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Patto della Salute? Prima un Patto tra Professionisti 

di Carlo Catanesi

07 AGO - Gentile direttore,
appena approvata la spending review, ulteriore passo in avanti verso la privatizzazione del nostro SSN (se non è ancora ben chiaro), ho notato l’utilizzo oramai agonico del famigerato Patto della Salute come l’ultimo spiraglio di luce di una sanità pubblica oramai ridotta a rotoli, sprofondata nell’abisso dell’ anti-economicità nazionale dovuta da barbarie di dirigenti e politici da 30 anni.

Il Presidente Errani ha fatto bene a asserire di non voler firmare alcun Patto della Salute, di certo un patto eseguito con risorse scarse in un sistema completamente in rovina e sbriciolato di qualsiasi potere di affermazione pubblica non è un patto bensì un patteggiamento davanti a una corte marziale di economisti mascherati da tecnici che non hanno mai avuto e né avranno mai a cuore l’eticità e l’universalità del nostro SSN.
L’eticità è alla base della costruzione di un nuovo SSN, non formato da migliorie già eseguite durante gli anni ma di un cambiamento vero e proprio dell’intero sistema per non far diventare la sanità pubblica un lontano ricordo.

Ma come si può cambiare un sistema sanitario uguale da 30 anni? E attraverso quali sistemi? Da dove si può iniziare? Il cambiamento lo si può iniziare non attraverso un patto della salute di natura economica bensì attraverso un Patto tra Professionisti della salute: medici, infermieri, fisioterapisti, terapisti della riabilitazione, ecc. . Ogni giorno nelle corsie ospedaliere come nell’assistenza domiciliare sono i professionisti che erogano assistenza ai cittadini con le loro diverse competenze quindi gli attori protagonisti veri e propri del SSN sono proprio loro; allora chi meglio di altri può riuscire a proporre un cambiamento con un patto in cui si delineano competenze tra professionisti sanitari in grado di interagire tra loro per erogare e pianificare la miglior assistenza per paziente tipo permettendo un minor costo in termini di risorse?

Non può esistere un aumento di competenze senza un patto tra professioni come quello che si sta studiando per gli infermieri, certo si aumenta l’autonomia professionale di una figura che ha subito negli ultimi anni un evoluzione graduale che rimane seppur lontana da quella mondiale, ma a quale costo, nessuno si è mai domandato come la professione medica reagirà a questo cambiamento. Queste competenze intaccheranno la titolarità di una delle due professioni a discapito dell’altra, immaginate che cosa succederà: guerre tra sindacati di categoria, discussioni feroci tra professionisti all’interno delle corsie, lettere di richiamo, e in mezzo a tutto questo il cittadino: un fallimento totale.

Il Patto tra Professionisti consentirebbe invece un’interpretazione diversa della realtà sanitaria con una rete di professionisti sanitari interdipendenti che collaborano, elaborano ed evolvono l’offerta sanitaria modulandola alla domanda di salute dei cittadini e svolgendo campagne di promozione della salute per diminuire proprio la domanda che genera un costo di risorse maggiore rispetto alle risorse dedicate all’offerta. Se tutti gli operatori sanitari professionisti e non sono favorevoli a una sanità pubblica che secondo il loro parere deve migliorare le sue perfomance assistenziali perché non renderli protagonisti del cambiamento, almeno forse avremo una chance di salvare la sanità pubblica.

Carlo Catanesi
Infermiere

07 agosto 2012
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