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Lo sport “non è” libero. Il ruolo del medico è fondamentale. Parola di chinesiologo

di Luca Barbin

08 SET - Gentile direttore,
nuovamente mi trovo a dover replicare sul suo quotidiano ad un articolo dei fisioterapisti dell'Aifi in merito a questioni che ad essi non spettano e non riguardano: lo Sport e le Attività Motorie. Mi si lasci pur dire che l'atteggiamento attuale della fisioterapia italiana è alquanto schizofrenico: da un lato vorrebbe salvaguardare la propria professione, un dovere che non può e non deve assolutamente trasformarsi in "dogma" o "guerra santa", dall'altro sta cercando disperatamente di auto-attribuirsi funzioni ed attitudini professionali che non possiede, nella fattispecie: un'attitudine "sportiva" la quale è così distante dalla fisioterapia da lasciare sgomenti ma anche preoccupati, essendo noi chinesiologi dottori in Scienze Motorie e Diplomati ISEF i professionisti che da sempre si occupano di Sport ed Attività fisiche, motorie e sportive: un concetto che e' ben diverso dallo "Sport" competitivo propriamente detto.
 
La presunta "medicalizzazione" dello Sport italiano, una peculiarità tutta italiana, è un fatto sancito dalla legge italiana esistendo una specifica specializzazione medica in Medicina dello Sport, la quale rappresenta una specialità medica preventiva che da sempre si interfaccia con le scienze dell'Educazione Fisica e dello Sport, aventi anch'essi un comprovato carattere preventivo.
 
Basti pensare alla prevenzione delle neoplasie del colon, alla prevenzione delle dislipidemie, alla prevenzione degli infarti del miocardio ma anche a quella delle cadute nell'anziano, alla prevenzione delle malattie dell'apparato respiratorio e dei traumi di quello locomotore per comprendere quanto teoria medica e pratica motoria interagiscano tra loro per garantire salute, benessere e prevenzione.
 
Basti pensare alla medicina dello sport come forma di prevenzione secondaria in cui la valutazione funzionale viene a rappresentare un fattore diagnostico in grado non solo di prevenire in senso lato le malattie ma molto spesso di scoprirle in tempo, potendo così intervenire a salvare molte vite. Quanti soggetti sportivi hanno scoperto vizi valvolari, aritmie evidenti solo sotto sforzo se non aneurismi dell'aorta solo sottoponendosi a visita medica di idoneità sportiva?
 
Tutto ciò fa ormai parte oggi della nostra vita, della nostra società, del nostro sviluppo scientifico e tecnologico . Non possiamo arrestarci e fare marcia indietro rispetto a tutto questo nuovo sapere che contribuisce nel bene a salvaguardare vite umane.
 
Ebbene, negli ultimi tre anni, seppur con positivo stupore, noi dottori in Scienze Motorie, Chinesiologi con legge n. 04/2013, non facciamo praticamente altro che ritrovare giornali, riviste, siti e quotidiani in cui dei fisioterapisti, dei sanitari ben inquadrati dalla legge italiana con Decreto Ministeriale n. 741/1994, fanno tutto meno che il proprio mestiere: suggeriscono diete, esercizi dimagranti, attività fisiche e sportive per casalinghe ed altri consigli professionali che non appartengono al proprio profilo sanitario.
 
La cosa, dopo tanti anni nei quali i fisioterapisti hanno denigrato, addirittura ridicolizzato con vignette i Chinesiologi, lascerebbe ben sperare per il futuro Direttore se non vi fosse un problema assolutamente da non sottovalutare: i fisioterapisti (D.M. n. 741/1994) non sono per legge i professionisti preposti ad occuparsi di Sport e di Attività fisica o motoria (D.Lgs. n. 178/1998) i quali sono i dottori in Scienze Motorie chinesiologi, a parte quella svolta in qualità di prescrizione medico specialistica che tuttavia ha la propria funzione non nel prevenire o curare attraverso l'esercizio fisico bensì nel ripristinare quelle funzioni organiche o motorie che sono andate perdute. 
 
Come già esposto varie volte in passato, dette funzioni preventive attraverso l'esercizio fisico sono invece deputate dalla legge italiana ai dottori in Scienze Motorie Chinesiologi, i quali sono in grado di progettare, condurre e gestire tanto le attività fisiche preventive, quanto quelle sportive non che quelle adattate all'handicap, adattandole alla geriatria, alle diverse abilità non che alle diverse specificità di genere, siano esse: sesso, età o condizione sociale.
 
Non si comprende allora, o meglio se ne comprende la sola attuale sofferenza professionale generalizzata, come sia possibile che una categoria professionale sanitaria quale quella dei fisioterapisti ritenga non solo di essere in grado generalmente di essere in grado di svolgere professionalmente funzioni che non sono le proprie e sulle quali non e' formata ma addirittura di voler avere l'ultima parola anche su queste, delle quali, come si evince dal profilo sancito dal D.M. 741/94 i fisioterapisti non conoscono nulla ne' tanto meno hanno funzioni ad essi specificatamente attribuite.
 
Capiamo che i fisioterapisti continuino a percepire il timore della competizione con i Chinesiologi, categoria scientificamente nuova, alternativa a loro soprattutto a livello sociale ed in continua crescita ed espansione ma tale "gara" oltre che assurda è del tutto infondata non che nociva per la popolazione italiana poiché le due professioni, come già ribadito più volte, sono troppo distanti tra loro per poter "competere" tanto quanto sarebbero invece scientificamente affini per poter collaborare per un bene comune: la Salute.
 
Lo Sport non è affatto "libero", lo Sport è invece molto insidioso perché nello Sport la macchina umana viene portata al limite, un limite che i dottori in Scienze Motorie Chinesiologi ben conoscono, nel 99% dei casi in prima persona già da atleti o praticanti attività fisiche, cosa in se' che già li caratterizza rispetto a qualsiasi altro professionista sanitario o meno, quindi quali professionisti che si sono formati attraverso 6000 o 9000 ore di studio presso le università italiane che al 99% sono proprio quelle di medicina e chirurgia: le stesse dove vengono formati gli stessi fisioterapisti.
 
Come Associazione nazionale di Dottori in Scienze Motorie - DMSA - come presidente nazionale della stessa, non posso pensare, non voglio pensare che si possa credere di lasciare una materia così varia e potenzialmente pericolosa se non monitorata come lo Sport nelle mani di chiunque con la sciocca convinzione che lo Sport "sia libero". Di "libero" un tale concetto ha solo un potenziale nocumento.
 
Lo Sport ha regole severe che aiutano a crescere ed a mantenersi sia fisicamente che mentalmente giovani, lo sport è fatica e dedizione, sofferenza, perseveranza, efficacia ed auto-efficacia ma è anche pericolo.
 
Pericolo perché lo sport implica parametri fisiologici portati all'estremo: pressione arteriosa, battiti per minuto, gittata cardiaca, ritorno venoso, litri di sangue per minuto circolanti, ventilazione, perfusione, scambi gassosi possono generare vere e proprie catastrofi in organismi non perfettamente allenati o funzionalmente valutati.
 
E per fortuna non tutto è "medicina", non tutto è "sanità", non tutto può essere confezionato come un "farmaco". Questo, sia i medici che i fisioterapisti dovrebbero cercare di capirlo bene, una volta per tutte: perché i malati cronici clinicamente stabilizzati, le Persone, hanno il sacrosanto diritto di non sentirsi più dei "malati".
 
È per questa rieducazione di tipo sociale che l'attività motoria deve essere progettata, condotta e valutata da dottori in Scienze Motorie Chinesiologi e non da altri su prescrizione medica:
 
1) perché serve l'autorizzazione di un medico per sancire chi abbia giovamento in totale assenza di controindicazioni, come già espresso e sancito in sede ministeriale;
2) perché al di fuori dai contesti clinici, parliamo infatti di soggetti destinatari non più degenti, nessun professionista sanitario  italiano è attualmente in grado  né autorizzato per legge a poter condurre protocolli che non siano "clinici" ma destinati a particolari categorie di ex- malati al di fuori delle strutture sanitarie.
 
L'ordinamento italiano si è espresso in tal senso nel 1998, con l'istituzione dei corsi di laurea in Scienze Motorie, applicando le direttive europee e stabilendo quattro sottordini di finalità professionali: insegnamento scolastico, insegnamento/addestramento tecnico sportivo, insegnamento, conduzione, progettazione e supervisione di attività motorie adattate a tutte, senza alcun limite, le forme di handicap o di diversa abilità ed attività di tipo manageriale (D.Lgs. n. 178/1998).
 
Queste sono le leggi: ai fisioterapisti la riabilitazione e la prevenzione clinica di ciò che è andato perduto, ai dottori in Scienze Motorie, oggi Chinesiologi, la prevenzione, il mantenimento e il recupero non-clinico di tutte le funzioni fisiologiche, incluse quelle dei diversamente abili che si trovano in un limbo parasanitario nel quale non possono essere definiti perfettamente  "sani" seppur guariti, concetto tuttavia molto relativo, vedi OMS, né tanto meno "malati", poiché ormai dimessi dai nosocomi e non più nelle condizioni di dovervi fare ricorso.
 
Per tutte queste Persone, che come tali andrebbero trattate anziché essere considerate solo come un bacino d'utenza, il Ministero della Salute, le Associazioni di Chinesiologi dottori in Scienze Motorie e, a nostro modo di vedere del tutto pleonasticamente, anche le Associazioni fisioterapiche hanno sottoscritto un apposito documento ministeriale firmato nel quale si è cercato di dare risposte sociali alla popolazione che di trova in condizione di diversa abilità, conferendo anche ai Chinesiologi una risposta politica su una piccolissima parte di tutte quelle funzioni potenziali che essi già esercitano e potranno esercitare assolutamente per legge.
 
Occorrerebbe quindi stabilire "quali" possano essere i destinatari di detto servizio chinesiologico e "chi" sia a prescriverlo.
Nel secondo caso sicuramente i medici, nel primo sicuramente i loro pazienti.
 
Ciò detto è plausibile pensare che un fisioterapista o qualsiasi altro sanitario italiano possa oggi nel terzo millennio, senza alcuna formazione specifica, farsi carico di detto delicato servizio, il quale verrà svolto al 100% al di fuori dalle strutture sanitarie?
 
È plausibile pensare che i destinatari del servizio di Attività Motoria Adattata  possano svolgere detta prescrizione di attività fisica o motoria senza la supervisione, condizione, progettazione di professionisti specializzati quali sono i chinesiologi dottori in Scienze Motorie a tale funzione accademicamente, scientificamente e giuridicamente preposti?
 
È plausibile pensare che piccoli eserciti di diabetici, cardiopatici e bronchitici cronici bpco italiani, comunitari e non possano, "motu proprio" e generalmente anziani decondizionati gestire la propria situazione di salute precaria la quale sta a metà tra la normalità e la malattia?
 
Noi crediamo di no, ma per ottenere questa certezza occorre che ognuno svolga le proprie funzioni senza stare a guardare cosa fanno gli altri. I fisioterapisti dovrebbero avere già parecchio da fare, hanno ottenuto nel 1994 un profilo professionale che si può definire quasi "totalitario" professionalmente e senza mai aver avuto nessuno che vi si opponesse. I Chinesiologi sono nati solo nel 1998 crescendo tra spine, rovi ed ortiche gettate da orde di altre professioni che hanno cercato e che sono riuscite ad ogni modo a tracciarne paletti ma nonostante ciò la sfera della Salute Umana è talmente varia, vasta, i problemi e i bisogni talmente tanti che professionalmente non solo c'è spazio per tutti ma ve ne è addirittura la concreta, logica e sensata necessità.
 
I Chinesiologi fanno questo da sempre: operano in settori delicatissimi della motricità e della Chinesiologia umana non utilizzandola come fine ultimo, bensì come mezzo affinché si raggiungano degli obiettivi che sono evolutivi nei giovani, di mantenimento, recupero e prevenzione negli adulti, sociali, preventivi o di recupero negli anziani e nei diversamente abili.
 
Basterebbe capirlo per avere una risorsa SOCIALE e non sanitaria in più se realmente si tenesse alla Salute generale della propria Popolazione e non solo ai benefit e al benessere corporativo della propria lobby.
 
Dr. Luca Barbin
Presidente DMSA

08 settembre 2013
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