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Spending review e standard medici/infermieri. Un’opportunità da “programmare”

di Marcello Bozzi

04 DIC - Gentile Direttore,
ho letto con grande attenzione i vari articoli, sia di taglio politico, sia di taglio tecnico, che in un breve lasso di tempo hanno evidenziato prima il “nessun taglio alla sanità”  e poi il  “sì, il taglio c'è, ed è di almeno 1,2 mld”. Il rischio che il nostro sistema sanitario pubblico, già in grave difficoltà, possa trovarsi definitivamente “affossato” è molto alto. Inoltre è difficile capire come possano conciliarsi ulteriori tagli con i principi universalistici stabiliti dall'Art. 32 della Costituzione (con grosse difficoltà a recepire il concetto di “universalismo selettivo”). 
Una lettura sociologica dei dati (l'altro pezzo del sapere individuale) inerenti le situazioni demografiche, epidemiologiche e sociali (e socio-economiche) della popolazione, non fa altro che aumentare il livello di preoccupazione, tenuto conto del fatto che l'equazione più domanda e più servizi con minori risorse – ictu oculi - è difficilmente sostenibile.
 
Ulteriori approfondimenti di tipo sociologico possono essere di aiuto per capire se i “tagli lineari” possono essere sostituiti dai “tagli programmati”, tenendo conto delle evoluzioni scientifiche e tecnologiche, della nuova domanda di salute della popolazione, della mutata formazione dei professionisti, delle nuove esigenze di funzionamento del sistema e della assoluta necessità di rivedere i modelli organizzativi e i sistemi di cura, assistenza e riabilitazione.
 
E' indubbio che il “taglio lineare” è molto rapido e molto facile da realizzare (e forse anche facile da giustificare da parte delle regioni dietro un generico “è un indirizzo governativo e noi non possiamo farci nulla ...”)
Il “taglio programmato” è più complesso da realizzare; richiede uno studio “a monte”, un progetto di fattibilità, una condivisione con tutti gli stake-holder interessati, un investimento di risorse che spesso è necessario per anticipare i momenti di riorganizzazione e razionalizzazione, etc. etc..
 
Che fare? Come coniugare risparmi e mantenimento di livelli idonei strutturali e funzionali? Ho provato a ragionare su come si potrebbe ad esempio implementare quanto già previsto dal documento sugli standard ospedalieri predisposto dal Ministero della Salute e da tempo all’attenzione della Conferenza Stato Regioni se si intervenisse sull’attuale dotazione di medici e infermieri. Guardando gli ultimi dati Ocse si evidenzia che, rispetto alla media OCSE, l'Italia ha un eccesso di 1 medico ‰ abitanti (in pratica circa +60.000 medici) e una carenza di 1,5 infermieri ‰ abitanti (in  pratica -90.000 infermieri).
 
E’ possibile ragionare serenamente su come programmare per tempo una diversa proporzione tra queste due fondamentali figure? Penso di sì, con beneficio per le casse dello Stato ma anche per i livelli e la qualità assistenziali. E nell’articolo allegato alla presente ho cercato di spiegare come.
 
Marcello Bozzi
Infermiere. Azienda Ospedaliera Universitaria - Siena

04 dicembre 2013
© Riproduzione riservata

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