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Fecondazione. Gallo (Ass. Coscioni): "Regione Lazio limita accesso ai farmaci. Zingaretti intervenga a tutela delle coppie"

L'Associazione chiede al governatore Zingaretti di intervenire immediatamente affinché l'elenco dei centri prescrittori sia aggiornato con i centri di fecondazione assistita pubblici e privati che risultano esclusi dall'atto del direttore regionale. Altrimenti l'Associazione minaccia di tornare ai tribunali  per garantire il diritto alla cura in regione Lazio

01 GIU - "Sembrava che con Zingaretti qualcosa fosse cambiato nel Lazio - afferma Filomena Gallo,  segretario dell'Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica, soggetto costituente del Partito Radicale - in materia di fecondazione assistita, spiace invece dover rilevare che non è così. Le autorizzazioni per i centri di fecondazione sono state rilasciate con un ritardo di 12 anni, in piena violazione della legge 40 e nonostante le reiterate richieste degli stessi. E oggi l'accesso alle tecniche di Procreazione medicalmente assistita sarà ancora più farraginoso, alla luce del nuovo elenco di strutture regionali autorizzate alla prescrizione del Piano terapeutico dei farmaci per la fecondazione assistita (nota AIFA 74), disposto il 18 maggio scorso dal Direttore Regionale Vincenzo Panella".

"Nell'elenco - prosegue il segretario dell'Associazione Luca Coscioni - troviamo strutture non autorizzate ad applicare le tecniche di PMA, strutture pubbliche individuate dalla Regione, e tra le strutture pubbliche risulta addirittura escluso un centro pubblico di PMA. Tutto ciò con un aggravio di tempo e spese per i pazienti che saranno costretti a sborsare 1500 euro in più, oltre il costo della tecnica, oppure a recarsi in altre regioni causando un aggravio di spese anche per le casse della stessa regione".

"I pazienti in cura iniziano a riscontrare problemi nel rilascio delle prescrizioni - denuncia Gallo -. Pertanto chiediamo al presidente Zingaretti di intervenire immediatamente affinché l'elenco dei centri prescrittori sia aggiornato con i centri di fecondazione assistita pubblici e privati che risultano esclusi dall'atto del direttore regionale. Qualora invece ci fosse stata una erronea interpretazione della circolare da parte degli uffici competenti, auspichiamo che venga al più presto fatta chiarezza con un atto immediato a tutela delle coppie che vogliono accedere alle tecniche di procreazione medicalmente assistita".

"In assenza - conclude il segretario -, saremo costretti a ritornare nei tribunali per garantire il diritto alla cura in regione Lazio a tanti pazienti che già hanno dovuto combattere contro i divieti della legge 40, e oggi si ritrovano nuovi ostacoli a libertà garantite per Costituzione".
 
Lorenzo Proia

01 giugno 2016
© Riproduzione riservata

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