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Covid. Fials Roma: “Con la vera telemedicina il tracciamento dei positivi sarebbe stato automatico”

Il sindacato osserva come la tessera sanitaria oggi serva “solo come una mera conferma del codice fiscale”. E contesta al nostro Paese di essere ancora troppo indietro sulla digitalizzazione dei dati sanitari: “Avremmo sperato che il Covid avesse dato la giusta spinta alle diverse direzioni generali delle aziende sanitarie e ai dipartimenti regionali per accelerare sulla risoluzione dei tanti problemi che affliggono il Lazio. Macché. Siamo rimasti ancora agli anni ’80. La Regione si dia una mossa”.

02 DIC - “Ci hanno promesso che nel chip della tessera sanitaria, che a oggi si usa solo come una mera conferma del proprio codice fiscale, sarebbero stati raccolti e memorizzati i singoli dati sanitari in modo da essere consultati, valutati e aggiornati in tempo e modalità utili. A oggi la pandemia da Covid 19 ha fatto emergere tutte le criticità assistenziali tra cui la telemedicina. Ci saremmo aspettati che il Lazio fosse antesignana nell’utilizzo della digitalizzazione. Considerando poi che con l’inserimento dei dati sanitari nel chip il tracciamento dei positivi al Covid-19 sarebbe stato automatico”. E’ quanto denuncia la Segreteria provinciale Fials di Roma in una nota.

Per il sindacato “l’utilizzo dei social così tanto impiegato dalla Regione Lazio per divulgare notizie e informative avrebbe dovuto trovare ampio spazio anche nelle piattaforme digitali messe in piedi per compensare il gap preesistente. E invece nulla di fatto. Ci sono Paesi in Europa che fanno della digitalizzazione dei dati sanitari l’ordinaria gestione per migliorare sia l’offerta ai pazienti sia per ottimizzare l’appropriatezza degli esami diagnostici e specialistici e non ultimo i responsi delle diagnosi”.

“Quante risorse si risparmierebbero con gli archivi digitali piuttosto che cartacei? Quanto si risparmierebbe utilizzando ciascuno la propria card per trasferire i dati al proprio medico anziché scannerizzare e inviare? – prosegue la nota - Soldi per copie, stampe inutili che con il passare del tempo si danneggiano inevitabilmente. Ci rammarichiamo infatti che la Regione Lazio non abbia ancora trovato il modo di progettare una sanità digitale veloce, economica e capace di migliorare se stessa”.

“La prima proposta Fials sulla digitalizzazione- evidenzia il sindacato - risale al 2009: non fu ascoltata né presa in considerazione. A oggi ancora ci ritroviamo con le scartoffie e le cartelle ospedaliere dei malati in forma cartacea che per averle si deve attendere almeno un mese”.

“Avremmo sperato  - conclude la Fials - che il Covid avesse dato la giusta spinta alle diverse direzioni generali delle aziende sanitarie e ai dipartimenti regionali per accelerare sulla risoluzione dei tanti problemi che affliggono il Lazio. Macché. Siamo rimasti ancora agli anni ’80. La Regione si dia una mossa”.

02 dicembre 2020
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