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Gli infermieri non sono eroi ma professionisti che vanno riconosciuti come tali


Per Antonio De Palma, Presidente Nazionale di Nursing Up, serve un cambio di passo culturale ed economico per garantire alla categoria un giusto riconoscimento economico e competenze specifiche. Tra le nuove attività auspicate, la possibilità di prescrivere i device ai pazienti, sia in ambito pubblico sia privato.

23 MAR - Continua il viaggio di Quotidiano Sanità nel mondo degli infermieri. L'appuntamento, in questo approfondimento sostenuto incondizionatamente da Roche, stavolta è con Antonio De Palma, Presidente Nazionale di Nursing Up, che invita la politica a una forte presa di consapevolezza per comprendere ciò che oggi è l’infermiere: non un’”ancella” del medico, ma un professionista a 360 gradi, con competenze, esperienze e responsabilità ben precise. “Oggi più che mai - sottolinea De Palma - occorre allineare le disposizioni normative al pragmatismo della vita quotidiana degli infermieri nelle aziende sanitarie, purtroppo siamo vittime di un retaggio culturale fermo a quello che era la professione 50 o 100 anni fa”.
 
De Palma ha poi ricordato l’impegno della categoria durante la pandemia: “Ci siamo messi al servizio delle aziende sanitarie, ma siamo stati al contempo costretti a scendere in piazza a manifestare per ottenere finalmente l’indennità di specificità professionale, che è l’inizio di un riconoscimento.
 
Il gap che separa i nostri stipendi da quelli del resto d’Europa per allinearci ai parametri minimi è di almeno 500 euro. Ce ne sono stati riconosciuti 100”.
Proprio il divario che esiste tra le responsabilità in capo alla professione infermieristica e la retribuzione sarebbe, secondo l’esperto, alla radice della carenza di personale: “La maggior parte degli studenti si ritira dopo il primo anno in Infermieristica. I rischi sono tanti ma il lavoro è stressogeno e manca un riconoscimento economico, contrattuale e organizzativo”.
 
Riconoscere gli infermieri come una categoria professionale in evoluzione significa anche permettere loro di muoversi in ambiti innovativi, come quello dei device. “Se si evolve la formazione e la competenza - aggiunge il leader sindacale - è evidente come l’infermiere possa mettersi a disposizione del cittadino in contesti diversi rispetto al passato e con maggiore responsabilità, come per esempio l’ambito del parere tecnico-professionale sugli strumenti che attengono per esempio alla loro specifica attività professionale. Perché non ci è riconosciuta la possibilità di prescrivere questi tipi di device? La competenza dell’infermiere in questo campo è specifica”.
 
Per farlo, occorre individuare nuove modalità organizzative: “In questo ben venga il privato, che riesce, avendo il potere di auto-organizzazione, a coinvolgere l’infermiere in modo pieno, garantendogli l’esercizio della sua specifica competenza”.
 


23 marzo 2021
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