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La sanità territoriale e le nuove forme organizzative. Quale ruolo per lo specialista ambulatoriale? Un convegno del Sumai. Lorenzin: “Riorganizzarla è una priorità"

“Il modello di cure primarie che proponiamo da tempo - ha detto il segretario Antonio Magi - le cui basi sono presenti nella nostra nuova convenzione firmata per la parte normativa nel luglio del 2015, va oltre la tradizionale funzione di filtro tra Ospedale e Territorio, ma guarda alla capacità di integrazione tra cure primarie e cure secondarie”.

22 MAR - Nel 2032 oltre un quarto delle persone avrà più di 65 anni. E se la popolazione cambia, si modificano anche le esigenze, soprattutto in tema di sanità. Si va dall’aumento delle patologie croniche, fino al trattamento di più malattie contemporaneamente. In un contesto simile diventa fondamentale definire dei nuovi percorsi assistenziali. Come farlo? È stato per rispondere a questo interrogativo che gli esperti del settore si sono riuniti al Senato della Repubblica, in occasione del convegno “Le nuove forme organizzative territoriali: Aft e Uccp. Il ruolo della specialistica ambulatoriale interna”. L’evento è stato organizzato dal Sumai , il Sindacato Unico Medicina Ambulatoriale Italiana e Professionalità dell'Area Sanitaria.

Patologie croniche: nel 2020 saranno l'80% del totale
“Il filo conduttore è stato quello di evidenziare un percorso di condivisione del lavoro in team multispecialistici, alla luce dei nuovi modelli organizzativi territoriali che prevedono l’istituzione delle Aft e delle Uccp per fornire ai pazienti un’assistenza sanitaria e sociosanitaria efficiente ed efficace – ha spiegato Antonio Magi, Presidente del Convegno e Segretario Generale SUMAI Assoprof - Ad una popolazione che vive più a lungo è legato anche l’incremento delle patologie croniche che impattano pesantemente sul nostro Servizio sanitario con una progressione che non mostra segni di arresto: si stima infatti – ha aggiunto Magi – che circa il 70-80% delle risorse sanitarie nei paesi avanzati, sia oggi speso per la gestione delle malattie croniche e che nel 2020 le stesse rappresenteranno l’80% di tutte le patologie nel mondo. Ecco quindi che stiamo parlando di una vera emergenza sanitaria del futuro. Ma, purtroppo, alla percezione di questo scenario non sta corrispondendo un altrettanto adeguato riassetto del nostro Servizio sanitario. O per meglio dire: il disegno c’è, le leggi pure, ma esse sono de facto inapplicate”.

Integrazione di cure primarie e secondarie
Come intervenire in un quadro di questo tipo? “Il modello di cure primarie che proponiamo da tempo – ha aggiunto Magi - le cui basi sono presenti nella nostra nuova convenzione firmata per la parte normativa nel luglio del 2015, va oltre la tradizionale funzione di filtro tra Ospedale e Territorio, ma guarda alla capacità di integrazione tra cure primarie e cure secondarie. Operando una svolta qualitativa epocale nella quale viene facilitata e implementata l’integrazione verticale dell’assistenza - gestione di specifiche malattie dell’assistenza primaria e terziaria -  e orizzontale - integrazione dell’assistenza vicino ai bisogni dell’individuo, priorità ai bisogni più ampi della comunità e della popolazione - Ed è proprio in questa rete che gli specialisti ambulatoriali nella loro specificità, rappresentano un punto di riferimento ben preciso, essendo capaci di offrire, già da oggi, tutte le competenze indispensabili in una dimensione articolata, con le nuove modalità organizzative che possono modularsi sulle diverse necessità locali”.

“Nonostante gli accordi però – ha denuncia il Segretario Generale SUMAI Assoprof – il nuovo modello stenta a decollare bloccato dalla mancanza di specifici e finalizzati investimenti economici, dal ritardo nell’ammodernamento delle strutture e soprattutto dai problemi legati al personale - rinnovo contratti, precari, nuove assunzioni - A tutt’oggi infatti è molto probabile che, se non si affronta seriamente il problema del ricambio generazionale, si rischia di rendere vana la riforma delle cure primarie, con buona pace di tutto lavoro fatto fin qui per costruire un nuovo modello di cure territoriali integrate che cerca di far uscire fuori la professionalità del territorio dai tipici compartimenti stagni cui siamo stati abituati”. 
“Applicazione delle norme e investimenti nelle nuove generazioni per combattere la sfida della multi cronicità – ha concluso Antonio Magi – è la ricetta organizzativa del SUMAI-Assoprof per la sanità di cui abbiamo bisogno. Ora diamo gambe a fiato ai nuovi modelli o dovremo rimettere tutto nuovamente in discussione, a partire dal Ssn”. 
 
La legge 189 del 2012 ha consentito la riorganizzazione dell’assistenza territoriale in questo senso prevedendo che le regioni istituissero le Aft come forme organizzate con i medici di famiglia, ma anche le Uccp che rappresentano un’organizzazione lavorativa multi professionale in cui operano Medici di medicina generale, Pediatri di libera scelta, infermieri, altre figure oltre gli specialisti ambulatoriali i quali si trovano a gestire in maniera integrale, multidisciplinare la presa in carico del paziente offrendo risposte ampie e complesse. In questo senso devono avvalersi di percorsi diagnostico terapeutici assistenziali e confrontarsi con quella che è la complessità anche del paziente. Le Aft invece si configurano come forma organizzativa mono professionali.

Il messaggio del ministro della Salute
“La riorganizzazione della sanità territoriale – ha spiegato Beatrice Lorenzin, in un messaggio inviato al Convegno - rappresenta una delle priorità per il nostro Ssn con l’obiettivo di realizzare una sanità più vicina ai nuovi bisogni del cittadino. E in quest’ottica le Cure primarie rappresentano il primo livello di contatto con le persone, della famiglia, con la comunità del Ssn. L’esigenza di un cambiamento strategico del ruolo dell’ospedale, che dovrà perdere le sue caratteristiche generaliste per diventare sempre più specializzato e attrezzato tecnologicamente per la cura delle malattie acute, è ormai non più rinviabile. E in questo senso, è forte la necessità di approntare nuovi percorsi assistenziali territoriali, basati su un approccio multidisciplinare del paziente volto a promuovere e potenziare meccanismi di integrazione delle prestazioni sanitarie e sociali, con lo scopo di garantire una efficace continuità delle cure. Come previsto dal patto per la salute e come ho avuto modo di ribadire più volte, la riforma della sanità del territorio è uno dei tasselli decisivi per il futuro del nostro Ssn. In questo contesto il ruolo della medicina specialistica ambulatoriale è decisivo, proprio nell’ottica della presa in carico delle cronicità e nella costruzione di un sistema territoriale di cure integrato con le altre strutture del Ssn e le altre professionalità sanitarie”.

La digitalizzazione sanitaria
Durante i lavori sì è discusso anche delle nuove tecnologie applicate alla Sanità. Sull’argomento è intervenuto Pietro Procopio, direttore del Centro Studi Sumai: “l’obiettivo principale - ha spiegato - è quello di consentire un accesso appropriato ed efficiente ai servizi, ottenendo la massima qualità nei processi assistenziali a costi contenuti, rendendo le decisioni cliniche più sicure ed appropriate, attraverso la condivisione strutturata, tra tutti gli attori della catena delle prestazioni sanitarie, delle informazioni e conoscenze cliniche, rendendole fruibili ed accessibili da ognuno. Purtroppo, è da rilevare che in moltissime realtà, ancora oggi, il mezzo di comunicazione più usato è il Paziente che, con i suoi referti ed incartamenti all’interno dell’immancabile busta di plastica, trasferisce i dati da un operatore all’altro e rende così possibile quella circolarità d’informazioni che è il presupposto di base al lavoro integrato delle équipe mediche”.

Formare il paziente cronico e i suoi familiari
I pazienti che conoscono e sanno gestire la loro patologia cronica – ha detto Francesco Losurdo, Presidente Nazionale SIFoP, la società scientifica del Sumai - faranno meno ricorso alle urgenze e saranno soggetti con una frequenza molto ridotta alla comparsa di crisi che sapranno prevenire e gestire dai primi sintomi”.

A conclusione della prima parte dei lavori è intervenuto Nando Minnella, Capo Segreteria Tecnica Ministero della Salute. Anche Minnella ha sottolineato l’importanza della riorganizzazione del territorio, questo perché ha detto “potrebbe impattare con il Piano nazionale delle cronicità il cui obiettivo è modificare il percorso naturale delle patologie croniche che affliggono sempre di più il nostro Paese a seguito del progressivo invecchiamento della popolazione. La riorganizzazione ci potrebbe consentire di ottenere quegli obiettivi che ci si è posti con il nuovo Piano Nazionale delle cronicità”.
A seguire si è svolta la tavola rotonda moderata da Stefano De Lillo e Giuseppe Quintavalle dal titolo “Il ruolo della Specialistica Ambulatoriale nelle nuove forme organizzative territoriali: AFT e UCCP” che ha rappresentato un momento di condivisione e di sintesi di quanto ascoltato durante i lavori. È intervenuta Mariadonata Bellentani, Direzione Ufficio II programmazione sanitaria Ministero della Salute: “bisogna creare una nuova cultura accanto a quella della cronicità - ha commentato - e il tema del convegno della multi cronicità è perfetto sotto questo punto di vista. Uccp e Aft sono ideali per la riorganizzazione del sistema. Il Ministero da questo punto di vista ha fatto cose importanti che sono in linea con quanto rappresentato da voi in questo convegno: e sto parlando dell’aggiornamento di Lea dopo 15 anni ma anche del Piano nazionale cronicità. Quindi possiamo dire che il livello nazionale, ovvero il Ministero sta cogliendo questi elementi”.

Soddisfatta delle tematiche trattate e del modo in cui sono state affrontate anche Roberta Chersevani, Presidente FNOMCeO:“Queste a cui ho assistito - ha detto - sono state tre ore intense, ricche di competenze e idee. Ho colto ottimismo, si è parlato dei nuovi Lea, del lavoro in team che è molto importante e svolge funzione di cerniera tra ospedale e territorio. Ma da domani, vorrei che avessimo dei programmi ben decisi per cominciare a lavorare su quanto detto oggi altrimenti resteranno solo belle idee”.

La situazione del Lazio
Presente anche Maria Teresa Petrangolini, Consigliere Segretario dell’Ufficio di Presidenza Consiglio Regionale Lazio, che ha posto l’accento su quanto sta facendo la regione Lazio in sanità a partire dal fatto che se la priorità resta “mettere a posto i conti. Stiamo uscendo dal piano di rientro e dal 2018 andremo in attivo. Questo ci permetterà di programmare servizi. Abbiamo fatto investimenti sull’assistenza primaria e i cronici e la Pdta, tutto per sgravare l’assistenza ospedaliera. Sulla sostenibilità infine “il modello è sostenibile se riusciremo a garantire la reale presa in carico del paziente”. Sempre della situazione del Lazio ha discusso Vincenzo Panella, Direttore Regionale Salute e Politiche Sociali. Panella è dell’idea che se è “giusta la manutenzione dei Lea tutto deve però essere fatto senza oneri aggiuntivi. Il rientro dal piano della regione Lazio non può essere fatto con altre manovre”. Inoltre ha voluto rassicurare sul contratto dicendo che ci vuole maggiore “velocità nell’applicare l’Acn che ormai per voi, del Sumai, ha già un anno e mezzo essendo stata firmata la parte normativa nel luglio del 2015. Oltre al contratto bisogna correre anche sull’informatica.

In conclusione, quasi a tirare le somme del Convegno organizzato dal Sumai sul tema delle Aft e Uccp, Vincenzo Pomo, Coordinatore SISAC, ha ribadito l’importanza del fatto che “per fare questo, le nuove forme territoriali, non sono sufficienti le delibere, serve rimettere l’operatore e il cittadino al centro del sistema”.

22 marzo 2017
© Riproduzione riservata

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