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Personale e stipendi. Che fare?

di Marcello Bozzi

04 NOV - Gentile Direttore,
sono sicuramente apprezzabili le dichiarazioni del Ministro Schillaci al Dataroom del Corriere della Sera e riprese anche da QS ma vale la pena di ricordare al Ministro (e al Governo) che nel SSN con ci sono solo i medici (peraltro i dati OCSE evidenziano appieno che non c’è carenza di medici ma carenza di medici specialisti) ma anche altre professioni sanitarie e di supporto che meritano pari considerazione.

L’impegno governativo, prendendo spunto dalle parole del Sig. Ministro riguarda i macro-argomenti “personale” e “stipendi”.

1. il personale - Da un punto di vista metodologico, prima di dire “cosa manca” è necessario determinare “cosa serve”. Gli strumenti a disposizione sono due:

a. il DM 70 2015 (standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all'assistenza ospedaliera) – Una rigorosa analisi potrebbe essere di fondamentale importanza per comprendere se l’attuale distribuzione di strutture ospedaliere è in difetto o in eccesso rispetto agli standard richiamati (magari considerando solo il valore percentuale più favorevole previsto dal DM), evitando gli artifizi usati da diverse Regioni ed Aziende Sanitarie che hanno deliberato “ospedali unici” accorpando in una più strutture ospedaliere (ma per il DM 70/2015 uno vale uno!).

L’analisi deve tenere conto anche delle evoluzioni scientifiche, tecnologiche e metodologiche nel frattempo avvenute, per eventuali adeguamenti allo stesso DM (e non è scontata l’implementazione), per una più corretta e razionale distribuzione delle strutture ospedaliere e dei servizi per l’emergenza, per la massima tutela e garanzia nei confronti dell’utenza, anche con un occhio attento alle caratteristiche territoriali (e alla casistica).

Un passaggio successivo potrebbe essere quello di definire precisi standard di riferimento relativamente al personale necessario per consentire il funzionamento delle strutture, mutuando (ovviamente solo da un punto di vista metodologico) quanto previsto 35 anni fa dall’allora Ministro Donat Cattin, tenuto conto delle evoluzioni formative e normative che hanno riguardato le 22 professioni sanitarie e gli auspicabili (ed urgenti) cambiamenti formativi e di “profilo” degli Operatori di Supporto (skill-mix e staffing adeguati alle evoluzioni richiamate, ai nuovi bisogni della popolazione e alle nuove esigenze di funzionamento delle strutture).

Per la Dirigenza delle Professioni Sanitarie è necessario definire chiaramente (anche con chiari indirizzi alle Regioni e alle Aziende, per quella necessità di uniformità su tutto il Paese, richiamata dal Sig. Ministro) la strutturazione e la distribuzione a livello Aziendale (auspicabilmente 1 SC per ogni Azienda, 1 SS per ogni Ospedale e per ogni Distretto, mutuando quanto già in essere per la Dirigenza Medica, 1 Incarico Professionale per i livelli dipartimentali e per le strutture ad alta complessità – es. piastre chirurgiche), i ruoli e le responsabilità (al pari delle altre dirigenze sanitarie).

Vanno considerate con pari diritti e pari dignità le altre Aree (Riabilitativa, Tecnica, della Prevenzione), con approfondimenti che devono riguardare la tipologia delle strutture, la complessità degli interventi e la numerosità di risorse assegnate. Per un utilizzo razionale delle risorse si suggerisce il “congelamento” delle posizioni oggi presenti, valorizzate con incarichi di funzione, ma afferenti all’area del comparto. La vera valorizzazione si realizzerebbe con il riconoscimento del ruolo dirigenziale (con accesso con le medesime modalità previste per la dirigenza sanitaria).

b. il DM 77 2022 - Regolamento recante la definizione di modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel SSN – Non è tanto importante “il contenitore” e la sua denominazione, quanto “il contenuto” ed i servizi previsti e garantiti. Va ripensato l’intero sistema dei servizi territoriali (che per alcuni aspetti coinvolge anche le strutture ospedaliere – es. PDTA - auspicabilmente “transitabili” nei servizi territoriali). È necessario portare tutti i professionisti interessati intorno ad un tavolo per la condivisione del progetto e dei relativi percorsi e processi, con il coinvolgimento di tutti (a partire dai MMG/PLS), nel rispetto delle autonomie e responsabilità di ognuno. Anche per i servizi territoriali, a prescindere dalle denominazioni, prima di dichiarare “cosa manca” è necessario verificare cosa già c’è e, a seguire, sulla base degli standard definiti dal DM richiamato, evidenziare le nuove necessità (senza escludere la possibilità di riscontrare un “difetto” nello standard ipotizzato).

2. Gli stipendi – E’ il momento di riconoscere pari diritti e pari dignità a tutta la Dirigenza Sanitaria. Ad oggi la Dirigenza delle professioni Sanitarie è l’unica a non avere il riconoscimento dell’Indennità di Esclusività ed è in compagnia di poche altre a non avere il riconoscimento dell’Indennità di Specificità (quando ogni professione ha caratterizzazioni e specificità proprie e l’operatività obbliga sempre una integrazione con saperi afferenti ad altre discipline).

Serve volontà e coraggio!

Marcello Bozzi
Segretario ANDPROSAN – Associata COSMED

04 novembre 2022
© Riproduzione riservata

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