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Roma. Maxi affollamento nei Ps. Nursind: “Vera emergenza o mala amministrazione?”

Il sindacato parla di circa mille cittadini che si sono recati ieri nei Pronto Soccorso della Capitale, e di circa un terzo rimasto in attesa di un posto letto. Al Policlinico Umberto I, per fare un esempio, i pazienti in PS erano 124 e di questi 49 in attesa di ricovero. “Ma cosa si fa nelle strutture per evitare questo? A noi pare molto poco”, denuncia il Nursind, secondo cui “cercare una spiegazione rischia di scontrarsi con chi non facilita il turn over o con chi non fa compiutamente il proprio lavoro”.

03 GEN - Il segretario provinciale del Nursind di Roma, Stefano Barone, denuncia “la situazione di estremo disagio nei pronti soccorso di Roma e Provincia” e chiede “un intervento della Regione Lazio con dei provvedimenti d’urgenza che evitino il black-out definitivo dell’emergenza sanitaria a Roma e Provincia per garantire ai cittadini quella qualità di cura nei pronto soccorso che ora non hanno e contemporaneamente chiede un incontro con le forze politiche regionali per discutere delle criticità legate all’emergenza/urgenza nella nostra Provincia”.

La denuncia del Nursind arriva numeri alla mano. “Nella giornata di ieri – denuncia il sindacato -alle ore 16.45 (dati Regione Lazio) sono state denunciate in molti DEA di I° e II° livello situazioni di grave difficoltà nella gestione dei pazienti. Si sono avuti nella Capitale punte di 144 pazienti Policlinico Casilino di cui 40 in attesa di ricovero, 124 pazienti al Policlinico Umberto I° di cui 49 in attesa di ricovero, 121 a Tor Vergata di cui 12 in attesa di ricovero, 159 al Gemelli di cui 27 in attesa di ricovero, 101 al San Camillo-Forlanini con 50 in attesa di ricovero, 98 al Sant’Andrea con 20 utenti in attesa di ricovero, al Sant’Eugenio 101 con 33 in attesa di ricovero, 110 al Pertini con 46 pazienti in attesa di posti letto. In sintesi nei maggiori Ps della capitale c’erano circa 1000 pazienti di cui 1/3 in attesa di posto letto!”.

Oltre alle attese del posto letto, il sindacato evidenzia come questa situazione ricada anche sulle spalle della collettività “in quanto irrimediabilmente questa situazione comporta automezzi Ares fermi sui piazzali in attesa delle barelle occupate dai pazienti”.

Un problema noto, ma ancora senza soluzione. Infatti, attacca Barone, “ogni anno salta fuori in determinati periodi l'annoso e cronico problema dell'affollamento dei pronto soccorso. Ma è possibile che a livello Regionale (e ancor peggio a livello ospedaliero) ancora non riusciamo a gestire e risolvere queste situazioni? È vera emergenza o solo una maladministrration/mala gestio dei Dirigenti preposti nel trovare delle soluzioni efficaci, efficienti e durature? Nursind è molti anni che denuncia questa deriva palesemente permanente e consideriamo anche il fatto che ancora non siamo in pieno picco influenzale”.

E quindi ogni anno si assiste ai maxi affollamenti presso i locali del pronto soccorso (“che sono divenuti nei numeri a tutti gli effetti dei veri e propri reparti di degenza”). Situazioni che, evidenzia Barone, “a loro volta procurano come ‘effetto domino’ un aggravio di lavoro per il personale infermieristico e medico che deve alternarsi tra i nuovi arrivi e i pazienti in attesa di posto letto con tutte quelle situazioni di promiscuità e di assistenza precaria figli di questa disorganizzazione. La carenza ormai cronica di personale infermieristico determina ogni giorno condizioni di lavoro e di sicurezza molto disagiate (a volte addirittura troviamo numeri di infermieri inferiore ai parametri previsti dalle Dotazioni Organiche) tali da non rispondere in maniera efficace ed efficiente alla domanda dei cittadini”.

“Ci dicono dalle Direzioni – incalza il sindacalista del Nursind - che in realtà il problema critico è quello dei pochi posti letto nei reparti così chi deve essere ricoverato ed è già stato visitato dai colleghi del Dea rimane in attesa di un letto che non c’è. Si stima che il 40-50% del personale viene distratto dalle mansioni dell’emergenze effettive per dare assistenza ai pazienti in attesa di ricovero sulle barelle. Ma cosa si fa nelle strutture per evitare questo? A noi pare molto poco. Nascondere la testa sotto la sabbia non è una soluzione e cercare una spiegazione rischia di scontrarsi con chi non facilita il turn over o con chi non fa compiutamente il proprio lavoro”.

03 gennaio 2018
© Riproduzione riservata

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