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Influenza e Coronavirus. Mai come oggi la vaccinazione antinfluenzale è un “buon affare”

Pur immaginando una progressiva riduzione della diffusione del Cov-SARS 19, ad ottobre ci troveremo nuovamente a far fronte ad una nuova epidemia influenzale ed è bene prepararsi fin d’ora. Per questo sarebbero opportune tre iniziative: rafforzamento campagna promozione vaccinale per persone a rischio; obbligo vaccinazione per operatori sanitari e vaccino gratuito anche alla fascia over 50

06 APR - L’emergenza Coronavirus nella sua fase più acuta sta impegnando tutte le strutture del Ssn per affrontare e risolvere la più grande crisi sanitaria da un secolo a questa parte.
 
Questa emergenza si inserisce, come ben noto, nella “normale” dinamica della stagione influenzale che è ancora in corso. I dati Influnet (ISS) alla 9ª settimana del 2020 (quindi metà febbraio) mostravano un andamento della mortalità che è in linea con quella attesa. La diffusione e la “forza” della normale influenza quest’anno non sembrava diversa da quella dei quattro anni precedenti.
 
Lo studio di Rosano et al comparso sull’International Journal of Infectuous Diseases a fine 2019, aveva stimato che in Italia in 4 stagioni l’effetto dell’influenza stagionale avesse portato ad un incremento di morti che variava tra 7.000 e 24.000 per anno (nelle diverse stagioni tra il 2012 e il 2016) con un totale di 68.000 morti in 4 anni per influenza, soprattutto tra persone con più di 65 anni.
 
In realtà la contemporanea presenza di una epidemia influenzale e della pandemia causa del Covid-19, sta mettendo in seria difficoltà i sistemi sanitari alle prese con la necessità di comprendere quali persone con sintomi che interessano le vie respiratorie, abbiano contratto il coronavirus e quelle che invece stanno attraversando una normale influenza. E’ ben evidente che una copertura vaccinale antinfluenzale più ampia avrebbe facilitato questa attività di screening e permesso di identificare più rapidamente i casi Covid.
 
Pur immaginando una progressiva riduzione della diffusione del Cov-SARS 19, ad ottobre ci troveremo nuovamente a far fronte ad una nuova epidemia influenzale ed è bene prepararsi fin d’ora. L’emergenza, al momento, sembra distogliere l’attenzione delle strutture del Ssn su questo tema.
 
Volendo però trarre un insegnamento da quanto sta accadendo alcuni aspetti credo debbano essere sottolineati e divenire prioritari:
• rafforzare la promozione della vaccinazione antinfluenzale per le persone a rischio, come gli anziani e i portatori di patologie croniche coinvolgendo in modo sistematico medici di famiglia e altre strutture territoriali dell’Ssn;
 
• rendere obbligatoria la vaccinazione per gli operatori sanitari indipendentemente dalla loro età e collocazione lavorativa;
 
• estendere la copertura vaccinale anche agli adulti attraverso campagne di comunicazione massicce e convincenti rendendo la vaccinazione gratuita per tutti i cittadini sopra i 50 anni.
 
Quest’ultimo aspetto è già stato indagato anche nei suoi effetti “economici”. E’ infatti evidente che la fascia 50-65 è una fascia di persone in attività sotto il profilo lavorativo e prendere una influenza, aldilà degli aspetti sanitari, ha delle implicazioni economiche per il reddito individuale e d’impresa, ma anche per il conseguente gettito fiscale (che si perde per via della perdita di produttività), che per le casse dell’INPS. Infatti da uno studio comparso nel 2010 sull’International Journal of Technology Assessment in Healthcare (Cicchetti et al., 2010) si evidenziava come l’allargamento alla popolazione 50-65 avrebbe generato dei savings al sistema sanitario laddove si fosse raggiunta una copertura del 32% che avrebbe ridotto il numero di casi in modo tale da abbattere oneri non solo a carico del Ssn ma anche della previdenza sociale tali da pareggiare le maggiori spese per la gestione della campagna vaccinale.
 
Uno studio più recente, appena pubblicato sullo stesso giornale (Ruggeri et al, 2020), mostra come una estensione della copertura vaccinale in grado di ridurre i casi influenzali da 2,1 milioni a 1,2 milioni, porterebbe ad una riduzione dell’impatto fiscale di 510 milioni di euro di cui 440 circa come riduzione spese per l’INPS per effetto della riduzione delle giornate di lavoro perse. La restante parte (circa 70 milioni) per il recupero del gettito fiscale dovuto alla mancata perdita di produttività sul lavoro. In altre parole lo studio mette in evidenza come per ogni euro investito in una vaccinazione in età adulta (50-65) il sistema economico ne recupererebbe 20.
 
A tutto questo si aggiunge la contingenza della “coda” (si spera) dell’emergenza Coronavirus. A novembre, potremmo ancora avere casi di ritorno che si andrebbero a sovrapporre ai nuovi casi di influenza. Se una fascia ampia della popolazione (da 50 anni in su) risultasse vaccinata, lo stress sul sistema sanitario sarebbe certamente inferiore con un impatto benefico sulla salute di cittadini ed operatori oltre che per le casse dello Stato.
 
Prof. Americo Cicchetti
Direttore Altems (Università Cattolica del Sacro Cuore)

 


06 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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