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Caso San Camillo. Luca Coscioni: “Accolta una delle nostre proposte a garanzia dei diritti delle donne”

Piena approvazione del bando del San Camillo dall’Associazione Luca Coscioni: “sono necessari interventi urgenti perché nel Lazio l’80,7% dei medici sono obiettori di coscienza”. L’associazione, con l’Aied, ha stilato una serie di proposte da inviare alle Regioni: chiesto un albo degli obiettori e concorsi esclusivi per i non obiettori.
 

23 FEB - Nel Lazio l’80,7% dei medici sono obiettori di coscienza, così come lo sono il 50% degli anestesisti. Sono dati del Ministero della Salute che, secondo  l'associazione Luca Coscioni, non possono garantire la corretta applicazione della legge 194. È per questo che la stessa associazione appoggia pienamente l’operato dell’Ospedale San Camillo di Roma, che ha disposto un bando di selezione per due medici in grado di garantire le interruzioni di gravidanza.

“Il Consiglio d’Europa – ha detto Filomena Gallo, segretario di direzione dell'associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica - ha bacchettato l’Italia nel 2014 perché viola i diritti delle donne che, alle condizioni prescritte dalla legge 194/1978, intendono interrompere la gravidanza, a causa dell’elevato e crescente numero di medici obiettori di coscienza. Nel 2016, sempre sulla 194, per l’alto numero di medici obiettori, per il modo in cui sarebbero discriminati i medici non obiettori, vittime di diversi tipi di svantaggi lavorativi diretti e indiretti”.

La legge 194 stabilisce che ospedali e case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare l’espletamento delle procedure previste per l’interruzione volontaria di gravidanza. Dunque, fermo restando la possibilità per i medici di sollevare obiezione di coscienza, non è previsto che tale obiezione debba essere pagata dalle donne. “La legge prevede anche che la Regione ne controlla e garantisce l’attuazione pure attraverso la mobilità del personale. In definitiva il raccordo e il bilanciamento tra le convinzioni morali del medico ed il rispetto dei diritti del cittadino – ha continuato Filomena Gallo - dovrebbe comportare che ogni struttura sanitaria sia nelle condizioni di garantire un servizio previsto dalla legge alla pari di ogni altro diritto sanitario. Ciò a dimostrazione del fatto che le polemiche sollevate ieri in seguito alla decisione del San Camillo nascono dall’ignoranza e dal chiaro intento di strumentalizzare un caso specifico nel mancato rispetto, ancora una volta, dei diritti delle donne e dei medici”.

Per garantire il pieno rispetto della legge sull’aborto l’associazione Luca Coscioni, in collaborazione con l’Aied, ha inviato a tutte le Regioni delle proposte concrete. Chiedono innanzitutto che sia creato un albo pubblico dei medici obiettori di coscienza ed elaborata una legge quadro che definisca e regolamenti l’obiezione di coscienza. Propongono anche dei concorsi pubblici riservati a medici non obiettori per la gestione dei servizi di Interruzione volontaria di Gravidanza, con la possibilità di servirsi di medici pagati “a gettone” per sopperire urgentemente alle carenze dei colleghi non obiettori.

“La politica – hanno detto Filomena Gallo e Mirella Parachini, rispettivamente segretario e membro di direzione dell'associazione Luca Coscioni, per la libertà di ricerca scientifica - non può far finta che in Italia non esista un problema di mancata corretta applicazione della legge 194, una norma che è bene ricordare aveva fatto scomparire la piaga degli aborti clandestini. La Corte Costituzionale nel 75 con sentenza 27 ha affermato che non esiste equivalenza fra il diritto non solo alla vita ma anche alla salute proprio di chi è già persona, come la madre, e la salvaguardia dell'embrione che persona deve ancora diventare. Attualmente tale diritto per le donne che vivono in Italia è vanificato. I rimedi esistono – hanno concluso - occorre volontà politica. Ora tutte le regioni proseguano seguendo questo esempio”.

23 febbraio 2017
© Riproduzione riservata

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