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Ricercatori Irccs e Izs, Speranza lasci in eredità la stabilizzazione del personale

di Associazione Ricercatori in Sanità

30 SET -

Gentile Direttore,
il Decreto Legislativo sul Riordino IRCCS approvato dal Governo in via preliminare contiene alcune cruciali risposte alle necessità della ricerca sanitaria pubblica italiana che l’Associazione Ricercatori in Sanità – Italia (ARSI) da anni evidenzia anche tramite Quotidiano Sanità. Finalmente vengono infatti sanciti due principi importanti per il personale della ricerca sanitaria:

Tali principi sono condizione necessaria ma non ancora sufficiente per vedere realizzato un impianto di ricerca sanitaria sostenibile ed attrattivo.

Innanzitutto, auspichiamo che la conferenza Stato-Regioni approvi tali principi e che le Regioni si facciano promotrici della definizione delle dotazioni organiche della ricerca nei propri IRCCS e IZS. Tutto il personale che afferisce al CCNL Comparto Sezione Ricerca dovrà essere incluso nel suddetto 35% delle piante organiche. Viene inoltre chiarito che il CCNL Comparto Sanità Ricerca può essere utilizzato anche a tempo indeterminato. Al momento, però, il 100% del personale della ricerca sanitaria pubblica è precario, da un minimo di 5 ad un massimo di 33 anni (media nazionale pari a circa 12 ANNI, 80% donne). Ricordando che gli Istituti pubblici in Italia non possono avere più del 20% di contratti a tempo determinato (fonte: Ministero del lavoro) riteniamo che nella revisione dell’impianto della ricerca sanitaria pubblica, del suddetto 35% dovrà avere un tempo indeterminato il 28% e restante 7% potrà avere un contratto a tempo determinato.

Questo renderebbe finalmente l’impianto della ricerca sanitaria pubblica in linea con le norme Italiane e sovranazionali (Direttiva Europea 70/99) secondo cui la forma ordinaria del rapporto di lavoro subordinato resta il contratto a tempo indeterminato, mentre il tempo determinato dovrebbe avere solo carattere di eccezionalità definito da chiari criteri. Va da sé che all’interno di Istituti quali gli IRCCS e IZS, che per Statuto devono svolgere Ricerca Sanitaria d’eccellenza, la presenza di lavoratori della Ricerca a tempo indeterminato non possa rappresentare l’eccezione, ma la norma.

La Piramide della Ricerca, come riportato nell’ODG corale multipartitico del 25/5 maggio scorso (ODG multipartitico approvato alla Camera in data 25 maggio 2022, seduta n. 701 9/3475-A/5), ha sortito esattamente l’effetto contrario delle intenzioni della legge ed ha, di fatto, regolarizzato, anziché arginare, l’abuso dei contratti a termine, gettando le basi per una sorta di “precariato a vita”.


L’esperimento socio-lavorativo della Piramide della Ricerca, ideato per formare il personale, è risultato un fallimento
perché applicato a personale con decenni di esperienza alle spalle, portando alla perdita del 25% di tale personale in soli 2 anni senza riuscire ad attirare alcun ricercatore dall’estero. Nella giungla contrattuale della ricerca sanitaria pubblica degli ultimi 30 anni, vi sono pregressi decennali quali co.co.co., borse di studio e partite iva che non si cancellano con l’istituzione di un contratto a tempo determinato, ma anzi si sommano, facendo esplodere la reiterazione di contratti a termine.

Dopo punte di 30 anni di precariato selvaggio nella pubblica amministrazione, riteniamo che questa situazione non sia più demandabile e chiediamo pertanto con forza che il Ministro Speranza concluda il Suo mandato lasciando in eredità al prossimo Governo, nella cornice della LdB, almeno un altro tassello mancante: la stabilizzazione del personale storico della ricerca sanitaria pubblica tramite emendamento della 205/2017.

Al di là che si deciderà di stanziare o meno fondi aggiuntivi per il personale della ricerca sanitaria pubblica, ARSI ritiene che dei fondi già stanziati dovrebbe essere data priorità di utilizzo alla salvaguardia dell’attuale prezioso know-how della ricerca sanitaria pubblica tramite interruzione dei suddetti abusi di contratti a termine pluridecennali. Il finanziamento strutturale per il personale della ricerca sanitaria previsto dalla legge 205/17 (90 milioni/anno a partire dal 2021) è più che sufficiente per coprire sine die il costo a tempo indeterminato del personale della ricerca sanitaria attualmente in essere (costo lordo intorno ai 70 milioni di euro). Formata una base solida, si potrà quindi pensare a migliorare l’esperimento socio-lavorativo della Piramide con nuovo personale da formare tramite contratti a tempo determinato e con l’istituzione delle necessarie figure dirigenziali che possano rendere attrattivo il sistema della ricerca sanitaria pubblica italiana.

Il personale garante dell’eccellenza sanitaria Italiana deve essere tutelato e deve essere spento il rischio della messa in mora dello Stato Italiano da parte della Comunità Europea e di vertenze a pioggia sugli Istituti per la vergognosa reiterazione di contratti a termine degli ultimi 30 anni che provocherebbero un danno economico immenso alla comunità.

Auspichiamo quindi che col nuovo Governo si potrà finalmente vedere approvato l’articolo che permetta la stabilizzazione del personale precario storico di IRCCS e IZS nella prossima Legge di Bilancio.

 

Associazione Ricercatori in Sanità - Italia (ARSI)



30 settembre 2022
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