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La demagogia facile del decreto Balduzzi

di Medici di Sanitŕ in Rete

15 SET - Gentile direttore,
in risposta ai numerosi articoli pubblicati di recente sulle principali testate italiane, in cui il segretario di uno dei sindacati di MMG afferma con sicurezza che i medici di famiglia sono in grandissima maggioranza soddisfatti delle proposte contenute nel recente decreto Balduzzi, ed in riferimento all'apertura degli studi di Medicina Generale 24 h al giorno per 7 giorni su 7, vorremmo puntualizzare quanto segue.

E’ purtroppo ormai consuetudine della politica ricorrere per qualsiasi decisione allo strumento della decretazione, misura sostanzialmente deputata a risolvere le questioni d’urgenza e questo governo di tecnici, non eletto dai cittadini e quindi inserito in una dinamica che appare poco democratica sembra non fare eccezione.
Riteniamo infatti che in una materia così importante come la riorganizzazione del SSN ed in particolare del suo cardine, ovvero la medicina di famiglia, sia necessaria una lunga e ponderata discussione in cui ognuna delle parti in causa sia chiamata ad esprimersi. Le riforme dall’alto, mascherate come urgenza ed inglobate in materia di spending review, non sono tollerabili in uno stato democratico, specie quando si ragiona della salute dei cittadini, principio sancito e tutelato dalla Costituzione.

Dunque vi è già un clamoroso errore di partenza in questo decreto, del quale oltre la non democraticità, si vede ben poco anche l’utilità. L’impossibilità per qualsiasi essere umano di lavorare 24 ore su 24 rende obbligatoria, come previsto dal decreto stesso, l’aggregazione di numerosi medici, la quale associazione non solo appare impossibile in moltissime parti del nostro Paese, ma obbligherà i cittadini a veri e propri viaggi della speranza per raggiungere l’agognata struttura. Ma quando i trafelati cittadini giungeranno all’interno dello studio medico si accorgeranno con disappunto di non trovare il loro medico di fiducia e questo potrà loro succedere in futuro numerose volte, con il risultato che il loro medico di fiducia in pratica non esisterà più. Dunque la riforma mira sostanzialmente a modificare gravemente il rapporto fiduciario medico /paziente, trasformando l’antico e sempre amato medico della persona nel medico della struttura e il classico paziente nel proprio fascicolo elettronico.
La riforma non solo non ridurrà ma verosimilmente aumenterà le spese, sia per creare le strutture polifunzionali sia per pagare chi vi opera (perché ad esempio l’attività notturna non può essere ricompensata come quella diurna); pertanto la riforma ad invarianza di spesa appare assai poco praticabile.
Non vi sarà inoltre alcuna riduzione degli accessi al PS, perché il paziente ansioso o chi sta veramente male continuerà ad andarci e perché il medico della struttura sarà in ogni caso obbligato ad inviare in Ospedale il paziente acuto, per difetto di procedure diagnostico-terapeutiche che solo in ambito ospedaliero possono avere la giusta dinamica. Il risultato che il decreto vorrebbe perseguire ossia svuotare i PS attraverso l’apertura degli ambulatori h24 non solo non sarà raggiunto ma si rivelerà inutile e costoso, perché il paziente ha diritto di recarsi dove vuole, perché attraverso l’indiscriminato aumento dell’offerta, attraverso una logica da supermarket, il consumismo sanitario tenderà a far lievitare i costi e perché il decreto non tiene conto della specificità dei ruoli professionali, non potendo l’assistenza di Medicina Generale essere interscambiabile con attività di Pronto Soccorso, di Emergenza e di Continuità Assistenziale.

L’apertura h24 servirà soltanto a coloro che ritengono per principio che tutto sia dovuto, i quali potranno recarsi in ogni momento e più volte al giorno, trovando sempre qualcuno del gruppone che li ascolta, con inutili e dannosi intasamenti a scapito delle vere e proprie patologie. Inoltre per le prestazioni di diagnostica nei megastudi serviranno soldi e competenze , perché non si può improvvisare una ecografia o un ECG se non si hanno il background e l’esperienza necessari; occorrerà pertanto ricorrere a specialisti , che dovranno essere pagati per la loro opera e che ben difficilmente accetteranno la disponibilità anche notturna , dal momento che la diagnostica già esiste nei PS. Dove sperimentati, i grupponi sono falliti o hanno dato pessimi risultati come evidenziato su BJGP e piuttosto siamo tra gli ultimi in Europa nell'avere Dipartimenti di Medicina di Famiglia e nell'essere veri specialisti in medicina di famiglia con pari dignità professionale,sociale economica e contrattuale rispetto agli altri medici.
Dunque moltissime ombre e ben poche luci nel decreto Balduzzi, che viene difeso a spada tratta da alcuni sindacati e ci chiediamo riguardo al necessario finanziamento delle aggregazioni quale soggetto pubblico o (privato?) dovrà amministrare il budget assegnato. E con quali garanzie? Saranno i sindacati a gestire tutto questo?
Ogni cittadino si troverà verosimilmente ad avere una specie di piccola dote per superare la quale il medico dovrà dimostrare l’effettiva necessità con perdita di tempo ed energie.
Cosa servirebbe dunque veramente a nostro avviso ?

I PS andrebbero potenziati e i MMG, che sono ancora oggi la figura nei confronti dei quali i cittadini italiani hanno la maggiore fiducia, andrebbero sostenuti ed incentivati non senza un’opera di educazione sanitaria nei confronti dei pazienti, ormai indispensabile per evitare accessi inutili in ambulatori ed ospedali e salvaguardare la salute di tutti. La Guardia Medica non andrebbe soppressa, ma potenziata, con adeguata preparazione dei medici, perché uno dei rischi dell’aggregazione mono o polifunzionale, se gestita attraverso budget contrattati con singole Regioni o singole ASL, oltre a determinare una frammentazione infinita del nostro Sistema Sanitario potrebbe porre seri problemi di qualità dell’assistenza perché c’è il rischio che con il budget si paghino medici alle prime armi per gli sgraditi turni di notte, con conseguente disservizio. Infine come esistono i premi produzione per i dirigenti amministrativi bisognerebbe introdurre una sorta di premio per i medici che curano bene i loro pazienti, ovvero per quelli che meglio educano, meno ricoverano e più assistono i loro pazienti.
Questo e non il populismo del "sempre disponibile" sarebbe il meccanismo giusto per una vera rivoluzione della Medicina di base, premiare i migliori e non obbligare tutti ad una vita d’inferno in unioni orgiastiche.

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15 settembre 2012
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