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Roma. Costituito all’IDI il Working Group Melanoma di Alleanza Contro il Cancro

L’obiettivo è mettere a punto protocolli di caratterizzazione genetica del tumore sul singolo paziente in modo da destinare a ciascun malato il farmaco che offre la massima efficacia.

05 FEB - Individuare biomarcatori in grado di predire la terapia col minor tasso di collateralità possibile in assenza di beneficio clinico.

È questo l’obiettivo primario del Working Group Melanoma, unità collaborativa composta da medici e ricercatori nata, assieme ad altre sei, attorno ad Alleanza Contro il Cancro. Il protocollo, una volta a regime, garantirà anche una sensibile riduzione della spesa farmaceutica oncologica sostenuta dal sistema sanitario nazionale per terapie ad alto costo.

Il Working Group Melanoma riunisce 16 gruppi che si occupano prevalentemente di questa patologia negli IRCCS associati in cui vengono curati circa 4.000 pazienti ogni anno, 1.680 in terapia oncologica, 1.380 nuovi metastatici. I gruppi afferenti al Working Group Melanoma hanno partecipato a oltre un centinaio di studi clinici.

A coordinarlo è Giandomenico Russo, direttore del laboratorio di Oncologia Molecolare all’Istituto Dermopatico dell’Immacolata di Roma, dove trova sede e laboratori la segreteria operativa del working group.

“Nel cinquantennio compreso tra il 1950 e il 2000 il melanoma è aumentato del 600% e nella fascia d’età tra 0 e 50 anni è una delle neoplasie più frequenti. Nel 2018 sono attesi circa 14 mila casi con una leggera prevalenza per gli uomini stimata a circa 7.300, mentre l’incidenza tra le donne dovrebbe attestarsi intorno ai 6.700”, dice Russo.
 
Punto di partenza del lavoro del gruppo di lavoro del melanoma è la caratterizzazione delle alterazioni genomiche dei tumori nell’attuale routine clinica: solo pochi geni – delle centinaia alterate – vengono comunemente analizzati e non tutti i pazienti accedono a queste analisi. L’utilizzo delle tecnologie di nuova generazione (NGS – Next Generation Sequencing) consente al working group di effettuare un sequenziamento rapido – a costi contenuti e su larga scala – del genoma utile all’identificazione della migliore strategia terapeutica per ogni paziente.

“All’inizio, scoprire che il melanoma mutava in almeno 30 mila modalità differenti ci aveva particolarmente impensieriti – dice ancora Russo – anche se poi abbiamo compreso che in chiave immunoterapica eravamo dinnanzi a un vantaggio: la formazione parallela di nuovi antigeni permette infatti di stimolare il sistema immunitario a reazioni più incisive contro il melanoma tramite farmaci in grado di stimolare la risposta immunitaria”.

“L’attività del working group – conclude Russo – è focalizzata pertanto ad accorciare quanto più possibile i tempi tra i risultati della ricerca oncogenetica e il beneficio relativo per i pazienti favorendo la diffusione e l’implementazione dei test partendo dagli IRCCS ed espandendo poi il modello agli altri operatori sanitari nazionali”.

I responsabili per la parte clinica e preclinica del working group sono rispettivamente Paolo Ascierto dell’Istituto Pascale di Napoli e Licia Rivoltini dell’Istituto Nazionale Tumori di Milano.

05 febbraio 2018
© Riproduzione riservata

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