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Unificazione “Ifo-Inmi”. Alberti: “L'accorpamento sarà solo amministrativo. Le specificità saranno salvaguardate. Ma serve maggiore tutela degli Irccs”

Così il commissario straordinario dell'Ifo-Inmi ha replicato allo stato di agitazione dichiarato dai sindacati sull'ipotesi di fusione. Per Alberti i nuovi atti aziendali hanno diversi punti di forza: dall'aumento dei volumi di attività al miglioramento della presa in carico dei pazienti fino all'apertura degli Irccs a collaborazioni esterne. Cambiamenti di 'abitudini' che "possono aver causato qualche mal di pancia"

18 MAR - Al termine di un'assemblea, lo scorso 12 marzo, i rappresentanti di Cimo-Ifo, Cimo-Settore Cosips, Anaao Assomed, Anpo, Uil Medici, Ugl Medici, Fesmed Acoi, Cgil Medici e Aaroi Emac avevano dichiarato lo stato di agitazione a causa della "confusione in atto" in merito alla fusione tra Ifo e Spallanzani. Ieri, anche Cisl Medici, Fassid Area Snr e Fesmed, in una lettera inviata ai vertici della Regione, avevamo proclamato lo stato di agitazione dei lavoratori di entrambi gli Istituti per la stessa motivazione. Per fare chiarezza su quanto sta accadendo abbiamo intervistato il commissario straordinario dell'Ifo-Inmi, Valerio Fabio Alberti.

Commissario, come risponde ai timori espressi dai sindacati circa il rischio di una perdita di identità dei 3 Irccs?
Il tema dell'accorpamento tra San Gallicano, Regina Elena e Spallanzani ha poco a che vedere con le proteste dei sindacati. La prima indicazione da parte della Regione, infatti, prevedeva un accorpamento degli Istituti. La seconda, però, diceva di realizzare due distinti atti aziendali: uno per l'Ifo e uno per lo Spallanzani, cosa che abbiamo fatto. I tre Istituti possono considerarsi accorpati solo per l'istituzione di un'unica struttura tecnico-amministrativa che poco ha a che vedere con il rishio di perdità di identità dei 3 Irccs.

Come si potranno valorizzare i ruoli di questi istituti con un regolamento, come quello Balduzzi, che tiene conto solo del numero dei posti letto? Non pensa ci sia il rischio di essere considerati come un qualunque piccolo ospedale senza che si tenga conto della vera mission di questi Istituti?
Devo dire che effettivamente le indicazioni sul numero dei posti letto mal si addicono al carattere degli Irccs e non tengono debitamente conto di quello che è il loro aspetto peculiare: fare ricerca. In parte, nella negoziazione con la Regione, si è andati in deroga su questo aspetto. Gli Irccs, però, dovrebbero essere scorporati da questi parametri. Servirebbe una normativa ad hoc che tenga conto della loro mission all'interno del Servizio sanitario nazionale. Sono pienamente convinto di questo.

Come pensa che si potrà recuperare il confronto con sindacati?
Lunedì abbiamo convocato un incontro con loro. Devo però dire che, a quanto ho appreso da una nota diramata oggi dai Dipartimenti delle direzioni scientifiche, quanto espresso dai sindacati non sembra essere il sentire comune dei medici che lavorano in questi Istituti. I sindacati hanno preso una posizione netta senza però discutere con me, considerando che hanno disertato i miei inviti. Direi che il discorso portato avanti nelle loro lettere è strumentale.

Questo accorpamento sembra essere dettato da una necessità di risparmio, ma è possibile coniugare risparmi e miglioramento?
I grandi riordini dovrebbero generare economia. Di sicuro ci preoccuperemo di contenere i costi come è normale che sia in questo contesto. Ma parlare di una scelta dettata da ragioni economiche è assolutamente riduttivo e non tiene conto di quello che si vuole andare a creare. Il risparmio sarà del tutto marginale se si pensa che andremo ad aumentare il volume delle attività e se si considera che ci saranno nuovi investimenti.

Cosa cambierà allora per chi lavora in questi ospedali e per i pazienti?
Uno dei punti forti dell'atto aziendale riguarda la presa in carico dei pazienti. Non si farà più solo ricerca scientifica ma anche organizzativa. Questo è un aspetto molto importante. Verranno realizzati dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali, verrà migliorata la presa in carico attraverso i Disease Management Team (Dmt), verranno inoltre aumentati i volumi delle attività tentando così di incrementare non solo la qualità ma anche la quantità delle prestazioni. Prevediamo, ad esempio, di aumentare del 20% le attività delle sale operatorie. Ci sarà poi un grande dipartimento di ricerca e si tenterà di incrementare le sinergie tra l'aspetto clinico e quello della ricerca. Non più quindi settori parcellizzati e a comparti stagni, ma una maggiore integrazione di questi due aspetti. Cercheremo poi di aprire di più gli Istituti alle macroreti regionali e ci proporremo per collaborazioni con altre azienda sanitarie sull'oncologia e la dermatologia. Ad esempio, su questo aspetto è già avviato un dialogo con Roma C.
L'insieme di tutti questi cambiamenti comporterà alcuni cambi di 'abitudini' e, come spesso avviene, i cambi di abitudini generano qualche mal di pancia. 
 
Giovanni Rodriquez

18 marzo 2015
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