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Coronavirus. Tamponi per tutti gli operatori sanitari e per i sospetti portatori asintomatici

23 MAR - Gentile Direttore,
è necessario un cambio di strategia. I dati degli ultimi giorni riguardanti la diffusione dell’epidemia da coronavirus in Italia sono drammatici. Speravamo in una attenuazione della diffusione alla luce dei provvedimenti restrittivi di distanziamento sociale, ma questo non sta avvenendo anche distanza di circa due settimane dall’avvio dei provvedimenti.
 
Aumenta ogni giorno di migliaia di unità il numero di nuovi contagi, aumentano di quasi mille al giorno il numero di morti. Al 22 marzo 2020 si osservano un totale di 59.138 casi positivi al Sars-CoV-2, con 19.846 pazienti ricoverati con sintomi, 3.009 in terapia intensiva, 7.024 guariti e 5.476 sono le persone decedute.
 
Si invoca tra le principali cause la mancata adesione di molto all’invito a restare a casa. Si attribuisce la diffusione al fatto che le strade, gli autobus e le metropolitane siano ancora affollate. Per tale motivo, misure ancora più restrittive di controllo sono state avviate e nuove ordinanze emanate. Il Presidente del Consiglio ha varato un nuovo DPCM che dispone per alcune settimane il blocco di attività produttive considerate non prioritarie. Queste misure anche se estremamente dolorose e limitative della nostra libertà sono necessarie ma da sole non bastano.
 
E’ necessario ricorrere ad un diverso approccio rispetto a quanto fatto finora per identificare le persone contagiate e fare in modo che entrino in una stretta quarantena. E come? Con una nuova strategia che prenda ispirazione dall’evidenza scientifica ormai ben comprovata sia da pubblicazioni su riviste internazionali di alto livello, ma anche dall’esperienza epidemiologica effettuata a Vò Euganeo, uno dei primi comuni colpiti dall’epidemia, che il numero elevato dei portatori sani del virus è elevato e ancora impossibile da determinare con precisione e che questi portatori possono essere diffusori della malattia.
 
Per identificare i portatori sani occorre fare quindi i tamponi sui sospetti portatori asintomatici, e farlo in maniera molto mirata. E’ ovvio che è impossibile ma anche non necessario fare tamponi su 60 milioni di cittadini, e oltretutto, ripeterli nel tempo in quanto non è detto che la negatività in un giorno non diventi positività nei giorni successivi.
 
Occorre seguire un criterio razionale, che è quello di andare a “tamponare” tutte le persone con cui i nuovi malati sintomatici e positivi al test sono stati in contatto negli ultimi giorni. E, qualora alcuni di essi risultassero positivi, tenerli sotto osservazione a casa ed evitare che abbiano ulteriori contatti con altre persone, inclusi i familiari.
 
Perché questo è un cambio di strategia? Perché finora i tamponi sono stati eseguiti solo a soggetti sintomatici che arrivano in ospedale in condizioni di malattia già conclamata. E questo chiaramente non è sufficiente. E’ chiaro che questa tracciatura dei portatori sani è possibile concretamente in misura maggiore nelle aree o anche nelle sotto-aree italiane dove la diffusione dell’epidemia non è elevatissima, anche perché altrimenti la numerosità sarebbe impossibile da gestire. Quindi si tratta di organizzarsi per pianificare un aumento dei tamponi da prelevare e dei test da effettuare, con un adeguato investimento di risorse che dovrebbe diventare di assoluta priorità.
 
A parte questa categoria di tracciature, occorre valutare la realtà degli ospedali. E’ assolutamente indispensabile garantire la sicurezza del personale sanitario tutto e dei pazienti di ogni genere che frequentano i nostri ospedali. E’ quindi opportuno intraprendere un’azione di screening per il contagio che riguarda tutto il personale sanitario, benché asintomatico, per identificare anche in questo caso i soggetti portatori e metterli in quarantena a casa fino al momento della loro negativizzazione.
 
Questo tipo di approccio ridurrebbe sia il rischio della potenziale diffusione di contagi tra gli stessi operatori, che tra loro e i malati. Da direttori scientifici di due IRCCS ci sentiamo di affermare che questa misura non è più procrastinabile. Finora è stato fatto espresso divieto di effettuare tamponi su persone asintomatiche e non sono disponibili le risorse necessarie e talora anche i laboratori pronti per fare queste indagini.
 
Riteniamo invece che ci debba essere un’inversione di tendenza e venga avviata un’azione di screening capillare negli ambienti ospedalieri. Noi siamo pronti a mettere a disposizione tutte le nostre competenze e tecnologie per attuare questo nuovo piano.

Gennaro Ciliberto
Direttore scientifico Istituto Nazionale Tumori Regina Elena
 
Aldo Morrone
Direttore scientifico Istituto dermatologico San Gallicano
 


23 marzo 2020
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