, operano nel sistema obbligatorio dell'Inps limiti di età pensionabile più elevati rispetto a quelli previsti dall'Enpaf.

Sorprende inoltre che organizzazioni di farmacisti non titolari cerchino di scaricare sulla previdenza temi che dovrebbero essere affrontati con decisione in sede sindacale, tenuto conto per di più che l’ente, da anni, è impegnato con la propria sezione assistenza nel tutelare le posizioni dei farmacisti precari a basso reddito.

Sulle suggestive ipotesi di riforma progettuale, peraltro neppure ipotizzate, va ribadito che il Consiglio di Amministrazione dell’Ente sta operando in una situazione di emergenza e non possiamo, con le chiacchiere, rischiare che qualcun altro decida al nostro posto, come avvenuto con l’art. 11 del decreto Salva Italia, imponendo scelte obbligate che inevitabilmente daranno luogo a un rilevante incremento della pressione contributiva.

Nell’esprimere la massima disponibilità al confronto con tutte le organizzazioni di categoria, si auspica che, come chiarezza e trasparenza dei rapporti impone, le singole posizioni vengano espresse chiaramente e a tempo debito”.

Emilio Croce
Presidente Enpaf
 

06 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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