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Lazio. Liste d’attesa: agende uniche tra pubblico e privato e stretta sull’intramoenia. La proposta M5S

La proposta, che prevede anche maggiori investimenti sulla sanità pubblica con aumento di personale, macchinari, orari e giorni di attività degli ambulatori, è stata discussa ieri in Commissione Salute del Consiglio regionale. All’ordine del giorno anche le criticità della rete ictus, con i direttori generali dei centri hub che evidenziano la difficoltà di garantire il servizio h24 a causa di carenze di personale. IL TESTO DELLA PDL SULLE LISTE D'ATTESA

24 LUG - Iniziare, da settembre, a lavorare a una risoluzione condivisa sulle liste d’attesa, da consegnare al presidente della Regione, evitando conflitti di attribuzione tra una legge regionale e le prerogative esclusive del commissario ad acta in materia di organizzazione e gestione dei servizi sanitari, che ricomprende specificamente questa tipologia di intervento. È stato questo, come riferito da una nota dell’ufficio stampa del Consiglio regionale, l’esito della discussione ieri, in commissione Sanità sulla proposta di legge regionale n. 6 “Legge quadro per il governo delle liste di attesa”, primo firmatario il consigliere Davide Barillari (M5s).

La discussione ha visto anche un confronto con l’ufficio legislativo del Consiglio regionale e con l’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato.

Tra gli argomenti affrontati dalla proposta presentata dai Cinquestelle c’è la condivisione delle agende di tutte le strutture sanitarie, pubbliche e private accreditate, con il Cup e la Regione; stretta sull’intramoenia e maggiori investimenti sulla sanità pubblica con aumento di personale, macchinari, orari e giorni di disponibilità. E ancora: sistemi di monitoraggio sui risultati dell’abbattimento dei tempi d’attesa con verifica dell’operato del direttore generale di ogni Asl; revisione delle priorità di erogazione delle prestazioni, con tempi certi, e sanzioni per le strutture che non contribuiscono a rispettarli.

Ma le liste d’attesa non sono state l’unico tema sul tavolo della commissione.

A seguire, si è tenuta una audizione con i direttori generali delle aziende ospedaliere sedi dei centri hub della rete regionale ictus. Si tratta del San Camillo Forlanini, del Policlinico Tor Vergata, del Policlinico “Umberto I” e del Policlinico “Gemelli”, tutti rappresentati nell’audizione. Nell’introdurre quest’ultima, la consigliera Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) ha spiegato che il carattere di hub di questi centri è dato dal fatto che essi dovrebbero essere in grado di garantire un servizio h24 su queste emergenze, il che è venuto meno nel recente passato in talune situazioni, a causa di carenze soprattutto di personale. In effetti è emerso dalla audizione che sia a Tor Vergata, rappresentata dalla dottoressa Tiziana Frittelli e dal prof. Roberto Floris, che all’”Umberto I”, come riferito dal dott. Ferdinando Romano, il servizio è attualmente articolato su 12 ore giornaliere anziché 24 e questa situazione di emergenza dovrebbe essere superata solo a metà settembre.

Sulla stessa linea il direttore generale del San Camillo dott. Fabrizio D’Alba e i rappresentanti del “Gemelli”, dott. Andrea Cambieri e prof. Cesare Colosimo. La principale motivazione di questi problemi di personale sarebbe nel fatto che la figura professionale di cui trattasi, quella del neuroradiologo interventista, è di difficile formazione, come confermato anche dal rappresentante della direzione regionale intervenuto in commissione, dott. Casertano. Ma anche il mancato adeguamento delle retribuzioni e carichi di lavoro molto pesanti contribuirebbero a spingere il personale sanitario specializzato verso l’ambito privato, è stato aggiunto. La ricetta potrebbe essere, è stato quindi proposto, bandire borse specifiche per questa peculiare figura medica.

24 luglio 2018
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