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Remunerazione farmacie, prezzi e liberalizzazioni. Facciamo il punto?

di Vincenzo Ronga

24 APR - Gentile Direttore,
ho sempre pensato che il sistema farmacia in Italia fosse un modello da seguire anche se le norme che le regolano abbiano circa 100 anni.
In effetti di buono vi erano norme che stabilivano che una licenza fosse legata ad un persona e che la produzione, la distribuzione intermedia e la distribuzione al dettaglio fosse effettuata da soggetti giuridici diversi.
 
Di fatto dette norme impedivano che vi fossero uno o più soggetti dominanti tali da alterare il sistema stesso.
Norme antiquate erano quelle che impedivano la liberalizzazione del prezzo del farmaco  visto che vi era una discriminazione del pagamento tra pubblico e privato (vedi voce sconto al Ssn presente in notula).
Il decreto “Cresci Italia” in questo senso qualcosa ha prodotto ma ha dimenticato del tutto di liberalizzare in parte o in toto il costo dell’acquisto del farmaco.
Anche in questo caso vi è discrepanza del costo di acquisto del farmaco tra pubblico e privato (pht docet).
Ad oggi di questo  non trovo conferma nella nuova convenzione né si tiene conto che in alcuni paesi (leggi G.B.) i farmaci a brevetto scaduto vengono venduti con un ulteriore 10% di sconto.
 
Di certo una norma del genere sarebbe di facile attuazione potendo non rientrare nella nuova convezione farmaceutica . Detta liberalizzazione  da una parte darebbe maggiore redditività alle farmacie (dove specie al meridione sono in estrema sofferenza) e dall’altra creerebbe maggiore competizione tra produttori di farmaci  a  brevetto  scaduto.
 
Per ultimo il mio pensiero va alla proposta sulla nuova convenzione dove si introduce un nuovo concetto “prestazione”.
La nuova remunerazione prevede appunto il pagamento dell’erogazione del farmaco introducendo il “concetto di prestazione”, ma questo concetto non viene riportato nella remunerazione dei collaboratori farmacisti. Concetto che secondo me deve essere tenuto conto sia nel costo della prestazione che il Ssn paga al farmacista (proposte troppo basse anche tenuto conto delle tariffe di altri paesi europei) e sia perché parte di questo introito deve essere utilizzato per aumentare gli onorari dei collaboratori farmacisti  portandoli sia a livello dei collaboratori farmacisti europei, sia a livello degli operatori sanitari laureati che lavorano presso il pubblico.
 
Vincenzo Ronga
Titolare farmacia

24 aprile 2013
© Riproduzione riservata

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