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Pazienti oncologici e vaccino Covid. Necessarie due dosi per la massima protezione

Pubblicati su Annals of oncology i risultati di uno studio condotto all’Ospedale Belcolle di Viterbo. Se a 21 giorni dalla vaccinazione anti Covid i pazienti del gruppo di controllo (pazienti oncologici che avevano terminato il trattamento nei sei mesi precedenti) avevano un titolo anticorpale e una percentuale di sieroconversione significativamente maggiore rispetto ai pazienti in trattamento antitumorale, due mesi dopo la seconda dose questa differenza era nettamente ridotta. LO STUDIO

30 SET - Nell’ultimo numero della prestigiosa rivista scientifica Annals of oncology, è stato pubblicato uno studio clinico ideato e condotto presso l’unità operativa di Oncologica di Belcolle, diretta da Enzo Maria Ruggeri. Lo studio, non profit, denominato “Valutazione degli effetti dei trattamenti antitumorali nei pazienti oncologici sottoposti a percorso vaccinale SARS-COV2” è stato condotto tra marzo e maggio del 2021 su 366 pazienti in corso di trattamento oncologico immunodepressivo che si sono sottoposti a vaccinazione anti Covid-19.
 
Gli obiettivi principali del lavoro erano soprattutto quelli di conoscere gli effetti, in termini di efficacia e tossicità, del trattamento oncologico in pazienti sottoposti a vaccinazione contro SARS-CoV-2, di identificare sottogruppi a rischio di maggiori effetti collaterali, e sottogruppi a rischio di scarsa produzione anticorpale per effetto dei trattamenti oncologici.
 
“Tra le originalità dello studio - sottolinea Fabrizio Nelli, coordinatore della Lung unit e primo autore dello studio -, diversamente da tutti gli altri studi finora pubblicati, il gruppo di controllo non era composto da volontari sani, come in tutti gli altri studi finora pubblicati, ma da pazienti oncologici che avevano terminato il trattamento oncologico nei sei mesi precedenti. Questa scelta, effettuata per la prima volta in studi di questo tipo, ha migliorato il livello di attendibilità statistica e l’affidabilità scientifica dei risultati”.
 
Lo studio ha dimostrato che, dopo 21 giorni, i pazienti del gruppo di controllo avevano sviluppato un titolo anticorpale e una percentuale di sieroconversione significativamente maggiore rispetto ai pazienti in trattamento antitumorale; ma che, due mesi dopo la seconda dose di vaccino, questa differenza era nettamente ridotta sia per il titolo anticorpale sia per la percentuale di sieroconversione rispettivamente per il gruppo di controllo e per i pazienti in terapia.
 
“Dalle ulteriori analisi effettuate
- aggiunge Ruggeri -, sono poi emerse anche alcune correlazioni particolarmente originali, come sottolineato dai revisori internazionali dello studio, tra gli effetti della vaccinazione e il concomitante uso cronico di corticosteroidi o di fattori di crescita per i globuli bianchi nei pazienti in trattamento con chemioterapia. Interessanti, in particolare, sono le correlazioni emerse nella valutazione degli effetti collaterali della vaccinazione che, pur essendo estremamente limitati (17% dei pazienti), si sono rivelati più frequenti nei pazienti con condizioni generali mediocri, in quelli che facevano uso di fattori di crescita per i globuli bianchi e nel sesso femminile”.
 
“Una parte di questo studio - aggiunge Maria Agnese Fabbri, coordinatrice della Breast Unit della Asl viterbese -, quella che ha riguardato 100 pazienti affette da neoplasia mammaria in trattamento antiblastico e sottoposte a vaccinazione, è stata accettata per la presentazione al prossimo San Antonio Breast Cancer Congress, il congresso mondiale annuale sulla patologia mammaria che si terrà a San Antonio (USA) il prossimo dicembre in modalità webinar”.

“Un valore aggiunto rispetto al risultato ottenuto – conclude Ruggeri – è legato al fatto questo studio è il frutto di un lavoro svolto in equipe, in quanto al contributo offerto da tutti i medici dell’Oncologia, va aggiunto quello messo in campo dai colleghi della Patologia clinica, coordinati da Maria Assunta Silvestri, che hanno eseguito i test, e da Diana Giannarelli, biostatistica degli Istituti Fisioterapici Ospitalieri (IFO) di Roma, che ha eseguito le analisi statistiche. Ma il mio ringraziamento più grande va ai pazienti e ai loro familiari che hanno accettato di partecipare allo studio, oltre che al team infermieristico del Day hospital della Oncologia, senza i quali questo lavoro non sarebbe mai potuto essere eseguito”.
 
“Si tratta di un successo importante - commenta Ruggeri, direttore del dipartimento di Onco-ematologia e servizi della Asl di Viterbo -, sia per il prestigio della rivista, che è la settima al mondo del settore per rilevanza scientifica con un impact factor di 32,976, sia per la capacità mostrata dalla unità operativa di Oncologia nell’organizzare, condurre e pubblicare in breve tempo uno dei più ampi studi al mondo su questo specifica problematica”.
 
Lo studio proseguirà, con ulteriori valutazioni a sei mesi dalle prime due vaccinazioni, e con la terza dose di vaccino che, dalla scorsa settimana, anche l’equipe oncologica ha iniziato a somministrare ai pazienti presi in carico dalla struttura viterbese. 

30 settembre 2021
© Riproduzione riservata

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