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Retribuzione e carriere: donne medico troppo penalizzate

di Maria Teresa Coppola, Ketty Pesaresi

26 MAG -

Gentile direttore,
i dati sono chiarissimi, le donne Medico o Dirigenti del SSN sono molto svantaggiate rispetto ai colleghi uomini, il divario di retribuzione e di carriera è macroscopico: a parità di condizioni, le dirigenti percepiscono il 20% in meno dei colleghi e solo il 20% delle U.O. Complesse sono dirette da donne.

E’ ormai noto che attualmente il lavoro in Sanità si declina sempre più al femminile, anche nel settore della dirigenza. In Italia negli anni '80 del secolo scorso le studentesse di medicina rappresentavano il 30% degli iscritti: nel 2019 sono diventate il 56%. Le donne medico nella fascia di età 35-39 anni sono quasi il doppio dei colleghi uomini. Nella Dirigenza Sanitaria biologhe, chimiche, farmaciste, fisiche, psicologhe rappresentano ben il 76% del totale.

Eppure i dati ci dicono altrettanto chiaramente che in questa categoria il divario di retribuzione e di carriera è macroscopico: a parità di condizioni, le dirigenti percepiscono il 20% in meno dei colleghi e solo il 20% delle U.O. Complesse sono dirette da donne. Le dirigenti del SSN affrontano una serie di ostacoli nella piena realizzazione professionale, in gran parte comuni alle donne del resto del mondo del lavoro. Il nostro Paese ha già realizzato alcuni interventi normativi per garantire pari opportunità di genere occupazionale; ma per incidere operativamente sul cambio di passo nelle organizzazioni lavorative bisogna che l’autonomia negoziale non si traduca in pedissequa replica formale delle previsioni legislative. La contrattazione collettiva a partire dal prossimo contratto nazionale deve dare gambe e braccia al complesso di tutele già in essere; anche attraverso la contrattazione aziendale deve garantire che in ciascun posto di lavoro, si individuino procedure e strumenti condivisi di valutazione delle attività, di valorizzazione delle differenze, di promozione delle professionalità, divenendo veicolo di vera innovazione anche laddove la legge, da sola, non ci sia ancora riuscita.

La piattaforma per il rinnovo contrattuale 2019/21 della FPCGIL Medici e Dirigenza Sanitaria interpreta in tal senso il ruolo centrale della contrattazione nelle questioni di genere: a partire dalla previsione della composizione paritetica per genere di tutti gli organismi aziendali (organismo paritetico art. 6 bis CCNL vigente, organismi valutatori nell’attribuzione di incarichi gestionali e professionali) perché le scelte organizzative/riorganizzative valorizzino le carriere nelle diverse modalità lavorative dei professionisti e delle professioniste, per armonizzarle con le necessità di cura nella conciliazione dei tempi di vita/lavoro.  Per consentire di incidere realmente  sulla disparità retributiva accessoria fra i generi bisogna limitare il ricorso all’istituto del lavoro straordinario, che è più difficilmente fruibile dalle  donne in ragione del loro maggior carico di cura familiare. Bisogna promuovere piani di formazione aziendali flessibili e attenti alle diversità di genere, per es. attuando percorsi di reintegrazione al rientro dalla maternità. Ampliare la  fruibilità degli istituti dei permessi e congedi già normativamente sanciti, prevedendone la garanzia su base oraria e l’estensione alle necessità di cura fino al secondo grado di parentela.

Per incidere realmente sulla decostruzione dei ruoli di genere occorre estendere al settore pubblico i 10 giorni di congedo obbligatorio per paternità fino ad oggi prerogativa dei lavoratori del settore privato. È necessario evitare che il tempo ridotto, invece che una misura per agevolare la conciliazione col lavoro di cura si riveli un’ulteriore strumento di disparità, consentendolo anche per motivazioni di carattere personale e riconoscendo per intero l’indennità di esclusività di rapporto, poiché peraltro a tali professionisti/e è inibita l’attività libero professionale. Occorre rimettere al centro il tema della sicurezza delle dirigenti del SSN, poichè nel 70% dei casi la vittima di aggressioni in sanità è donna: prevedere dai bilanci aziendali risorse vincolate al contrasto alle aggressioni; garantire la costituzione di parte civile dell’Azienda, la possibilità di eleggere a domicilio l’indirizzo aziendale in caso di querela di parte, assicurare il supporto legale Aziendale ai/alle dirigenti vittime di violenza.

La lotta per le pari opportunità e la valorizzazione delle professioniste dei servizi sanitari non risponde solo a principi di equità fra uomo e donna, ma più in generale attiene all’universalità dei diritti. La storia insegna che le battaglie delle donne traguardano conquiste di libertà per tutti, gettando il seme per i diritti delle generazioni future.

Maria Teresa Coppola e Ketty Pesaresi

Esecutivo Nazionale Fp Cgil Medici e Dirigenti SSN



26 maggio 2022
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