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Io, medico ospedaliero a 26 anni. Una chimera per i colleghi di oggi

di Alessandro Vergallo

11 OTT - Gentile Direttore,
ho iniziato a leggere la lettera del dott. Magnani con grande interesse. Poco a poco, l’interesse si è tramutato nella piena condivisione della frase “quanto siamo ritenuti giovani alla mia età nel nostro paese e come invece siano ritenuti esperti e capaci di insegnare ai più giovani i nostri colleghi coetanei americani”. Da applauso, proprio in queste ore in cui si apprende che il governo Monti, quello dello sviluppo e dell’equità, pensa di sviluppare la sanità italiana equiparando rigorosamente la gerontocrazia dei direttori generali e dei primari ospedalieri fino ai 70 anni degli universitari.

E qui si arresta la condivisione… eh sì, perché il resto della lettera è francamente fuorviante e in mala fede. Oppure frutto di disinformazione, o di un viaggio frettoloso. Molti medici italiani conoscono la realtà USA, non solo il dottor Magnani. Sulla questione infermieristica, gli sfugge che “il perfetto controllo medico” sotto il quale, dice lui, operano gli “allied health care professionals” esiste solo nel suo immaginario. E comunque, ai progetti italiani di sviluppo della professione infermieristica non è affatto "noto che comunque il medico è al centro del processo diagnostico e terapeutico”, visto che sono improntati, a torto o a ragione, proprio al superamento del “medico-centrismo”. Un miscuglio di parole senza senso. Ma su questo sono già scorsi fiumi di parole, e non voglio insistere.

Mi preme molto di più soffermarmi sull’indignazione che provocano altre parole del collega Magnani, che esprimono opinioni confuse e
contraddittorie: quelle su una rediviva (reale?) pletora medica, per esempio, per la quale in anni passati “si inventavano i lavori per i medici per non farli morire di fame”. Una pletora confermata dai dati OCSE, certo, peccato che negli ospedali i medici non abbondino. Del resto, nel 2007 lo stesso Magnani, allora per conto di Federspecializzandi, sosteneva che “la carenza degli organici … viene sopperita dal lavoro degli specializzandi” (Il Messaggero 10.02.2007, "Il lato oscuro dell'assistenza" - articolo di Carla Massi).

Evidentemente, dal 2007 ad oggi i medici ospedalieri strutturati sono aumentati, e le carenze non esistono più. O forse sono aumentate, quelle e altre. Oppure semplicemente si commisurano alla convenienza di chi ora le sostiene, ora le confuta. E in certi casi la convenienza si misura anche con il metro del guadagno economico, in essere o sperato per il futuro: meno siamo, meglio stiamo. E qui sì che si potrebbe continuare.
Qui me ne astengo, e vengo ad un’altra affermazione, come quella di far svolgere parte del lavoro attualmente svolto dal medico (e perché non pure quello dell’infermiere?) ad altri, personale amministrativo compreso. “In questo modo, è ovvio, i medici sarebbe(ro) in numero più che sufficiente”. E’ assurdo che chi ieri si lamentava del proprio lavoro di specializzando che vicariava quello dello specialista oggi ne sostenga la necessità agli stessi fini. E’ assurdo, ma comprensibile: finita la specializzazione, e ottenuto il posto di lavoro, è cambiato lo “status” di chi la sosteneva…

Quanto all'aforisma "il vero miracolo italiano sono 330.000 medici che magnano tutti”…, perla di saggezza che si commenta da sé, ho già avvisato il responsabile nazionale del sindacato cui si riferisce, affinchè faccia le sue riflessioni.
E che dire del “bisogno di riorganizzare il sistema sanitario, come sembra voglia fare questo governo, che infatti non è fatto da politici”?
Si studi bene il dottor Magnani, e non attraverso la sua fervida immaginazione, le norme già emanate e quelle in progetto, compresa l’elevazione dell’età pensionabile dei medici ospedalieri. Forse si accorgerà che essere una voce fuori dal coro non è sempre sinonimo di eccellenza. Ma per inciso, se è così entusiasta di questa voglia governativa di fare, perché la taccia di “mancanza di progettualità”?

Tutto questo per concludere con la dimostrazione che questa mia sconfessa un’altra sua convinzione: quella secondo cui “nessuno vede le cose dal punto di vista di un giovane … e … nessuno continuerà a parlarne”. Una convinzione di un giovane che sembra vecchio. Eccome se ne parleremo, in ambito sindacale, della condizione di una sanità che da vecchia sta diventando vetusta, anche per la gerontizzazione dei medici voluta pervicacemente dalla politica, senza litanie né battaglie di retroguardia che tanto lo annoiano e gli fanno presagire il peggio! E con maggior coerenza, il dottor Magnani può starne certo. Ne parlerà anche chi, come nel mio caso, è specialista da poco tempo più di lui, di poco più vecchio, e forse con minori paure, visto che ha avuto la ventura di poter essere medico ospedaliero dall'età di 26 anni. Ventura che per i giovani medici di oggi è una chimera, purtroppo.
 
Dott. Alessandro Vergallo
Presidente AAROI-EMAC Lombardia
 

11 ottobre 2012
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