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Ma ai “Tutor” chi glielo fa fare?

06 GIU -

Gentile direttore,
ho letto con molta attenzione l’articolo dello specializzando indagato ed assolto perché “non può rispondere di errori diagnostici fatti dal suo tutor” e devo confessare che sono molto contento per il giovane collega. E’ importante nella fase di crescita professionale di ogni medico garantire la massima serenità per evitare di generare anzitempo quelle ansie che saranno poi le compagne di tutta una vita professionale futura.

Tuttavia, al termine della lettura non posso fare a meno di effettuare alcune considerazioni del tutto personali sul ruolo dei Tutor e della formazione Universitaria.

In base alla legge 402 le Scuole di specializzazione, ai fini della loro istituzione, dovrebbero rispettare i requisiti di idoneità determinati dall’Osservatorio nazionale, istituendo una rete formativa di strutture coinvolte nella formazione.

Tra questi requisiti quelli generici prevedono tra gli altri l’adeguatezza delle strutture e delle attrezzature, un sistema di valutazione degli studenti, sistema di gestione per la qualità e certificazione della stessa, sistemi di valutazione dell’efficacia ed efficienza delle attività e la presenza di docenti e tutor adeguati ed esperti.

Nei requisiti specifici invece è previsto l’insegnamento anche di “Docenti non universitari in servizio in strutture della rete formativa: personale con esperienza didatticoformativa documentata e attività di ricerca, con servizio di almeno 10 anni presso strutture specialistiche accreditate e contrattualizzate con il SSN e convenzionate con la Scuola ed inserite nella rete formativa e …. La presenza di almeno un tutor ogni 3 specializzandi”


Ma perché non tutte le Scuole hanno attivato la Rete formativa? Chi dovrebbe controllare? Chi risponderà della incompleta formazione degli specializzandi?

Ed in quelle Scuole che invece le hanno attivate altre domande si pongono:

Chi sono realmente i TUTOR? I direttori delle Unità Operative Complesse ospitanti? I dirigenti in servizio nelle Unità Operative? Il personale universitario incaricato che monitora le attività tramite un report cartaceo o informatico, stando comodamente seduto nell’Università di origine?

E se sono tra queste figure … Chi le nomina? Ed in cambio di cosa?

Chi frequenta gli ospedali di rete sa perfettamente che gli specializzandi seguono in genere un dirigente medico della Unità Operativa cui sono assegnati, che si impegna per pura passione a trasmettere il suo know-how a colleghi desiderosi di apprenderlo.

Ma perché un semplice dirigente di una UOC, senza alcun titolo accademico, dovrebbe impegnarsi a far “crescere” uno specializzando, rinunciando magari ad effettuare una prestazione medica o un intervento chirurgico in prima persona, per permettere il perfezionamento di un collega più giovane, magari aiutandolo nello svolgimento delle attività fino ad arrivare ad …. essere condannato in qualità di tutor?

Quale gratificazione il dirigente ricava da tale attività? Insomma… Chi glielo fa fare?

Al momento .... non c’è nessuna nomina ufficiale da parte della ASL, nessun riconoscimento accademico da parte della Scuola, nessun titolo ministeriale o del SSN riconosciuto a fini curriculari, nessuna tutela giuridica ed infine, ma a quest’ultima ci siamo abituati, ... nessuna gratificazione economica!

Il sistema formativo universitario non è più autonomo ed è in crisi, ma continua a riscuotere le tasse di iscrizione universitaria per una formazione che si svolge ... negli Ospedali. Molti specializzandi si lamentano di una scarsa ed insufficiente preparazione che non gli consente di essere al livello di colleghi di altre università ed oggi addirittura le aziende che li assumono hanno modo di verificare in alcuni casi queste intollerabili carenze formative

Forse è per questa carenza logistico-strutturale che assistiamo ad una sempre più dilagante e sfacciata “clinicizzazione” degli ospedali, mediante la quale grazie ad una convenzione sottoscritta tra ASL ed Università, docenti universitari vengono “nominati” direttamente Direttori di Unità Operative Complesse SENZA ALCUN CONCORSO !

Di contro però a nessun direttore di Unità Ospedaliera del SSN, lui si vincitore di regolare concorso nazionale, cui peraltro viene demandata la formazione degli specializzandi, è concessa la possibilità di diventare direttore di una Scuola di specializzazione: PERCHE’?

L’UNIVERSITÀ STA LENTAMENTE FAGOCITANDO IL SSN NELL’ASSORDANTE SILENZIO CONNIVENTE DELLE ISTITUZIONI.

Eppure gli ospedalieri dedicano spesso un maggior numero di ore alla formazione degli specializzandi, avendo anche maggiori casistiche di attività assistenziale ed operatoria di tanti colleghi universitari, con addirittura un maggior numero di pubblicazioni con impact factor ed h-index di tutto rispetto.

Ma tutto questo non sembra essere rilevante. I tavoli tecnici e le commissioni scientifiche di recente istituzione, Regionale e Ministeriale mostrano una costante presenza di docenti universitari cui non trova riscontro una equivalente quota ospedaliera ... perché?

La riduzione di istituti di cura, passati dai 1381 del 1998, di cui 61.3% pubblici, scesi poi a 1120 nel 2011 ed arrivati agli attuali 995 nel 2021, di cui solo 51.4% pubblici [dati Annuario Statistico del SSN del Marzo 2023] con inevitabile soppressione di Unità Operative e quindi di ruoli di Direttore ha di fatto distrutto le prospettive di carriera della maggior parte dei dirigenti medici.

Per quanto ne dica il nostro signor Ministro, già Rettore dell’Università di Tor Vergata, il SSN è sotto attacco e si sta lentamente sgretolando stritolato tra università e istituti privati accreditati.

Se davvero si ha intenzione di non farlo morire è necessaria una immediata inversione di tendenza con il recupero del rispetto del ruolo dei medici ospedalieri ed il loro inserimento, in quota paritaria a quella degli universitari, nei tavoli e nelle commissioni preposte alla soluzione dei problemi del SSN; riconoscimento ai fini curriculari dell’attività di tutoraggio; soppressione delle clinicizzazioni ospedaliere ad opera delle università; definizione di percorsi di carriera certi per tutti i dirigenti medici; adeguamento salariale ai paesi europei; creazione di percorsi formativi prestabiliti e certificati degli specializzandi, gestiti direttamente dagli Ospedali, come avviene oggi per i medici di Medicina Generale e come avveniva in un passato non molto remoto per tutte le specializzazioni mediche.

Solo così si potrà tentare di rallentare questo inesorabile stillicidio pre-agonico e salvare il SSN.

Dott. Francesco Nardacchione
Specialista in Chirurgia Generale
Presidente Regionale Federazione CIMO-FESMED Lazio



06 giugno 2023
© Riproduzione riservata

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