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Coronavirus. A pagare per errori e ritardi deve essere lo Stato

06 APR - Gentile Direttore,
il SSN è un bene comune, per questo potrebbe essere condivisibile che possa essere difeso da uno scudo penale e civile, come scrive la Dr.ssa Frittelli.
Ma anche gli operatori del SSN sono un bene comune, insostituibile e prezioso. Gli operatori sanitari, ben prima di questa crisi, hanno invocato uno scudo penale e civile, perché sono anni che subiscono angherie di ogni tipo, che frustano il lavoro e affievoliscono la passione con la quale ognuno ha iniziato la propria carriera in sanità.
 
E’ stato lungo il cammino per arrivare ad una legge che ponesse qualche limite, che rendesse meno esposto il sanitario di fronte al dilagare dei ricorsi legali. Ma anche questa legge non ha ridotto gli oneri ai quali ogni operatore deve sottostare, appena si adombra l’ipotesi di una denuncia.
La legge Gelli, alla fine è stato un bene anche per tentare di ridurre le enormi spese che la gran mole di cause genera sul SSN.
 
Ma se c’è un motivo per cui oggi sentir parlare di scudo penale e civile per il management aziendale fa ribollire di rabbia gli operatori sanitari è perché in questa terribile emergenza, si è continuato a ragionare, almeno nelle prime settimane, ancora una volta in termini di bilanci e di sostenibilità economica. In nome di questi principi si è “barato” dicendo agli operatori sanitari che le “mascherine non servivano”, se servivano era solo nei casi certi di positività dei pazienti, che il contatto primario non imponeva, e solo per loro, la quarantena ed il tampone se arrivano i sintomi respiratori….. e tutta una serie di ulteriori falsità scientifiche, che in breve sono state tutte smascherate e smentite.
 
I DPI non c’erano. Nessuno poteva fabbricarli in un istante. Era arrivato uno tsunami. Corretto, ma qualcuno sarà pur colpevole di tale carenza? Allora si doveva essere onesti e dire: siamo di fronte ad una situazione per la quale, purtroppo, non siamo preparati, possiamo fronteggiare il nemico con pochi mezzi, avreste bisogno di presidi ma non ne abbiamo a sufficienza, cerchiamo insieme tutte le strategie per ridurre i rischi il più possibile.
Le menzogne sono il motivo della rabbia. Non la crudeltà di questa grave, inimmaginabile catastrofe sanitaria.
 
Quindi si, ha ragione la Dr.ssa Frittelli, non devono pagare le Aziende Sanitarie, non togliamoli altre risorse. Se c’è un soggetto che è tenuto a pagare è lo Stato. Lo Stato che ha tagliato indiscriminatamente risorse, per decenni, scientemente, nonostante venisse dimostrato che questo stava già distruggendo il SSN, in condizioni “normali”.
 
Si sceglierà di tagliare su qualche altro settore di spesa, ma oggi non è più tempo di sentir parlare di “azienda”, di “budget”, di “piani di rientro”, di trasformare i medici in ragionieri.
 
Il sovvenzionamento del SSN deve rispondere solo a logiche di efficienza ed efficacia, non a calcoli astratti. Posti letto, medicina del territorio, sistemi di emergenza, risorse umane e strumentali secondo le condizioni sanitarie della popolazione, non decisi dai ministeri economici. E possibilmente uguali da Aosta a Pantelleria. Dice la saggezza popolare “la salute non ha prezzo”.
 
Lo Stato dovrà pagare, costituendo un fondo indennizzi, come si pagano i reduci di guerra. Lo Stato dovrà ricostruire il SSN, come si fa dopo una guerra.
 
Sandro Petrolati
Segretario aziendale Anaao Assomed, Azienda ospedaliera San Camillo, Roma

06 aprile 2020
© Riproduzione riservata

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