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Lazio. Con direttive di Zingaretti su atti aziendali riprende cammino attuazione legge 251/00

Sarebbe quanto mai corretto, utile e produttivo non vincolare l'attuazione della legge 251/00 alle sole direttive sugli atti aziendali, ma mettere in sicurezza l’intero sistema attraverso l’approvazione da parte del Consiglio Regionale del Lazio della proposta di legge regionale presentata dal consigliere Riccardo Agostini.

27 AGO - Ferita rimarginata…dopo i primi segnali contraddittori l’attuale Giunta della Regione Lazio con le nuove direttive per la realizzazione degli atti aziendali che, fra l’altro, danno indicazione per il ripristino delle unità organizzative semplici e/o complesse per la gestione diretta delle attività di competenza delle professioni infermieristiche, di ostetrica, tecnico-sanitarie, della riabilitazione, della prevenzione nonché della professione di assistente sociale, con la possibilità di ridar vita nelle aziende sanitarie ai dipartimenti delle professioni sanitarie e sociali cambia verso, interrompendo, così, una tendenza negativa e riduttiva sull’applicazione della legge 251/00 caratterizzatasi negli ultimi tre anni.

Infatti è ben noto che la Regione Lazio è stata in precedenza antesignana nell’attuazione piena ed estensiva della legge 251/00 non solo per il fatto che in alcune Aziende Sanitarie ( ASL RMA, ASLRMD, A.O. San Camillo Forlanini) si era anticipata da oltre 10 anni la costituzione dei servizi delle professioni sanitarie e sociali ma soprattutto per il fatto che nel 2006 dopo un’intesa ed approfondita trattativa con tutti i sindacati della dirigenza medica e sanitaria l’allora Assessore alla Sanità, Augusto Battaglia, giunse ad un’intesa raggiunta all’unanimità con la quale fu sancita l’attuazione piena della legge 251/00 prevedendo la costituzione di 5 servizi, quali strutture dirigenziali, semplici o complesse a seconda le dimensioni, uno per ciascuna area professionale (infermieristica-ostetrica, tecnico-sanitaria, riabilitazione, prevenzione, assistenti sociali); nel medesimo accordo furono disciplinate le ulteriori articolazioni dei servizi, le relazioni tra la nuova dirigenza e la preesistente dirigenza medica – sanitaria, i compiti dei servizi e la possibilità di inserimento degli stessi negli attuali dipartimenti aziendali o in un nuovo dipartimento dell’assistenza.

Le Aziende Sanitarie avevano recepito tali direttive istituendo in tal senso i servizi delle professioni sanitarie e sociali (oltre 80 unità operative…quasi quante la Regione Veneto le sta istituendo con il nuovo Piano sanitario regionale) e si stavano avviando le procedure concorsuali per l’assunzione a tempo indeterminato dei nuovi dirigenti di queste professioni. Ma il cammino fu interrotto e passo dopo passo quanto costruito venne progressivamente pressoché smantellato.

Strano perché questo c.d. “Modello Lazio” proposto in un pubblico convegno il 14.3.2006 fu fatto proprio da quasi tutte le leggi regionali attuative della 251 ( dal Friuli VG alla Sicilia) facendo si che il modello prevalente sia quello di specifici servizi per ciascuna area professionale con distinti dirigenti. Il Ministero della Salute, inoltre lo ha più volte valorizzato quale modello di riferimento in particolare nelle linee guida proposte per il servizio infermieristico e le più recenti per il servizio sociale professionale.
Si è tentato di contrastare questa evoluzione legislativa e normativa con le precedenti a quelle appena emanate dal Governatore Zingaretti linee guida per gli atti aziendali nella Regione in quanto:
> Annullavano le precedenti scelte sull’attuazione della L.251 prevedendo un unico servizio per le 4 aree sanitarie (infermieristica-ostetrica, tecnica, riabilitativa e prevenzione).
> Prevedevano un solo dirigente nominato attraverso una procedura di incarico provvisorio, ormai desueta in quanto dal 2008 è stata emanata la normativa concorsuale per l’assunzione a tempo indeterminato del nuovo dirigente sanitario per ciascuna delle 4 aree professionali, non per tutte le professioni; si fa riferimento, poi, ad al precedente CCNL del 2005 e non nel vigente del 2008.
> Nulla era previsto per il Servizio Sociale Professionale che quindi sarebbe da intendersi soppresso nonostante che sia stato istituito in tutte le ASL del Lazio e che è all’esame della Conferenza Stato-Regioni la proposta di linee guida per l’attuazione del servizio sociale professionale nelle aziende sanitarie proposta dal Ministro alla Salute a seguito di consultazione con le Regioni, le OO.SS. e l’Ordine degli Assistenti Sociali.

Invece le attuali linee direttive della Regione Lazio archiviano questa involuzione e permettono di riprendere il precedente cammino che l’aveva caratterizzata positivamente nell’attuazione della legge 251/00: infatti una auspicabile così profonda riorganizzazione della sanità nel Lazio dovrebbe considerare come strategica ed indispensabile l’attuazione piena se non estensiva della potenzialità contenuta nella legge 251/00, ad iniziare dalla forte affermazione concreta che le aree di competenza delle professioni sanitarie infermieristiche, di ostetrica, tecniche, della riabilitazione e della prevenzione nonché delle funzioni ad esse connesse, sono affidate alla diretta gestione delle professioni stesse anche attraverso l’istituzione di specifici servizi configurati quali strutture organizzative autonome dirigenziali sotto la responsabilità di dirigenti espressione diretta di tale professioni, così come previsto anche dal vigente contratto nazionale della dirigenza sanitaria; si motiva e si valorizza, così, il protagonismo di queste professioni, non in contrapposizione con le altre professioni, ad iniziare da quella medica, ma in stretta integrazione funzionale nel rispetto reciproco delle diverse competenze e dei diversi ambiti operativi tra loro interdipendenti.

La responsabilizzazione nella diretta gestione da parte delle professioni sanitarie è una scelta di sistema anche in quelle regioni soggette ai piani di rientro; intuizione che, invece, ha avuto la nuova direzione del Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma che ha invertito la tendenza avviando il ripiano dal deficit di bilancio, assumendo recentemente, sinora, un direttore di UOC delle professioni sanitarie, 10 dirigenti di UOS delle professioni sanitarie in ogni Dipartimenti e 2 dirigenti delle professioni sanitarie in staff , proprio nella fase di ristrutturazione dello stesso Ospedale e per gestirla anche con queste nuove risorse dirigenziali e professionali, creando il giusto equilibrio tra il governo clinico e la gestione delle risorse umane.

Vorrei ricordare che l’emancipazione e la valorizzazione del ruolo e della funzione dell’altra metà dei professionisti della salute costituita da 500.000 infermieri, ostetriche, tecnici sanitari, fisioterapisti, tecnici della prevenzione etc, sono quindi il risultato delle scelte della politica che ha avuto, caso raro, il consenso e l’approvazione unanime delle leggi di riforma delle professioni sanitarie (l.42/99, l.251/00 e 43/06) ma anche della storia e delle scelte del sindacato, riuscendo a realizzare la più profonda, innovativa ed avanzata riforma nell’assetto delle professioni e dell’organizzazione del lavoro non solo in sanità ma in tutto il mercato del lavoro dipendente ed autonomo, divenendo un modello di riferimento in questo campo per gli altri servizi sanitari europei ed extraeuropei. Vorrei ricordare che queste leggi, realizzate con il contributo determinante di deputati e senatori medici, non hanno provocato alcuna reazione di rigetto da parte della stragrande maggioranza dei medici e delle loro rappresentanti anzi furono condivise come inevitabile atto di modernizzazione del nostro sistema sanitario.


Per questi motivi sarebbe quanto mai corretto, utile e produttivo, anche vista l’esperienza precedente negativa, non vincolare l’attuazione della legge 251/00 alle sole direttive sugli atti aziendali ma mettere in sicurezza l’intero sistema attraverso l’approvazione da parte del Consiglio Regionale del Lazio della proposta di legge regionale presentata dal consigliere Riccardo Agostini ed altri, che disciplina puntualmente la nuova organizzazione dei servizi delle professioni sanitarie e sociali sulla base del ricordato c.d.” Modello Lazio”, prevede anche, anticipando l’emanando Accordo Stato – Regioni sulle competenze avanzate delle professioni sanitarie, che, come già realizzato in Toscana ed in Emilia Romagna, possono essere svolte ulteriori competenze agli infermieri ed agli altri professionisti della salute; infine vengono previste le forme di consultazione previste già dal PSR, con successo realizzate in molte Regioni, basti pensare al Consiglio Sanitario Regionale della Toscana che ha assicurato il massimo di contributo e di partecipazione al miglior Servizio Sanitario Regionale, o la Consulta delle Professioni Sanitarie della Regione Emilia Romagna, per questo si propone l’istituzione della Consulta delle professioni mediche, sanitarie e sociali, quale organismo tecnico consultivo e partecipativo della stessa Regione Lazio.

Saverio Proia        

27 agosto 2014
© Riproduzione riservata

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