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Ue: Italia rispetti normativa su orario lavoro dei medici 


L’Unione Europea, come anticipato dal Sole 24 Ore, ha inviato all’Italia una lettera di messa in mora riguardante la non applicazione della direttiva europea sugli orari di lavoro e i tempi di riposo per i camici bianchi. Il tempo per non incorrere in un’infrazione è fissato per il 29 giugno.

18 GIU - La missiva della Ue inviata lo scorso 26 aprile all'Italia, come anticipato dal Sole 24 Ore sabato, fa riferimento “all'esclusione del personale medico da alcuni diritti previsti dalla direttiva 2003/88/CE”, la direttiva che disciplina a livello europeo (Ue 27) le tutele per tutti i lavoratori, e quindi anche per i medici del SSN.
Il caso Italia. Con il dlgs n.66/2003 agli art. 4 e 7, il nostro Paese ha recepito la direttiva Ue sul limite massimo settimanale di 48 ore (straordinari compresi) e di riposo giornaliero (11 ore su 24). In un secondo tempo, però, nella legge Finanziaria 2008 (Governo Prodi) è arrivata una prima deroga sui riposi per il personale delle aree dirigenziali degli enti e delle Asl. Ma pochi mesi dopo (Governo Berlusconi) con la legge 133/2008, oltre alla normativa sul riposo è stata derogata anche quella relativa sul limite massimo degli orari di lavoro. Così all’art. 41 della legge 133/2008 si legge come “Al personale delle aree dirigenziali degli Enti e delle Aziende del Servizio Sanitario Nazionale, in ragione della qualifica posseduta e delle necessità di conformare l'impegno di servizio al pieno esercizio della responsabilità propria dell'incarico dirigenziale affidato, non si applicano le disposizioni di cui agli articoli 4 e 7 del decreto legislativo 8 aprile 2003, n. 66. La contrattazione collettiva definisce le modalità atte a garantire ai dirigenti condizioni di lavoro che consentano una protezione appropriata ed il pieno recupero delle energie psico-fisiche”.
 
Ma queste deroghe cos’hanno comportato di fatto? “È successo – spiega Carlo Palermo, coordinatore dei segretario regionali dell’Anaao-Assomed – che in Italia l’aver derogato alle norme contenute nella direttiva Ue ha creato una situazione per cui ogni Regione ha scelto una propria strada, così in Regioni come la Toscana o la Puglia vi sono norme che recepiscono la direttiva Ue e garantiscono le tutele ai lavoratori, mentre in altre tipo la Lombardia ciò non si verifica e i medici sono sempre più costretti a lavorare senza che sia tutelato il loro diritto al riposo”.
Sulla stessa linea anche Enrico Reginato, vicepresidente della Federazione europea dei medici salariati (Fems), l’associazione che ha denunciato la vicenda a Bruxelles, che sottolinea come “finalmente dopo tanti anni di battaglie si sta muovendo qualcosa”. “La Ue – specifica Reginato – ci ha finalmente ascoltati e ha capito che i dirigenti medici che hanno un rapporto di lavoro basato sugli orari e non sui risultati non possono essere tenuti fuori dall’architettura della direttiva Ue”. Infatti, all’art. 17 della direttiva Ue del 2003 sono previste deroghe solo per quei dirigenti che possiedono autonomia organizzativa. Ma ciò non riguarda i medici inquadrati come dirigenti sanitari che sono a tutti gli effetti lavoratori dipendenti.
 
Non resta a questo punto che attendere la risposta del Governo italiano, il cui ‘timing’ per una replica è fissato per il prossimo 29 giugno.

18 giugno 2012
© Riproduzione riservata

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