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Lazio. Zingaretti: “Spesa sanitaria scesa dello 0,18%. Non siamo più Regione canaglia”. Calano parti cesarei e migliorano tempi interventi per fratture femore

Così il presidente della Regione in occasione della presentazione dei dati Prevale sulla qualità delle cure. Scende dell'1,5% rispetto agli anni precedenti il numero di cesarei che, però, si attesta ancora al 28,7% rispetto ad una media nazionale del 26%. Gli interventi per fratture del collo del femore in pazienti anziani eseguite entro due giorni dall’accesso nella struttura sono passati dal 49% del 2014 al 53% del I semestre del 2015. 

10 NOV - "È un bel giorno per la sanità del Lazio: in primo luogo, mentre in Italia la spesa sanitaria cresce dello 0,89% l'Agenas, l'agenzia nazionale per i servizi sanitari regionale, ci dice che nel Lazio, in controtendenza, la spesa sanitaria scende dello 0,18%. Questo significa che dal punto divvista finanziario il Lazio non è più la regione canaglia d'Italiavcon un disavanzo annuale fuori controllo, siamo passati da duevmiliardi del 2006 a un risultato che prevediamo nel 2015 intornovai 280 milioni. Ma soprattutto è importante che per due anni consecutivi abbiamo mantenuto l'obiettivo del 5% del budget che è una delle condizioni per uscire dal commissariamento". Così il presidente della regione Lazio, Nicola Zingaretti, in occasione della presentazione dei dati del bilancio Prevale, relativi alla qualità delle cure sanitarie.

"Più importante di tutto - ha proseguito - è che questo contenimento della spesa si accompagna con un miglioramento degli esiti delle cure. Migliora il
femore entro due giorni, migliora la curva dei parti cesarei anche se sono ancora troppo alti, migliora l'angioplastica coronarica. Sono esiti di cura che ci parlano di un trend di miglioramento dell'offerta della cura mentre la quantità della spesa cala e il disavanzo della spesa cala. La strada è lunga ma stiamo vincendo la battaglia di mettere la spesa sotto controllo senza scaricare questo sulla vita dei cittadini".
 
Analizzando in dettaglio i dati del primo semestre 2015 del Programma regionale di valutazione degli esiti si nota il continuo trend di miglioramento per quanto concerne gli interventi di colecistectomia, il trattamento dell’Infarto Acuto del Miocardio e la tempestività dell’intervento chirurgico entro 2 giorni dalla frattura del collo del femore. Ma soprattutto va sottolineata una riduzione più significativa rispetto al passato dei parti cesarei primari.
 
Parti cesarei. La proporzione di cesarei primari (parto cesareo in donne senza precedente cesareo) continua lievemente a diminuire e sembra aver subito nel I semestre del 2015 una diminuzione maggiore rispetto agli anni precedenti (1.5% in meno, rispetto a una media di meno 0.5% a partire dal 2010, quando la proporzione era del 33%), arrivando al 28.7%, ancora alta rispetto sia alla media nazionale che è del 26%, e più alta rispetto a molte regioni italiane che hanno medie al di sotto del 20%. Anche la proporzione di cesarei primari varia considerevolmente tra le strutture analizzate, con conseguente eterogeneità per popolazione residente. Solo alcune strutture rimangono entro il limite raccomandato del 25% massimo per le strutture con volumi di parti maggiore e del 15% massimo per quelle con volumi di parti minore.
 
Frattura del femore. La proporzione di interventi per fratture del collo del femore in pazienti anziani eseguite entro due giorni dall’accesso nella struttura di ricovero è aumentata, passando dal 41% nel 2013 al 49% nel 2014 fino al 53% nel I semestre del 2015. Si osserva, comunque, una notevole eterogeneità tra le strutture di ricovero, con numerose strutture che hanno valori superiori al 60%, come raccomandato dallo stesso regolamento del Ministero della Salute sugli standard delle cure ospedaliere. Per la maggior parte degli ospedali si osserva un aumento della proporzione di fratture di femore operate entro due giorni con aumenti più sensibili nell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Tor Vergata (dal 45% all’85%), la Casa di Cura Accreditata S.Anna (dal 40% all’80%), l’ospedale di Rieti (dal 25% al 70%) e l’ospedale Grassi di Ostia (dal 25% al 60%). Aumentano in maniera sensibile anche l’AOU S.Andrea e il Policlinico Casilino pur restando sotto la soglia del 60%. Sono numerosi gli ospedali pubblici, privati ed universitari che raggiungono o mantengono soglie ben superiori al 70%, oltre a Tor Vergata, il San Filippo Neri, il S.Eugenio, il Pol. U. A. Gemelli, il San Camillo, l’ Osp. Belcolle di Viterbo, l’ospedale S. Maria Goretti e l’ Istituto Chirurgico Ortopedico Traumatologico di Latina, la CCA Nuova Itor, il Santo Spirito e l’Ospedale Fatebenefratelli all’Isola Tiberina. Resta fermo al 40% il Policlinico Umberto I, peggiorano sensibilmente gli ospedali di Civitavecchia e Bracciano, mentre gli ospedali della Roma G e Frosinone continuano a mantenere livelli molto inferiori all’atteso. Come conseguenza, in termini di popolazione residente, si osserva sempre una certa disuguaglianza, con la maggior parte della popolazione del Lazio, incluse le province di Viterbo, Rieti e Latina a livelli superiori agli standard raccomandati e popolazioni ubicate nelle ASL di Frosinone e RMG ancora fortemente svantaggiate, seppur con risultati in leggero miglioramento rispetto all’anno precedente.
 
Angioplastica primaria. La proporzione di angioplastica primaria, intervento salvavita nei casi più gravi di infarto acuto del miocardio, i cosiddetti STEMI (soprallivellamento del tratto ST), è rimasta sostanzialmente invariata nel I semestre 2015 (43%) rispetto a tutto il 2014, ma aumentata rispetto al 2013 (31%). In questo caso si riscontra una riduzione dell’eterogeneità osservata tra le strutture. Sarà necessario aggiornare a dicembre i dati a partire dall’accesso per valutare l’effettiva implementazione della rete cardiologica.
 
Colecistectomie laparoscopiche. La proporzione di colecistectomie laparoscopiche con degenza post-operatoria inferiore a 3 giorni è aumentata ulteriormente passando dal 61% nel 2013, al 67% nel 2014, al 72% nei primi 6 mesi del 2015, in linea con il trend degli ultimi anni. Il risultato è una progressiva riduzione dei giorni di degenza potenzialmente inappropriati, che oltre a rappresentare un costo, comportano anche maggior rischi di complicanze per i pazienti operati. La maggior parte delle strutture del Lazio ha valori superiori alle soglie minime raccomandate. Si rileva, comunque, una evidente eterogeneità dei risultati tra le strutture analizzate con proporzioni di dimissioni post intervento entro i 3 giorni che variano da un minimo del 20% ad un massimo del 97%. In termini di popolazione residente, si osserva una riduzione dell’eterogeneità per popolazione residente.
 
Per quanto riguarda l’assistenza territoriale, con particolare riferimento all’ospedalizzazione per complicanze della broncopneumopatia cronica ostruttiva e del diabete, per analizzare l’andamento temporale è necessario avere i dati annuali; si evidenziano comunque differenze importanti tra le ASL, con ospedalizzazioni sempre maggiori nella ASL di Rieti.  Si osserva invece una riduzione degli interventi di tonsillectomia, dal 2.4/1000 del 2013 all’1.9/1000 del I semestre 2015, più basso tra i bambini residenti nelle ASL RMC e di Latina, più alto nei bambini residenti nelle ASL RMF, RMH e di Viterbo.
 
I dati raccolti nel primo semestre dimostrano che si può migliorare ancora sia nel campo dei parti cesari primari sia in quello degli interventi chirurgici oncologici. Per quanto riguarda, infatti, i tumori più frequenti, si stima che nel 2015 sono ancora poche le strutture in grado di eseguire più di 150 interventi annui per tumore maligno della mammella e di superare i 50 interventi annui per tumore maligno del colon.
 
In sintesi, le analisi sembrano dimostrare un progressivo miglioramento della qualità delle cure, anche se i livelli raggiunti ad oggi sono ancora inferiori rispetto agli standard nazionali ed internazionali. E’ necessario un continuo monitoraggio sia a livello centrale che a livello locale in modo da poter sviluppare attività di audit per intervenire in maniera tempestiva quando si evidenziano criticità. A questo scopo il Dipartimento di Epidemiologia ha messo a disposizione delle strutture, che non ne dispongano già, un sistema di rilevazione mensile in grado di misurare gli scostamenti dagli obiettivi attesi.
 

10 novembre 2015
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