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La necessità di un’alleanza

di Claudio Testuzza

13 GIU - Gentile Direttore,
le affermazioni, veramente improvvide, di Letizia Moratti sulle supplenze degli infermieri per contrastare la carenza dei MMG,  hanno sollevato un vespaio di polemiche da parte di medici, infermieri, sindacati e politici. La Federazione dei medici ha auspicato “provvedimenti urgenti, nel rispetto delle competenze di ogni singola professione”.

Ma forse  anche dal male, qualche volta, può nascere il bene. Perché, anche se è produttivo portare avanti un giusto rapporto sinergico tra medici e infermieri, questo non basta se non vediamo quello che succede, prima di tutto in casa nostra. 

E per casa nostra intendo il mondo medico del territorio e degli ospedali.

Una considerazione ritengo bisogna fare prioritariamente, per chiarire il contesto del problema,  che vorrei sottolineare : la fuga dei medici.

Già dal conto annuale del Tesoro del 2019 risultava che  il 2,9 % dei medici ospedalieri avesse deciso di dare le dimissioni, con picchi in alcuni settori come quello dell’emergenza, dove il problema dei turni troppo pesanti e non sicuri a tutela dei medici stessi, ha un peso ancora più rilevante

Nel triennio 2019-2021 sono andati in pensione circa 4.000 medici specialisti ogni anno per un totale di 12.000 camici bianchi. Nel triennio 2022-2024 andranno in pensione circa 10.000 medici Nelle corsie si aggiunge, al pensionamento, anche  il fenomeno della fuga dagli ospedali. Risulta, infatti, che dal 2019 al 2021 hanno abbandonato l’ospedale circa 9.000 camici bianchi per dimissioni volontarie. 

Nel 2021 sono andati in pensione 3.061 medici di famiglia. Nel 2022 getteranno la spugna altri 3.257.  E a questi numeri vanno aggiunti quelli relativi alla continuità assistenziale e alla pediatria. Sempre in due anni andranno in pensione infatti 678 guardie mediche e 749 pediatri di libera scelta.

Sono dati impressionanti e a cui anche l’incremento delle borse per  i corsi di medicina e le specializzazioni non potranno dare un sollievo prima di   quattro / cinque anni.

Nel frattempo i ruoli le professionalità dei medici tendono ad essere suppliti. Senza arrivare alla morattiana “supplenza degli infermieri”, il pericolo della perdita nel campo medico diventa sempre più attuale. 

 Oberati da competenze amministrative che pongono i professionisti  della materia ad assumere un ruolo prevaricante e di controllo a scapito dei medici, costretti da un imperio organizzativo da cui restano totalmente estranei, i medici, come i capponi di Renzo, si beccano fra loro. Medici di medicina generale imputano agli specialisti l’arroganza della gestione del malato. Gli ospedalieri  parlano dei generalisti come dei fannulloni solo pronti ad inviare al pronto soccorso qualunque paziente senza nessuna valutazione di effettiva necessità.

Le organizzazioni sindacali e professionali danno corda a questi contrasti e mala gestione del ruolo medico. Si può  continuare  a sperare in qualche miracolo mantenendo inalterato il potere arrogante di alcuni a contrasto con altri ? Ritenere che la propria “ casa”  sia la migliore e più forte e non vedere la riduzione  del peso di una professione assolutamente unica ?

Questa grave realtà, che si proietta anche  su i cittadini e sul servizio sanitario dovrebbe avere, invece, da subito, una fase  di raccordo fra i medici delle  strutture ed i professionisti in convenzione indipendentemente  dal ruolo da essi svolto. Una vera e propria “ alleanza ” con cui le organizzazioni sindacali e professionali possano valutare i passaggi e i termini di attività più possibilmente integrata e non contrapposta, come sfortunatamente avviene oggi.                

Deve aprirsi un dialogo iniziando dai termini contrattuali e convenzionali delle diverse professioni. Essere gli stessi medici, assieme, ad indicare i criteri dei processi e degli interventi propri di ognuno. Proporre una sorte di compensazione reciproca e concordata dei vari momenti di intervento sanitario. Gestire l’esistente e soprattutto il futuro  : 1.350 Case della Comunità, 400 Ospedali della Comunità, 600 Centrali Operative territoriali,  l’acquisto di 3.100 nuove apparecchiature, la creazione di 7.700 posti letto tra terapie intensive e sub intensive nonché l’attivazione di corsi di formazione per 300 mila dipendenti sulle infezioni ospedaliere.

Vogliamo lasciare ai burocrati e ad altri queste realtà ? Agli amici  sindacalisti ed ordinistici  mi sembra opportuno chiedere di scrollarsi di dosso la superbia  e la superiorità, promuovere ed accettare il dialogo, confrontarsi e non dividersi. Si tratta di un atto  di sopravvivenza di una professione che vede sempre  più scomparire il proprio ruolo sociale. Ricordiamoci che i capponi di Renzo, entrambi, sono finiti in pentola !

Claudio Testuzza

13 giugno 2022
© Riproduzione riservata

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