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Il diritto allo studio per ragazzi fragili ai tempi del Covid

di Lega Italiana Fibrosi Cistica

03 DIC - Gentile Direttore,
sono ormai due anni che combattiamo tutti contro la pandemia da Covid-19 e la scuola è uno di quei settori che più si è dovuto organizzare ed adattare per rendere gli ambienti sicuri sia per il personale che per gli studenti, il tutto non senza discussioni. L’impegno degli organi preposti (Ministero della Salute e Ministero dell’Istruzione) sulle precauzioni da attivare è stato da subito alto, e in particolare l’attenzione è stata riservata a quei soggetti definiti “fragili”, ovvero alunni, docenti e personale che, per motivi di salute, richiedevano particolari precauzioni in quanto più soggetti al rischio.
 
Tutti quindi conosciamo ormai bene l’esperienza della Didattica a Distanza (DAD), le classi alternate, gli orari sfalzati e tutte le altre misure messe in atto per arginare la possibilità di contagio e oggi, grazie soprattutto alla vaccinazione e agli strumenti di prevenzione, si riesce a contenere il diffondersi della pandemia e i ragazzi sono tornati a frequentare in presenza e con regolarità, così come disposto ad inizio anno dal Ministero dell’Istruzione.
 
Ma allora cosa succede se un ragazzo “fragile” vuole frequentare in presenza? La scuola, contrariamente alle richieste dei genitori e al benestare del Centro che ha in cura il ragazzo, può impedire ad un paziente fragile di frequentare in presenza le lezioni? Non dovrebbe essere compito della Scuola garantire le lezioni in presenza e il diritto di frequenza adottando le precauzioni previste dalle normative vigenti?
 
La segnalazione è giunta al Servizio Sociale LIFC da parte dei genitori di un ragazzo che, presentata la documentazione richiesta dalla scuola all’inizio dell’anno scolastico e in accordo con il team di specialisti che ha in carico il giovane paziente, hanno espressamente chiesto che il ragazzo potesse frequentare l’anno scolastico in aula assieme a tutti i compagni.
 
Purtroppo, oltre alle lungaggini amministrative legate alle richieste dell’istituto scolastico in questione, la richiesta alla fine non è stata accolta e allo studente è stata accordata solamente la possibilità di recarsi in aula due volte alla settimana (e un’ora in un pomeriggio) e di seguire per i restanti giorni le lezioni in DAD.
 
A nulla è valso cercare un dialogo con la scuola, sia da parte della famiglia che da parte dei clinici (medici del Centro di Cura Regionale per la Fibrosi Cistica, pediatra di base, psicologo e diabetologo) che da parte della Lega Italiana Fibrosi Cistica, che mai è stata richiamata.
 
Il Dirigente Scolastico, nella comunicazione alla famiglia, ha risposto appellandosi alla Circolare n.134/2020 del MIUR che prevede, in base all’autonomia scolastica, che l’istituto scolastico “valuti” e che sia presa una decisione “per la maggior tutela del paziente”, anche se in questo specifico caso non è stata chiesta l’attivazione della DAD, ma di partecipare alle lezioni in presenza, dimostrando ampiamente come il paziente potesse regolarmente frequentare le lezioni in base allo stato di salute.
 
Infatti la fibrosi cistica, sebbene sia una patologia che richiede attenzioni e precauzioni costanti, se ben gestita e controllata periodicamente dagli specialisti può consentire una vita normale. Inoltre, è doveroso ricordare che le persone con fibrosi cistica sono da sempre abituate al distanziamento sociale, all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale e alla sanificazione personale e degli oggetti, pertanto il ragazzo sarà sicuramente in grado di gestire questi aspetti anche a scuola.
 
Come Associazione Pazienti ci rivolgiamo alle Istituzioni, affinché il bisogno di socialità e confronto di questo ragazzo siano ascoltati dalla scuola, che prima di tutto è luogo di condivisione e socializzazione tra i ragazzi. Riteniamo che il parere dei clinici che lo hanno in cura e conoscono in dettaglio la storia clinica e la condizione generale di salute debbano poter essere considerati dalla scuola sufficienti a garantire il rientro a lezione a maggior ragione poiché condivisi anche dalla famiglia stessa del ragazzo.
 
Infine, ricordiamo che il Piano Scuola 2021-2022 (diffuso con D.M. n° 257 del 6/8/2021) prevede la didattica in presenza e all’art.13 stabilisce che “Costituisce priorità irrinunciabile assicurare, adottando tutte le misure organizzative possibili d’intesa con le famiglie e le Associazioni per le persone con disabilità, la presenza quotidiana a scuola degli alunni con bisogni educativi speciali, in particolare di quelli con disabilità, nella vera e partecipata dimensione inclusiva, e per alcune disabilità potrà essere necessario ricercare accomodamenti ragionevoli, coerenti con le indicazioni del CTS’’, ovvero “nel rispetto delle indicazioni sul distanziamento fisico, la gestione degli alunni con disabilità certificata dovrà essere pianificata anche in riferimento alla numerosità, alla tipologia di disabilità, alle risorse professionali specificatamente dedicate, garantendo in via prioritaria la didattica in presenza”.
 
Ci auguriamo pertanto che il Dirigente Scolastico possa prendere nuovamente in considerazione la richiesta della famiglia acconsentendo alla frequenza quotidiana in aula del ragazzo.
 
Lega Italiana Fibrosi Cistica

03 dicembre 2021
© Riproduzione riservata

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