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Muore dopo trapianto cuore da donatore colpito da arresto cardiaco. Nanni Costa chiarisce: “L’organo stava bene. Causa morte da ricercare nel post-trapianto”

L’uomo è morto al San Camillo di Roma. Il cuore era stato espiantato al San Raffaele di Milano. Si è parlato subito di malasanità. Ma trapiantare il cuore di qualcuno che ha dato poco avuto un arresto cardiaco rientra tra le procedure previste dal sistema trapianti. Ovviamente “dopo aver fatto i dovuti accertamenti”, precisa il direttore del Centro nazionale trapianti. Che assicura: “Tutti i protocolli sono stati seguiti con attenzione, gli esami non avevano indicato alcun malfunzionamento dell’organo. Ma l'esito dei trapianti non sempre è un successo”

27 SET - Un uomo è morto all'ospedale San Camillo di Roma pochi giorni dopo essere stato sottoposto a un trapianto di cuore espiantato all’ospedale San Raffaele di Milano. Si è parlato subito di errore, di cuore “malato” perché il paziente da cui era stato prelevato aveva avuto un arresto cardiaco. L’intervento risale all’agosto 2016. Se ne torna a parlare oggi perché il fascicolo, aperto contro ignoti e per omicidio colposo, è stato trasmesso nelle scorse settimane nel capoluogo lombardo per competenza territoriale. Il ministro della Salute,  Beatrice Lorenzin, ha annunciato immediate procedure di verifica sul caso. Ma per il direttore del Centro Nazionale Trapianti (Cnt), Alessandro Nanni Costa, non c’è stato alcun errore.
 
“Le condizioni del donatore sono state verificate con attenzione prima del prelievo”, spiega il direttore del Cnt. “È stato sottoposto a un elettrocardiogramma, a un ecocardiogramma da cui il cuore è risultato integro da un punto di vista generale e funzionava bene, e abbiamo il referto di una coronarografia negativa”.

L’uomo aveva avuto poco prima un arresto cardiaco. Ma Nanni Costa spiega che il trapianto di cuore da un donatore colpito da arresto cardiaco rientra tra le normali procedure. “In caso di arresto cardiaco – chiarisce – bisogna attendere 24 ore in quanto prima non è possibile effettuare una diagnosi di morte celebrare. Ma trascorse le 24 ore e dopo le opportune verifiche, il trapianto da soggetti con arresto cardiaco non è escluso”.

Nulla di anomalo, dunque, nel prelievo? “No, i protocolli sono stati seguiti con attenzione”, ribadisce il direttore del Cnt.

Le cause della morte, secondo Nanni Costa, andrebbero quindi ricercate nel post-trapianto. “Il successo del trapianto non può essere garantito al 100%. Esiste una possibilità di esito negativo che si aggira intorno al 10-20%”.

Per Nanni Costa, dunque, si è parlato di “errore medico” troppo frettolosamente. “Noi non abbiamo alcun riscontro che si sia trattato di errore medico. Non posso pronunciarmi sugli esami a cui è stato sottoposto il donatore prima del prelievo, ma ho sotto gli occhi i referti degli approfondimenti eseguiti per valutare l’idoneità dell’organo e non è emersa alcuna ragione per escludere il trapianto. La medicina, come ho già detto, non è matematica, ma posso dichiarare con sicurezza che tutti gli esami strumentali e tutti i dati necessari all’esecuzione dell’espianto erano nella norma. È un prelievo che è stato fatto con attenzione”.

Il direttore del Centro Nazionale Trapianti esclude anche qualsiasi errore di tempistica: “Non c’è stato alcun ritardo dei voli. Il tempo trascorso dal momento del prelievo al momento del trapianto è assolutamente entro gli standard, come emerso nell’audit effettuato, i cui esiti sono ora in mano all’Autorità Giudiziaria”. Audit che, precisa Nanni Costa, si è interrotto senza considerare gli esiti dell’autopsia perché “non ne avevamo accesso”.
 
Lucia Conti

27 settembre 2017
© Riproduzione riservata

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